"E' tempo di organizzare la prossima campagna agricola e avvertiamo tutta la difficoltà di immaginare lo scenario futuro del mercato. Se il 2007 è stato caratterizzato da una forte impennata dei prezzi, rispetto al 2005, di tutti i cereali con incrementi del 72% per il mais, del 97% per il grano tenero e del 158% per il grano duro, il 2008 si sta distinguendo, per il sensibile abbassamento dei prezzi dei cereali mentre il trend dei costi di produzione resta elevato".

Questo il messaggio che il direttore di Fedagri-Confcooperative, Fabiola Di Loreto ha lanciato nel corso dell'assemblea del settore agricolo e servizi della federazione che si è tenuta il 14 ottobre 2008 a Ferrara, col titolo 'Mercato dei cereali: difficoltà e contraddizioni'

La congiuntura internazionale è stata caratterizzata, nelle precedenti campagne, da una fortissima variabilità sul fronte del mercato dei prodotti e dalla forte impennata dei costi di produzione: per quanto riguarda i cereali, in particolare, lo scorso anno si è assistito ad una vera e propria esplosione dei prezzi. 

Le ragioni sarebbero riconducibili, da un lato, a fattori strutturali quali l'aumento della domanda alimentare, di quella derivante dai biocarburanti e un'offerta inadeguata sul piano della produttività; dall'altro lato, a fattori congiunturali quali la scarsità dei raccolti 2006 e 2007 e, non ultimi, i fenomeni speculativi.

"Il nodo degli aumenti dei costi di produzione è uno dei fattori di criticità per l'intero settore – ha detto il presidente del settore agricolo e servizi di Fedagri, Giovanni Rizzo - secondo le ultime rilevazioni Ismea rispetto al 2007 le sementi sono aumentate del 3,5%, i concimi del 56,1%, gli agrofarmaci del 3,38%, i prodotti energetici del 12,62%, i mangimi del 5,52% per un totale aumento dei costi del 9,57%"

Con i dati del raccolto 2008 che si presenta foriero di buoni risultati quantitativi, si assiste, per contro, ad una significativa tendenza al ribasso dei prezzi, che contribuisce ad accentuare la situazione di volatilità del mercato e rende molto difficile la programmazione della prossima campagna agraria 2008/2009. 

Difficoltà e contraddizioni per un comparto fortemente legato alle dinamiche del mercato e delle politiche a livello mondiale, dove entrano in gioco, "oltre agli andamenti produttivi – ha aggiunto Rizzo – anche il rapporto euro/dollaro, il prezzo del petrolio, le scelte politiche sulle energie rinnovabili e sull'utilizzo degli Ogm nell'alimentazione umana".

"Questi elementi sollecitano una 'politica' per il settore – ha spiegato il direttore Di Loreto – poiché lungo la filiera il comparto produttivo agricolo si trova a svolgere spesso un ruolo poco incisivo sul piano delle strategie rispetto ad altri settori economici, concorrenti o contrapposti, con la naturale conseguenza che ciascuna delle componenti si ritaglia il proprio margine, in relazione alle proprie esigenze e che il mondo produttivo primario deve accontentarsi del meno. 'Politica' del settore significa, quindi, affrontare, in modo organico e integrato i fattori all'interno dell'insieme dei comparti produttivi ed economici dalle produzioni ai consumi". 

Altra azione da avviare concretamente, secondo il presidente del settore Rizzo, è il "processo della nascita, del decollo e del funzionamento delle Organizzazioni dei Produttori, l'unico strumento davvero in mano ai produttori agricoli".

E' dunque urgente la riflessione sulla filiera, sulle sue dinamiche e sulle sue prospettive, per una programmazione del settore che è strategico anche per il futuro delle filiere di molti prodotti tipici italiani: i  formaggi, i salumi, la pasta. 

"Il mondo produttivo agricolo deve avere la possibilità di proporsi con maggiore forza e capacità di incidere su tutto il versante dell'utilizzo delle materie prime da parte del settore dei prodotti finiti – ha concluso Rizzo. E' un passaggio fondamentale per realizzare una effettiva trasparenza del mercato ma è anche un approccio strategico per governare il settore anche in funzione delle evoluzioni della Politica Agricola Comune dopo il 2013, dove il rischio delle congiunture di mercato per il made in Italy sarà ancora maggiore".