Vedo, prevedo, stravedo. Le cassandre non mancano mai. Se qualcuno aveva previsto la pandemia e qualcun altro il vertiginoso aumento delle materie prime negli ultimi tempi tutti, i principali giornali economici mondiali hanno vaticinato la "tempesta perfetta" per quanto riguarda il traffico delle merci. Ovvero il collasso totale della catena di fornitura globale, basata principalmente sul trasporto navale.

Già qualche cosa si poteva intuire dopo che il naufragio di una nave sul canale di Suez, lo scorso marzo, ha causato un vero e proprio disastro nell'economia mondiale. Per effetto di crisi pandemica, emergenza climatica e di pericolosi squilibri nel quadro commerciale globale, oggi il prezzo per un container da 40 piedi dall'Asia al Nord Europa è più che quadruplicato, passando da 2mila a 9mila dollari Usa, mentre la domanda globale per i trasporti è aumentata dell'800% (fonti: Financial Times e Drewry World Container Index - Bloomberg).

La crisi pare che parta dall'area asiatica. La Cina meglio detta "la fabbrica del mondo" è in rapida ripresa, ma gli equilibri nel frattempo sono cambiati. Vedremo allora arrivare con il contagocce un ricambio e magari i bambini europei rischieranno di rimanere senza giocattoli per il prossimo Natale. La globalizzazione ha iniziato a mostrare tutte le sue fragilità. Il risultato potrebbe essere che molte produzioni (anche agricole) saranno riportate a Occidente; sta già succedendo. 

Forse tornerà allora conveniente fabbricare i giocattoli in Europa, forse si tornerà a coltivare fonti proteiche (come erba medica o soia), forse sembrerà più prudente poter contare sulle proprie risorse di lavoro. Forse.