La Fve (Federation of Veterinarians of Europe) ha diffuso un comunicato stampa in cui esprime preoccupazione per il controllo della Blue tongue in Europa. In particolare, i veterinari europei guardano con timore alle decisioni con cui il Regno Unito intende proteggere i propri capi, sia bovini che ovi-caprini contro la malattia. 'Il piano britannico', si legge nella nota, 'non garantisce una protezione ottimale contro la Blue tongue, mentre sarebbe opportuno provvedere a limitarne la diffusione'. Walter Winding, presidente austriaco della Fve, aggiunge che 'l'utilizzo di un vaccino autorizzato temporaneamente e senza alcuna forma di farmacovigilanza, comporta chiaramente il rischio di compromettere la salute e il benessere degli animali'.
Nel Regno Unito la vaccinazione contro la lingua blu sarà completamente volontaria e gli allevatori ne sopporteranno gli eventuali costi. Saranno i proprietari dei capi a dover decidere se vaccinare e se vaccinare alcuni tutti i capi. Nel caso in cui scelgano la vaccinazione dovranno rivolgersi ad un veterinario per la prescrizione, acquistare il vaccino e assicurarsi che venga correttamente somministrato. 'In ultima analisi, non si può prevedere la percentuale della popolazione animale che sarà sottoposta a profilassi', sottolinea il comunicato, 'né quando sarà portata a termine la vaccinazione, né se sarà effettuata correttamente'.
'E' del tutto improbabile', ha aggiunto Winding, 'che questo piano porti ad una stima attendibile della copertura vaccinale complessiva,per non dire dei certificati di esportazione'. Se gli allevatori decideranno di non vaccinare, i loro animali correranno il rischio di contrarre la malattia e ulteriori problemi si presenteranno se gli animali ritenuti vaccinati in realtà di ammaleranno: erano veramente vaccinati, il vaccino era stato somministrato correttamente, si sono verificate contro indicazioni? In caso di sospetta reazione avversa non vi sarà modo di accertare l'effettivo collegamento con il vaccino, anche alla luce del fatto che il vaccino in uso non è stato sottoposto alle normali procedure autorizzativee conseguente monitoraggio. 'In contrasto con quanto deciso negli altri Paesi, il Regno Unito', prosegue la Fve, 'ha adottato una strategia non approvata dalla Commissione europea e, così facendo, non può beneficiare dei finanziamenti messi a disposizione dalla Ue'. 'E' probabile', conclude Winding, 'che il Regno Unito abbia voluto risparmiare sui costi, ma questo ha ben poco a che fare con la salute e il benessere animale. Restano intentati gli sforzi per evitare la propagazione della malattia in Scozia e nella Repubblica d'Irlanda. Il Regno Unito continua a tagliare fondi ai Servizi di Sanità Animale, il che va contro la Strategia di sanità animale dell'Europa che mette l'accento sulla prevenzione piuttosto che sulle cure'.