Nel settore orticolo, sia in pieno campo che in serra, l'utilizzo della pacciamatura ha diversi vantaggi agronomici perché consente un maggiore controllo delle erbe infestanti, una minore perdita di acqua per evaporazione, un minore compattamento del terreno con una migliore crescita radicale e anche una maggiore pulizia del prodotto raccolto.

Leggi anche La pacciamatura: una calda (o fredda) coperta

Per soddisfare le esigenze degli orticoltori sul mercato sono disponibili diversi materiali. Quelli più diffusi sono i teli pacciamanti in plastica a bassa intensità, ma è disponibile anche pacciamatura di origine vegetale (torba, compost, corteccia, trucioli di legno). Conoscere le differenze fra questi materiali consente al produttore di scegliere il prodotto più idoneo ed ottenere risultati soddisfacenti nel ciclo di coltivazione.

 

I teli in plastica solitamente sono di colore nero, grigio oppure trasparente. Garantiscono inoltre una maggiore durata nel tempo di utilizzo rispetto a quelli di altra origine, una messa in posa in campo completamente meccanizzabile e costi contenuti. Di contro però la plastica tradizionale ha un enorme impatto ambientale, il suo sproporzionato uso in agricoltura ha un effetto negativo sulla fauna e sulla flora terricola con una preoccupante contaminazione da metalli pesanti.

 

La crescente sensibilità verso queste tematiche ha aiutato ad amplificare il settore di teli plastici alternativi biodegradabili e/o compostabili, ottenuti da fonti rinnovabili e perciò a basso impatto ambientale che si differenziano per il loro grado di decomposizione nel terreno.

 

Teli biodegradabili: una pacciamatura con una marcia in più

I teli biodegradabili offrono le stesse performance agronomiche del classico telo di plastica, possono essere posati e perforati meccanicamente durante il trapianto in pieno campo abbassando così i costi di esercizio e diminuendo il compattamento del suolo e possono essere usati anche in coltivazione protetta. In genere sono più sottili con uno spessore di 12-20 micron che potrebbe renderli meno duraturi nel tempo rispetto alla plastica in polietilene. Vengono venduti in rotoli di diversa lunghezza e larghezza a seconda delle necessità.

 

Sono costituiti da polimeri e poliesteri naturali che li rendono di base idonei ad essere incorporati nel suolo. I polimeri e poliesteri complessi, infatti, una volta integrati nel terreno vengono scomposti in elementi più semplici (acqua, anidride carbonica e biomassa) per mezzo dell'attività microbica naturalmente presente. L'orticoltore avrebbe perciò la possibilità di riciclarli in appositi ambienti e in determinate condizioni, come ad esempio produrre compost direttamente in azienda unendoli ad altri rifiuti vegetali.

 

È bene sottolineare che la biodegradabilità di un materiale dipende dalle caratteristiche fisiche e chimiche del polimero che lo costituisce. Non è quindi scontato che un telo si degradi in tutti i contesti ambientali: ecco perché è fondamentale prima informarsi tramite aziende e tecnici specializzati sul tempo di decomposizione negli specifici ambienti di smaltimento.

 

Effetti sul terreno

Abbiamo detto che l'ambiente di smaltimento gioca un ruolo centrale nel deterioramento del telo. Diverse sono le ricerche svolte per valutare i cambiamenti biotici, abiotici e i livelli di tossicità di un terreno con teli plastici e biodegradabili.

 

Uno studio, per esempio, ha osservato dopo sei mesi con la plastica tradizionale un abbassamento del pH, della respirazione e della deidrogenasi ed un aumento delle concentrazioni di carbonio e di tossicità. Mentre con la plastica biodegradabile, nello stesso periodo di tempo, c'è stata una riduzione della deidrogenasi e un aumento della concentrazione di carbonio organico, con un miglioramento complessivo dello stato del terreno preso in esame.
Le prove hanno evidenziato come le caratteristiche edafiche siano cambiate nell'arco di tempo in relazione non tanto dal tipo di materiale (biodegradabile e non) quanto dal tempo di esposizione della plastica, con però differenze significative nelle proprietà del terreno fra i materiali utilizzati.

 

Un altro studio invece ha esaminato gli effetti sui lombrichi (Eisenia fetida) in quanto bio indicatori sulla salute di un terreno e minacciati dalla presenza di microplastiche negli ambienti di coltivazione. Le prove hanno fatto emergere che le popolazioni di lombrichi a contatto con i residui dei teli biodegradabili non hanno subito effetti negativi, ma parecchie sono ancora le variabili da studiare a riguardo.

 

I residui macroscopici e microscopici della plastica in polietilene creano un rischio sia per l'ambiente che per la salute dell'uomo (Foto di archivio)

I residui macroscopici e microscopici della plastica in polietilene creano un rischio sia per l'ambiente che per la salute dell'uomo (Foto di archivio)

(Fonte: AgroNotizie®)

 

In generale confrontando la plastica tradizionale con quella biodegradabile quindi si è osservato che dopo un prolungato periodo di tempo le proprietà edafiche cambino.

 

Come possiamo vedere non può essere applicato un unico studio per tutti i diversi ecosistemi e suoli presenti, ma vanno fatte delle valutazioni caso per caso.

 

Film pacciamanti di nuova generazione

Recentemente sono stati introdotti i teli pacciamanti con plastiche "bio based", cioè costituite da carbonio organico originario da fonti rinnovabili (non di origine fossile) come scarti agricoli, fonti vegetali e animali, microrganismi e materiali marini.

 

Anche in questo caso lo stato di biodegradabilità del materiale dipende dalle caratteristiche fisiche e chimiche del polimero e dall'ambiente di smaltimento. Questo perché non è scontato che tutti i teli biodegradabili siano anche "bio based", come non tutti i pacciamanti "bio based" sono necessariamente biodegradabili o compostabili.

 

Etichette chiare e corsi di formazione potrebbero essere utili ad evitare confusione fra gli operatori incentivando un corretto smaltimento e un'economia circolare.

 

Altri teli di nuova generazione sono i pacciamanti biodegradabili fotoselettivi o riflettenti. Questa tecnologia unisce in un unico materiale diversi vantaggi quale un efficace controllo delle infestanti, lo smaltimento ecologico del telo e un aumento dell'attività fotosintetica della pianta con probabile aumento della resa com'è stato riscontrato in alcune cultivar di pomodoro come il San Marzano.

 

Essendo questo un settore in fase di ampliamento la ricerca e lo sviluppo di nuovi e performanti materiali alternativi è ancora aperta.

Leggi anche Reti ombreggianti: ad ogni frutto l'ombra giusta

Biodegradabili o non biodegradabili?

La scelta fra un telo plastico e un telo biodegradabile dipende sicuramente dall'esigenza dell'orticoltore e da una ponderata analisi dei costi e dei benefici aziendali.

 

Per poter abbassare l'impatto ambientale, avvicinandosi sempre di più a un'economia circolare e nel frattempo sfruttando diversi vantaggi in un'unica tecnologia il telo pacciamante biodegradabile può essere la scelta migliore. In questo caso è bene però considerare il costo, la durata e il tipo di ambiente di smaltimento più idoneo.

 

Se invece si predilige un materiale più duraturo ed eventualmente più spesso, meno costoso e utilizzabile anche in frutticoltura allora il tradizionale telo plastico è l'ideale. In questo caso bisogna valutare sia il costo di smaltimento sia il costo ambientale per via dei residui plastici che possono rimanere in campo.

 

Riferimenti bibliografici consigliati

Santini G, Acconcia S, Napoletano M, Memoli V, Santorufo L, Maisto G. Un-biodegradable and biodegradable plastic sheets modify the soil properties after six months since their applications. Environ Pollut. 2022 Sep 1;308:119608. doi: 10.1016/j.envpol.2022.119608. Epub 2022 Jun 10. PMID: 35697139.

Rodríguez, T.; Represas, D.; Carral, E.V. Ecotoxicity of Single-Use Plastics to Earthworms. Environments 2023, 10, 41.

 

Questo articolo è stato modificato in data 19 marzo 2024 nella parte riguardate l'unità di misura dei teli che è micron e non micromoli