No allo stato di crisi per il Parmigiano Reggiano, stretto nella morsa dei costi in aumento e dei prezzi in calo, ma una strategia in tre mosse per ridare smalto al settore, coinvolgendo anche il Grana Padano, altro grande Dop in difficoltà. Il ministro dell'Agricoltura ha scoperto le sue carte a Parma, in occasione dell'incontro con i responsabili dei Consorzi di tutela di questi due formaggi, che coinvolgono il 40% della produzione di latte italiano. E che dunque rappresentano l'ago della bilancia per l'intero comparto lattiero.
I pilastri dell’azione
Il primo pilastro dell'intervento è rappresentato dal ritiro dal mercato di 200mila forme di prodotto, il 3% dell'intera produzione. Divisa in parti uguali fra Parmigiano Reggiano e Grana padano (dunque 100mila forme per ognuno dei due Dop), l'operazione avrà un costo di 50 milioni di euro, che usciranno dalle tasche di Bruxelles e non da quelle di Roma. Merito dei fondi destinati alle azioni di beneficienza indirizzate alle popolazioni indigenti, fondo che per l'Italia è stato recentemente aumentato, grazie alle insistenze dello stesso ministro, da
Si evitano anche (o perlomeno così ci si augura) le possibili contestazioni da parte di Bruxelles per un'operazione che altrimenti potrebbe essere ravvisata come un sostegno dello Stato, in contrasto con le regole di libera concorrenza imposte dalla Ue. E senza nessun aggravio per le sofferenti casse della Repubblica. Niente male.
Il coinvolgimento poi della Gdo (la grande distribuzione organizzata) nelle politiche distributive di questi formaggi rappresenta il secondo pilastro sul quale si articola l'azione di “salvataggio”. Il tavolo di lavoro con
Terzo pilastro un'incisiva campagna di promozione per incentivare il consumo all'estero. “In questo senso – ha annunciato il Ministro – potrà avere un ruolo chiave Buonitalia, la società per la promozione dell’agroalimentare italiano, un vero cavallo di troia per sfondare sui mercati stranieri con interventi coordinati”.
Aiuti all’export, ma a certe condizioni
Questo delle esportazioni è un capitolo delicato. Da tempo se ne parla senza ottenere risultati significativi. Anche gli sforzi che da anni i due Consorzi di tutela fanno in questa direzione hanno sortito risultati modesti. Le cause stanno probabilmente nella esiguità delle risorse economiche messe a disposizione e disponibili. Ma fra le cause vi è anche la difficoltà di coordinare le iniziative da parte dei due Consorzi. E dall'incontro di Parma è arrivato un messaggio chiaro. Gli interventi di sostegno alla promozione sui mercati stranieri sarà possibile solo se i due consorzi saranno in grado di presentarsi con un piano di azione e una strategia coordinata. Se continueranno ognuno a muoversi per conto proprio, come sin ora, niente aiuti. Difficile non essere d'accordo con questa tesi.
Tutti soddisfatti
Soddisfazione per le iniziative decise è stata espressa dal presidente del Parmigiano Reggiano, Giuseppe Alai, secondo il quale è anche necessario procedere celermente con una riorganizzazione dell’intera filiera . Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente del Grana Padano, Cesare Baldrighi, la cui preoccupazione è ora quella di passare rapidamente ai fatti anche per dare un segnale al settore.
Anche l’assessore all’Agricoltura della regione Emilia Romagna, Tiberio Rabboni, ha detto di condividere il piano di azione presentato a Parma, tanto che la stessa Regione si impegnerà a sostenerlo con azioni mirate. Le incomprensioni che avevano innescato nei giorni scorsi alcune polemiche fra Rabboni e Zaia sembrano dunque dimenticate. Meglio così.