Largo ai giovani

In qualche caso l'opportunità è venuta dalla “banca delle terre”, con la possibilità di acquistare terreni agricoli a condizioni agevolate.
E’ così che alcuni giovani hanno potuto realizzare il disegno di tornare all’agricoltura, una tendenza in costante crescita, come testimonia il servizio pubblicato il 16 novembre da “Il Messaggero”.
Numerose e interessanti le esperienze raccontate nell’articolo, che si sofferma anche sull’aumento degli iscritti alle facoltà di Agraria, cosa che ha portato a migliorare in misura importante il livello di scolarizzazione nelle campagne.
Il 16% dei giovani capi di azienda ha infatti una laurea e il 51% ha conseguito un diploma e la scelta del lavoro agricolo non è un ripiego ma una scelta.
Un ulteriore incentivo alla presenza dei giovani in agricoltura può venire dalle agevolazioni connesse all’emergenza sanitaria, come l’esonero contributivo per i giovani coltivatori.
L’esplodere della pandemia, si legge ancora, ha spinto i giovani a dare vita a fattorie sociali e agri-nidi. Formule innovative che coniugano agricoltura e aspetti sociali e che hanno il loro punto di forza nella presenza di giovani.
 

Il Po in secca

Sembra di essere tornati al 2005, quando la siccità aveva messo sui livelli di guardia la portata di acqua del Po.
Non piove da tempo e le scarse piogge degli ultimi giorni, nell’Italia settentrionale, non hanno cambiato la situazione, che si fa preoccupante, in particolare per l’agroalimentare e per la zootecnia.
A lanciare il grido di allarme è Chiara Pozzati che firma l’articolo pubblicato il 17 novembre su “Il Resto del Carlino”.
Le due piene di ottobre, si legge ancora, non sono state sufficienti a placare la “fame” di acqua e le previsioni meteo per le prossime settimane non lasciano ben sperare in una svolta a breve. Preoccupazioni condivise dalla Autorità distrettuale del Fiume Po, che ricorda come questo fiume sia una fonte preziosa dalla quale vengono prelevati ogni anno 20 miliardi di metri cubi di acqua.
Ad aggravare la situazione le scarse riserve dei bacini montani, a loro volta sorvegliati speciali, e attualmente fermi al 53% delle loro potenzialità.
 

La Francia meglio di noi?

E’ la Francia il modello da prendere come esempio per sostenere le produzioni agricole messe in ginocchio dalla pandemia da coronavirus. E’ quanto sostiene Annamaria Capparelli dalle pagine del “Quotidiano del Sud” del 18 novembre, dopo aver ricordato cosa hanno messo in campo i nostri “cugini” d’Oltralpe.
In Francia sono partiti celermente con un’iniezione di liquidità pari a un miliardo di euro per anticipare le risorse del Recovery Fund che arriveranno nel 2021. Poi un appello del Governo francese a impegnarsi nelle attività agricole e infine un caloroso invito ai cittadini ad acquistare prodotti nazionali.
In Italia, invece, sino a questo momento sono state spese molte parole e pochi fatti. Il contributo a fondo perduto con 100 milioni destinato alle filiere agricole, contenuto nel decreto “Ristori uno”, si è dissolto nel “Ristori due”.
Unico provvedimento concreto al momento, ricorda l’articolo, è solo il bonus ristorazione sostenuto con 600 milioni di euro destinato alle aziende della ristorazione che acquistano prodotti made in Italy.
Un aiuto importante, ma indiretto, mentre la situazione potrebbe aggravarsi se la nuova ondata di contagi non arresterà la sua corsa.
L’articolo si conclude ricordando le proposte che alcune organizzazioni hanno messo in campo e che si riassumono nelle parole chiave di innovazione, digitalizzazione, rigenerazione delle filiere e gestione delle risorse idriche.
Ma anche queste, se prive di un dettaglio operativo che al momento non vedo e l’articolo comunque non descrive, rischiano di essere a loro volta solo belle parole. E di quelle ce ne sono già abbastanza.
 

I fondi per le filiere agricole

Si estenderanno al prossimo anno le agevolazioni contributive riservate ai giovani agricoltori, che prevedono l’esonero totale per quanti hanno un’età inferiore ai 40 anni.
A questo aiuto si aggiungono 150 milioni di euro destinati al costituendo fondo per lo sviluppo delle filiere agricole.
Per il mondo agricolo sono questi i punti più significativi contenuti nel disegno di legge di Bilancio in discussione.
A tracciarne una sintesi è Ermanno Comegna dalle colonne di “Italia Oggi” del 19 novembre.
L’articolo ricorda che un’altra proroga è prevista per il 2021 in merito all’ esonero Irpef per i redditi domenicali e agrari.
Come sempre in questi casi, le agevolazioni sono riservate a quanti possono vantare una posizione di coltivatore diretto o di imprenditore agricolo.
Potrebbe invece non trovare conferma nel prossimo anno il credito di imposta ora previsto per l’acquisto di beni strumentali. Fra le ipotesi sulle quali si sta lavorando, quella di una aliquota del 50% da riservare tuttavia ad alcune tipologie di investimento, aliquota che nel 2022 potrebbe tornare al 40%.
Non resta che attendere il termine dei lavori per conoscere anche questi ulteriori dettagli.
 

Il lato positivo

L’emergenza sanitaria da coronavirus ha comportato pesanti danni al comparto agroalimentare, ma a sorpresa ha generato anche qualche risvolto positivo.
Come sovente accade durante le fasi più difficili, il confinamento (o lockdown per dirla con una parola inglese ormai di uso corrente) si è trasformato in un potente acceleratore di innovazione o almeno in uno stimolo all’uso del digitale.
E’ quanto sostiene Barbara Granz su “Il Sole 24 Ore” del 20 novembre, dove si commentano i dati di una recente ricerca curata da AgriFood Management&Innovation Lab, del dipartimento di Management dell’Università Ca’ Foscari Venezia.
Lo studio ha preso in esame i dati di bilancio di una serie di aziende che operano nella lavorazione e conservazione di carne, pesce, formaggi, frutta e ortaggi, granaglie, prodotti da forno e altri alimenti.
La gran parte delle 520 aziende prese in esame ha un proprio sito web e un profilo sui maggiori social, da Facebook a Instagram, anche se poi solo la metà di queste aziende ha mostrato una reale attività in questi canali.
Il risultato finale evidenzia come i comparti maggiormente presenti sul web siano la lavorazione delle granaglie, produzione di amidi e di prodotti amidacei, prodotti da forno e farinacei e altri prodotti alimentari.
Modesto invece il numero di aziende che ricorre all’ecommerce, solo il 13% del campione esaminato, con l’assenza completa del segmento pesce e la maggiore presenza (quasi il 31%) del settore molini.
L’articolo non ne fa cenno, ma è evidente che sono i prodotti a maggiore conservabilità che possono meglio usufruire della vendita a distanza, non dovendo garantire tempi rapidissimi di consegna e catena del freddo.
 

Esonero per il vino

L’esonero della contribuzione previdenziale a carico dei datori di lavoro è una delle misure messe in campo per venire incontro alle conseguenze economiche negative indotte dall’emergenza sanitaria.
Un’agevolazione che per il primo semestre dell’anno riguarda numerose categorie del settore agroalimentare e fra queste le filiere agrituristiche, apistiche, brassicole, cerealicole, florovivaistiche, vitivinicole nonché dell’allevamento, della pesca e dell’acquacoltura.
Per finanziare questa misura erano già stati stanziati 426,1 milioni di euro, ai quali ora si aggiungono altri 51,8 milioni, con i quali sarà possibile estendere queste agevolazioni alle produzioni di vini da tavola, di spumanti e vini speciali.
E’ quanto si apprende dall’articolo a firma di Francesco Giuseppe Carucci pubblicato su “Il Sole 24 Ore” del 21 novembre, che ricorda fra l’altro come i contributi non versati in attesa della domanda non costituiscano motivo di irregolarità.
Attenzione tuttavia ai casi in cui il beneficio venga concesso parzialmente a causa dell’esaurimento dei fondi; la differenza dovrà essere versata entro 30 giorni dalla comunicazione.
 

L’etichetta rinviata

Vale circa 3 miliardi di euro la suinicoltura italiana nella sua componente allevatoriale, valore che sale a circa 8 miliardi se si considera anche la fase industriale.
In complesso sono 25mila le aziende di allevamento, che gestiscono 8,3 milioni di capi, e circa 3.500 aziende quelle di trasformazione. L’Italia è il settimo produttore in Europa con 1,45 milioni di tonnellate, i primi sono Germania (5,2 milioni) e Spagna (4,6).
E’ questa la “fotografia” del settore suinicolo scattata da Lorenzo Frassoldati per commentare sulle pagine de “Il Resto del Carlino” del 22 novembre le novità in tema di etichettatura di salumi e insaccati.
Si prende le mosse dal decreto legislativo firmato nel luglio che ha stabilito per i preparati a base di carni suine (come prosciutti, salami, mortadella) l'obbligo di riportare in etichetta l’indicazione del paese di nascita, di allevamento e di macellazione degli animali.
Condizione necessaria a dichiarare che si tratta di “100% italiano” è che i suini siano nati, allevati e macellati in Italia.
Nell’articolo si dà la parola a Claudio Canali, allevatore forlivese, presidente nazionale degli allevatori di Confagricoltura, che saluta con favore l’ingresso di questa nuova etichetta che potrà aiutare il consumatore a scegliere.
La nuova norma doveva entrare in vigore il 16 novembre, ma un successivo atto normativo ha dilatato l’arrivo delle nuove etichette, stabilendo che salumi, prosciutti e preparati potranno continuare ad essere commercializzati con etichette non conformi fino all'esaurimento delle scorte e comunque non oltre il 31 gennaio 2021.
Critico il parere di Canali, che in questa dilazione dei tempi vede un assist all’industria di trasformazione che giunge per di più mentre si verifica un maggiore ingresso di carne dall’estero dopo il blocco dell’export tedesco verso la Cina (l’articolo non lo dice, ma il motivo risiede nei focolai di peste suina africana in Germania).
La conseguenza è un maggior flusso di carne suine verso l’Italia. E i risultati, aggiungo, si vedono sui prezzi di mercato della carne suina, in caduta libera.
"Di cosa parlano i giornali quando scrivono di agricoltura?"
Ogni lunedì uno sguardo agli argomenti affrontati da quotidiani e periodici sui temi dell'agroalimentare e dell’agricoltura, letti e commentati nell'Edicola di AgroNotizie.

Nel rispetto del Diritto d’Autore, a partire dal 23 novembre 2020 non è più presente il link all’articolo recensito.

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