In Asia si potrebbe ridurre l’alto livello di arsenico contenuto nel riso adottando migliori pratiche d’irrigazione, afferma la Fao in un nuovo studio sull’argomento pubblicato in questi giorni (Remediation of Arsenic for Agriculture Sustainability, Food Security and Health in Bangladesh). Studi hanno mostrato che alte concentrazioni di arsenico nel suolo e nelle acque irrigue spesso si trasferiscono per intero nelle colture, con grave rischio per la salute umana. Attualmente sono 12 i paesi asiatici che hanno denunciato la presenza di livelli alti di arsenico nelle loro falde acquifere. “Il problema dell’alta concentrazione di arsenico nelle colture, in particolare riso, va affrontato con urgenza con la promozione di migliori pratiche irrigue ed agricole, che potrebbero far ridurre notevolmente la contaminazione da arsenico”, ha affermato Sasha Koo-Oshima, esperto Fao di qualità delle acque ed ambiente. “Il riso contaminato rappresenta un grande rischio per la salute umana se consumato insieme ad acqua da bere contenente arsenico. La diffusa aggiunta di arsenico ai terreni, come nel caso del Bangladesh, sta deteriorando la qualità del suolo e provocando la tossicità del riso. La contaminazione da arsenico rappresenta contemporaneamente una grave minaccia per la produzione agricola, per la sicurezza alimentare e per la qualità del cibo”, ha poi fatto notare. L’arsenico entra nella catena alimentare principalmente attraverso l’assorbimento dell’acqua d’irrigazione contaminata da parte delle colture. In tutta l’Asia, negli ultimi tre decenni, sono stati trivellati milioni di pozzi tubolari poco profondi che captano acqua da falde acquifere di superficie contaminate.