Le strategie innovative, efficaci e sostenibili nell'uso del rame e nel controllo di lepidotteri dannosi. Questi i temi al centro del convegno "Focus vite: nuove tecniche di gestione sostenibile del vigneto", curato dalle Donne della Vite e organizzato da Image Line nell'ambito di Enovitis in campo, la due giorni di prove di macchine in vigneto di Unione italiana vini, presso la Tenuta Trerose di Montepulciano.

"Sulla difesa si gioca molta parte della sostenibilità della gestione del vigneto, che pretende un aggiornamento continuo" ha sottolineato in apertura Valeria Fasoli, presidente delle Donne della Vite. "Per questo abbiamo scelto due argomenti importanti e attuali e coinvolto per trattarli due bravi e attenti ricercatori, nonché nostri soci e sostenitori, Ilaria Pertot e Bruno Bagnoli, capaci di trasmettere le acquisizioni scientifiche agli operatori. Un passaggio questo che rappresenta una delle azioni dell'associazione finalizzata alla diffusione di una viticoltura etica e sostenibile".

È possibile difendere il vigneto con meno rame? Il Reg. 1981/2018 autorizza esclusivamente gli impieghi che comportano un'applicazione totale non superiore a 28 chilogrammi di rame per ettaro nell'arco di sette anni, per una media di 4 kg/ha all'anno.

"Si tratta di una sfida da raccogliere - ha affermato Ilaria Pertot, direttrice del Centro agricoltura alimenti ambiente dell'Università di Trento-Fondazione Mach e professore ordinario di Patologia vegetale - guardando a ciò che si potrà fare domani e dopodomani alla luce di prodotti nuovi come i fosfonati che danno un ampio spazio di manovra. Oggi lo standard dei formulati a base di rame è elevato e anche la loro efficacia è alta e comparabile. Ciò che conta è la concentrazione di ioni rame nella soluzione per unità di superficie fogliare. È possibile scendere anche a 300 g/ha (30-70 g/hL) in fasi di basso rischio e previsione di piogge limitate, ma bisogna essere bravi, e un aiuto viene anche dai modelli previsionali. Le alternative al rame disponibili, come gli induttori di resistenza, molecole di origine naturale e microorganismi, hanno per il momento limiti di efficacia, dilavamento e persistenza".

"Per il prossimo futuro - ha continuato Ilaria Pertot - ci sono nuovi prodotti in via di registrazione e si sta lavorando sulle strategie con ultra bassi dosaggi di rame accoppiate a modelli previsionali e migliori previsioni meteo locali, su metodi applicativi alternativi (es. soprachioma a bassa pressione) per prodotti biologici/sostanze di base a bassa persistenza. Nel lungo periodo potremo contare grazie al miglioramento genetico su varietà resistenti e su 'molecole biotech' capaci di impedire e/o bloccare le infezioni".
 

L'innovazione digitale e l'uso di software per monitorare costantemente il vigneto sono strumenti molto utili per fare una gestione sempre più smart.

"Analisi della chioma, distribuzione a rateo variabile dei mezzi tecnici e monitoraggio delle avversità sono alcuni esempi dell'impiego del digitale in viticoltura" ha affermato Cristiano Spadoni di Image Line.
"Oggi agronomi e produttori possono già gestire il vigneto in modo più sostenibile rispetto a ieri grazie a piattaforme informatiche, come QdC® - Quaderno di Campagna®, che consentono di ottimizzare gli input e valorizzare la qualità delle uve, garantendo la tracciabilità di tutte le operazioni colturali necessarie per ottenere un prodotto sano e sicuro da conferire in cantina. I software non si sostituiscono al lavoro di consulenti o agricoltori, ma lo supportano grazie all'aggiornamento costante delle banche dati che Image Line ha realizzato in 31 anni di attività nel campo dell'agricoltura digitale. QdC® integra tutte queste banche dati e consente di effettuare in automatico oltre cinquanta controlli su dosi, spettri d'azione, disciplinari di produzione integrata, monitoraggi, a tutela della sostenibilità delle coltivazioni".

Dal rame agli insetticidi, o meglio a ciò che va fatto sempre prima di ricorrervi. "Le specie potenzialmente dannose sono alla fine relativamente poche" ha detto Bruno Bagnoli del Dibaf, Università della Tuscia, in apertura della sua relazione: un ampio excursus sui principali lepidotteri associati alla vite in Italia con numerose foto.
"Prima di tutto è da sempre necessario saper inquadrare i sintomi, determinare le specie, conoscerne la biologia e poi valutarne e prevederne la dinamica di popolazione per decidere oculatamente le misure di controllo integrato sulla base delle specifiche soglie di tolleranza e/o della conoscenza del territorio. In alcuni casi, in una logica di possibile intervento mirato e localizzato, non va esclusa neppure la raccolta manuale delle larve pesantemente dannose a gemme e germogli. Come pure è necessario saper ben utilizzare mezzi fitoiatrici e metodi quali il Bacillus thuringiensis e la confusione sessuale. La difesa del vigneto dagli insetti fitofagi dannosi, non solo dai lepidotteri, dovrà, come già accade per quella trentina, essere gestita a livello comprensoriale e conseguentemente assumere la fisionomia di 'Areawide pest management' per convergere e coniugarsi con la 'viticoltura di precisione'".

"Fondamentale è adeguare la formazione culturale degli operatori al progresso tecnologico. Diversamente è difficile progredire: la tecnologia è per l'uomo e non viceversa. Bisogna conoscerla per governarla. La parola 'smart' è divenuta un logo accattivante per ogni cosa, ma per andare verso una viticoltura davvero più rispondente alle sue molteplici esigenze, occorre che ai concetti di scaltrezza, dinamismo, efficienza siano abbinati quelli di buon senso, riflessione, saggezza. Tutti elementi con cui gestire il vigneto, difesa compresa, e fare una viticoltura di precisione, sostenibile e di terroir".

Visita questa pagina per scaricare le relazioni del convegno.

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