Fumata nera per il prezzo del latte in Lombardia. Le parti, rappresentate da Assolatte (Giuseppe Ambrosi) per le industrie e dalle delegazioni regionali di Coldiretti (Nino Andena), Confagricoltura (Francesco Bettoni) e Cia (Mario Lanzi) per gli allevatori, si erano incontrati a Brescia il 19 dicembre, all’indomani delle manifestazioni di protesta davanti ad alcuni importanti stabilimenti di trasformazione del latte. Le industrie del settore si sono arroccate sulla loro proposta di 32 centesimi al litro (0,5 centesimi in più rispetto all’incontro che si era svolto pochi giorni fa), proposta giudicata inaccettabile dagli allevatori, intenzionati a portare a casa un accordo non inferiore a 36 centesimi. La distanza fra le due posizioni è solo apparentemente modesta. Rapportata alla produzione italiana di latte (poco meno di 11 milioni di tonnellate) significa una differenza di oltre 400 milioni di euro, 100 milioni in più di quanto stanziato da Bruxelles per aiutare gli allevatori di tutta Europa. Ma la richiesta degli allevatori ha motivazioni importanti. Sotto i 36 centesimi si produce in perdita, come è già successo per tanti mesi. Ora basta. Anche se in molti sono pronti a scommettere che gli allevatori sarebbero stati disposti a firmare l’accordo anche per soli 34 centesimi al litro.

 

Le motivazioni delle industrie

Ma Assolatte, come detto, si è “congelata” a 32 centesimi. Perché le industrie del settore lamentano a loro volta l’esiguità dei margini, erosi dal costo della materia prima (che con i premi qualità va mediamente oltre i 32 centesimi), dalle spese di trasporto, dai costi di trasformazione, di imballaggio, di marketing, indispensabili per avviare il prodotto sul mercato.   L’incontro si è così concluso con un nulla di fatto, ma la presenza del Prefetto di Brescia, Narcisa Brassesco Pace, che ha svolto il delicato compito di mediazione, ha evitato che l’esito negativo dell’incontro si traducesse in una rottura definitiva della trattativa.

 

Il prossimo round

La partita è solo rimandata e Assolatte e le rappresentanze degli allevatori hanno tempo sino al 29 dicembre, data fissata per il nuovo incontro, per rivedere le loro posizioni e tentare di raggiungere, finalmente, un accordo. Gli allevatori, intanto, hanno sospeso le proteste e gli “assedi” alle industrie lattiero casearie. Pronti però a rimettere in moto i trattori se alla fine non ci sarà un accordo, che vale molto di più dei tre mesi della sua durata. Dal prossimo aprile prende avvio, infatti, la nuova campagna lattiero casearia 2010/2011. La trattativa del nuovo anno potrebbe essere più semplice se ci si arriverà avendo alle spalle un accordo sui tre mesi che la precedono.