Quando si dibatte di agrofarmaci capita spesso di vedersi sbattere in faccia articoli, documenti e “scottanti denunce” che dovrebbero chiudere ogni discussione. Peccato che il più delle volte, controllando bene le fonti, ci si renda conto che nessuna discussione potrà essere mai chiusa davvero finché continuerà a proliferare il pestilenziale vizio di prendere fischi per fiaschi e di fare citazioni farlocche.
Ultima della serie, la notizia su Today.it del bando del clorpirifos da parte dell’Olanda. Un articolo alquanto accalorato dal titolo "Pesticida bandito in Olanda e consigliato per le mele in Val di Non". Nel pezzo si stressa molto il concetto secondo il quale se in un Paese si proibisce qualcosa non si vede perché quella stessa cosa debba essere lecita in Italia. Già su questo punto vi sarebbe molto da discutere, perché gli agrofarmaci non sono registrati in tutto il Mondo e molti di essi vengono usati in qualche Paese e in altri no semplicemente perché in alcuni di essi sono strategici e servono, in altri molto meno. Quindi ce ne si può privare con molta serenità. Per fare un esempio, se un ipotetico prodotto per il cotone venisse bandito in Italia, poco ce ne calerebbe, visto che praticamente non coltiviamo cotone, quindi potremmo permetterci di fare i severi senza creare problemi al comparto produttivo agricolo. Se la stessa cosa venisse fatta in India o in altri Paesi ove il cotone è invece strategico, la musica cambierebbe di molto. Non a caso, citando ora un caso reale, la Danimarca ha messo fuori dalla porta il rame. A Copenaghen, infatti, il rame non serviva ad altro se non per coltivare patate, specialmente bio. Facendo ciò, chi produceva patate bio si è magari trovato in braghe di tela e quindi la Danimarca se le dovrà importare dall’estero. Chi si è visto si è visto. Considerando le dinamiche agricole danesi, sui loro bilanci commerciali vi è da credere che la perdita delle patate bio locali influirà ben poco. Provate invece a fare la medesima proposta in Italia o in Francia, ove sul rame si basa non solo tutta la viticoltura di maggior pregio, ma anche il florido e redditizio comparto del Biologico, e poi vedete l’effetto che fa…
 
Stabilito quindi che reclamare un bando in Italia, solo perché un altro paese ha deciso così, non sempre ha il senso che si pensi abbia, che almeno si citasse la molecola giusta. Nell’articolo succitato di parla infatti di clorpirifos, un insetticida, quando invece la molecola ad essere stata bandita in Olanda è glifosate, un erbicida.
Un lapsus? Mica tanto, perché perfino l’immagine riportata in apertura del pezzo ritrae una confezione di RoundUp, ovvero il glifosate per eccellenza. Ma a parte lo svarione di confondere un insetticida con un erbicida, il pezzo trascura poi un particolare non da poco. Il bando non riguarda i formulati per uso agricolo, bensì solo quelli per usi privati di tipo civile (Leggi l’articolo su Morasta.it). In altre parole, la decisione olandese riguarda solo i prodotti a base di glifosate che anche molti Italiani hanno nel loro armadio da giardinaggio o che vengono impiegati per diserbare le ferrovie.
Pur sorvolando su roboanti espressioni tipo “L’Olanda si schiera contro Monsanto”, più consone forse alle  battaglie di Risiko, una cosa resta quindi certa: non è un bando per gli usi agricoli, né tanto meno riguarda clorpirifos.
 
Chissà però quanti avranno già condiviso il link all’articolo di Today.it. E chissà quanti lo avranno commentato sparando ogni tipo di stupidaggine in merito. Infine, chissà quanti continueranno negli anni a citare queste “notizie” come prove schiaccianti da utilizzare nelle discussioni. Specialmente su web, ove l’utente medio di solito non va oltre la lettura di titolo e sommario salvo poi precipitarsi a commentare compulsivamente contro le multinazionali e la stampa serva del potere che non diffonde tali informazioni…
 
La strada da percorrere per una corretta informazione sul Mondo degli agrofarmaci pare ancora molto lunga.