Infatti è stato il primo principio attivo a essere di fatto considerato “candidato alla sostituzione” diversi anni prima che questo termine entrasse nel nostro vocabolario, riducendo la durata della sua prima approvazione europea a 7 anni in luogo dei consueti 10. La sensibilità dei paesi membri verso il rame è differente, e la Commissione europea ha lasciato alle autorità nazionali decidere quali fossero i livelli massimi da rispettare in funzione delle differenti situazioni locali.
Il 17 febbraio il ministero della Salute ha pubblicato sul proprio portale un elaborato stilato dagli esaminatori della sostanza attiva con cui descrivono l'approccio adottato nella valutazione del rischio ambientale e dal quale si evincono le possibili future limitazioni d'uso dei prodotti fitosanitari rameici. Proviamo a tradurre (il documento è in inglese) e a spiegare.
Suolo. Alle dosi proposte dai notificanti, che prevedono l'apporto di 8 kg di rame/ha/anno, l'accumulo del metallo nel suolo dopo 20 anni di utilizzo raggiungerà livelli di 200-272 mg/kg (concentrazione nei primi 5 cm di profondità), tenendo conto di un fondo (“background”) di 32 mg/kg naturalmente presenti e provenienti da altre attività antropiche e non. Confrontando queste quantità con la tossicità nei confronti dei lombrichi, i valutatori propongono una Rac (regulatory acceptable concentration) di 4 kg di rame/ha/anno, valore che dimezza la quantità inizialmente proposta dalla Task Force Rame. Abbiamo trovato il nuovo dosaggio massimo del rame, che è esattamente la voce che aveva iniziato a circolare sin da quando il rame era stato approvato nella Ue? Forse: molto dipenderà dai risultati dei monitoraggi ambientali disponibili, in corso e futuri, che dovranno permettere la stesura di una mappa delle zone più a rischio (un esempio per tutti: i vigneti). Molto dipenderà anche da come i notificanti riusciranno a “raffinare” ulteriormente questa valutazione, condotta come sempre seguendo il cosiddetto criterio, ormai noto a tutti, del “worst case”.
Acque superficiali: zone di rispetto e ugelli antideriva
I valutatori in questo caso hanno dimostrato una buona dose di sano pragmatismo, riuscendo a trovare la “quadra” tra l'arcigna posizione dell'Efsa (scommettiamo che non siete per nulla sorpresi), che aveva definito impossibile da utilizzare la modellistica proposta perché non validata, e i notificanti, che in effetti avevano utilizzato quanto di meglio disponibile per l'analisi del comportamento ambientale delle sostanze inorganiche, con l'unico difetto che l'unica applicazione valutata dall'agenzia con sede a Parma fosse stata in ambito zootecnico. Lasciando agli appassionati l'analisi dei dettagli, l'analisi del valutatore ha identificato degli usi sicuri solo adottando zone di rispetto di 10-20 metri e ugelli antideriva in grado di ridurre il fenomeno del 50-90%.
Api
Evento più unico che raro, i valutatori concordano sulla sicurezza dei rameici nei confronti delle api, forti anche del “peso dell'evidenza” di decine di anni di utilizzo di questi prodotti senza significative segnalazioni di problemi per i pronubi.
Mammiferi e uccelli
Spina nel fianco della maggior parte dei prodotti fitosanitari chimici, la valutazione del rischio per mammiferi e uccelli è stata effettuata analizzando studi approfonditi presentati come dati confermativi, e ha evidenziato un dosaggio da non oltrepassare di 4,5 kg di rame/ha/anno.
Monitoraggio per le acque di falda
Non essendo disponibile una modellistica affidabile, i valutatori hanno chiesto ai notificanti di fornire dati di monitoraggio da presentare nei prossimi mesi.
Conclusione
Ma in sintesi, quando cominceremo a vedere le prime etichette dei rameici con le nuove misure di mitigazione del rischio? Per i prodotti attualmente in ri-registrazione, se verrà mantenuta l'attuale tempistica dovremo aspettare almeno un altro anno o due.
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Fonte: Agronotizie