Le pratiche su cui verte la produzione di biogas rientrano pienamente nella cosiddetta economia circolare, quella che trasforma un sottoprodotto del processo produttivo precedente in materia prima per quello successivo. Questa la sintesi fatta da Massimiliano Negra, amministratore delegato di Euro Tsa, il quale ha aperto i lavori dell'incontro tecnico incentrato sul valore del digestato e sui vantaggi ottenibili dall'utilizzo di alcune soluzioni della gamma prodotti della Casa di Fornovo San Giovanni, in provincia di Bergamo.
Moderato da Ivano Valmori, direttore di AgroNotizie, il convegno si è tenuto presso il Parco tecnologico padano di Lodi e ha toccato temi di carattere agronomico, economico e ambientale, grazie agli interventi dei relatori convenuti, inserendo le necessarie informazioni sulla Linea Di-Gest, tre prodotti di Euro Tsa atti a migliorare gli elementi contenuti nel liquame e nel biogas, valorizzando al contempo le caratteristiche agronomiche del terreno e riducendo le perdite per lisciviazione dell'azoto.
La sequenza di interventi è stata aperta da Cristian Curlisi, direttore del Cib, acronimo di Consorzio italiano biogas, di cui Euro Tsa è socia. La funzione del Consorzio è quella di fare divulgazione sulle migliori tecniche e sulle migliori tecnologie disponibili. Ciò implica la collaborazione con le aziende che operano nel settore.
Finalmente esiste un decreto, del 2016, che almeno definisce cos'è il digestato. Magari perfettibile, ma è un punto d'inizio. Valorizzarne gli usi contribuisce ad innalzare la redditività dell'azienda agricola, anche perché la produzione di biogas e di digestato rientra pienamente nelle logiche dell'economia circolare. A oggi, ricorda Curlisi, sarebbero 1.500 gli impianti già realizzati in tal senso.
Da parte sua Guido Bezzi, responsabile tecnico del Cib, ha ricordato come la captazione e l'immobilizzazione nel suolo della CO2 atmosferica sia il primo fattore di mitigazione dell'effetto serra. Non a caso l'Ipcc, ovvero l'Intergovernamental panel for climate changes, ritiene che il sequestro del carbonio dall'atmosfera valga circa l'89% del totale dei processi di mitigazione del fenomeno. In tale ottica il digestato contribuisce a restituire al terreno sostanza organica, immobilizzando il carbonio nel suolo.
Il sistema funziona grazie all'integrazione di reflui aziendali con gli scarti dell'agroindustria. Inoltre, il cosiddetto "sequential cropping" permette di avere il terreno sempre coperto da qualche coltivazione, sia essa primaria oppure cover crop.
In circa sei anni nelle aziende arricchite con digestati si sono osservati incrementi di sostanza organica intorno all'1,3-1,5%. Il momento ideale per immettere il digestato nel suolo è quello in prossimità ai maggiori fabbisogni nutrizionali delle colture, possibilmente ricorrendo ad attrezzature che rispettino le regole delle minime lavorazioni.
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A ricordare i benefici economici derivanti da tali processi è stato Fabrizio Adani, docente dell'Università di Milano. Dall'Europa giungerebbero infatti circa 600 milioni di euro all'anno sotto forma di sussidi, il tutto per una durata di quindici anni. Sono quindi circa 7 miliardi che lo Stato ha deciso di investire nell'agricoltura lombarda. Inoltre, usando il digestato in modo virtuoso si possono recuperare in chiave produttiva circa 200mila ettari di aree vulnerabili che attualmente hanno invece limiti di coltivazione.
I digestati possono infatti divenire una risposta ai problemi di NH3 e NOx in atmosfera, a maggior ragione pensando alla crescita globale demografica.
Anche gli aspetti nutrizionali gravano poi sull'economia delle attività agricole: il fosforo, per esempio, è per lo più di origine marocchina ed è impossibile considerarlo un elemento infinito. I costi possono quindi solo che aumentare.
Il digestato è invece un fertilizzante rinnovabile, capace di ridurre l'impatto odorigeno dei reflui zootecnici e di ridurre le popolazioni di patogeni, mito quindi da sfatare fra gli argomenti utilizzati dai detrattori dei digestori.
Infine, di tale maggiore sostenibilità ambientale possono beneficiare anche le filiere di qualità italiane, le quali potrebbero aggiungere anche gli aspetti ambientali fra i plus della sostenibilità dell'agricoltura italiana.
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A condividere le caratteristiche tecniche della proposta Euro Tsa è stato Marco Betti, responsabile tecnico della Società, a partire da Azofix Plus, prodotto basato sull'ammonio tiosolfato aggiunto di una componente organica lavorata. Ciò ha permesso di ridurre le perdite di azoto lavorando sui batteri Nitrosomonas e Nitrosobacter. Il prodotto aiuta infatti a legare meglio l'azoto ai colloidi del terreno.
Può essere utilizzato a dosaggi fra i 60 e i 100 kg/ha, in funzione della quantità di liquame e del contenuto di azoto del digestato. Tra il 15 e il 30% l'aumento dell'efficienza dei processi dovuti all'adozione di Azofix Plus, il quale può essere aggiunto tramite appositi kit da installare su carribotte e semoventi per la distribuzione per il digestato.
Da prove triennali svolte in Austria con 90 kg/ha di Azofix Plus applicato alla terza foglia del mais è emerso un forte aumento di produzione su mais ceroso, il quale ha raggiunto produzioni fino a 550 q/ha.
N.Digest DCD è invece un prodotto a base di diciandiammide. Soluzione limpida e incolore, presenta una totale solubilità in acqua, digestato e liquame. Potente inibitore della nitrificazione fino a 8-12 settimane, è inserito dalla Ue fra gli inibitori della nitrificazione ed è l'unico ad agire anche sull'azoto in forma ammoniacale e non solo ureico.
N.Digest DCD si adopera dai 7 ai 48 litri per ettaro in funzione dei carichi di digestato/liquame. Da prove italiane su digestato bovino, applicandolo su mais a 5-7 foglie, le rese sono aumentate di circa 6-7 q/ha rispetto al non trattato.
Infine Litofluid, amendante a base di carbonato di calcio. Il prodotto migliora la struttura del terreno e lo rende più soffice e drenante, correggendo anche il pH in caso sia troppo basso.
Litofluid previene quindi i processi di desertificazione ed erosione del suolo. Una calce liquida è infatti molto più efficace nell'innalzare il pH del terreno e a mantenerlo poi adeguato alle esigenze delle colture. Il pH 7 è da auspicare perché si massimizzano le disponibilità degli elementi nutrizionali. A tutto vantaggio della flessibilità tecnica e commerciale dell'offerta di Euro Tsa, di Litofluid possono essere realizzati titoli su misura a seconda delle richieste. Idealmente va impiegato in presemina, ma anche su colture in essere.
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Fonte: Agronotizie