In effetti la moderna "scienza" della comunicazione ci porta spesso a guardare il dito, quindi un particolare piuttosto che l'insieme.
Per muovere l'attenzione di menti abbovate è necessario dare delle notizie che producano una scossa al lettore: è la cosidetta notizia "che buca".
Nel caso dell'agricoltura a scuotere l'attenzione dei lettori sono le notizie che riguardano la loro salute.
Come, ad esempio, la montagna di notizie (spesso senza alcun fondamento) che compulsivamente viene propinata riguardo i residui di agrofarmaci. Quando invece i problemi possono risiedere da qualche altra parte.
Abbiamo per esempio letto recentemente una bella analisi dell'Osservatorio europeo sulle violazioni della proprietà intellettuale (Eoiipr) e un capitolo intero riguarda gli agrofarmaci.
I dati riportati sono drammatici: una montagna di prodotti diversamente contraffatti viene annualmente riversata sul mercato europeo. Si parla di un giro di affari illegale di 1,3 miliardi di euro. Il caso era già stato sollevato dal giornalista investigativo (serio) Remy Barroux sul quotidiano francese Le Monde nel 2015.
Nella indagine si denunciava un immenso traffico illegale di agrofarmaci contraffatti con la Cina e Barroux è arrivato (agevolmente) a comprare Carbendazim (principio attivo vietato nella Ue) a Figueras in Spagna. La EuroPol ha reso noto che nel 2017 ha sequestrato 122 tonnellate di agrofarmaci contraffatti, in gran parte prodotti in Cina.
E' ovvio che una sostanza senza alcun tipo di certificazione può produrre gravi danni all'uomo e all'ambiente. Come i vecchi agricoltori, noi preferiamo guardare alla luna.