Quasi il 90% delle acque pluviali che scorre nelle superfici impermeabili delle nostre città si perde per scorrimento superficiale e raggiunge le reti di scolo senza essere filtrata e trattenuta dal suolo. Anche per effetto dei cambiamenti climatici, la gestione dei deflussi superficiali in ambito urbano è un problema che comporta severe conseguenze sotto il profilo ambientale e di sicurezza.

Dagli anni '90, a partire dagli Stati Uniti e dai paesi del Nord Europa, si è iniziato a promuovere un insieme di pratiche riferibili ai sistemi di gestione sostenibile del drenaggio urbano (Suds, Sustainable urban drainage systems), che propongono soluzioni per gestire in situ le acque meteoriche, ridurre i volumi idrici recapitati in fognatura ed evitare problemi di sovraccarico delle reti, rendendo così più sostenibile il ciclo dell'acqua in ambito urbano.

Le soluzioni tecniche adottabili in ambito del verde urbano sono riconducibili a due finalità fondamentali: rallentare lo scorrimento dell'acqua di pioggia e stoccarla temporaneamente per restituirla in maniera controllata alle reti.

Anche nelle "Linee guida per la gestione del verde urbano e prime indicazioni per una gestione sostenibile" redatte dal Comitato nazionale per lo sviluppo del verde pubblico si fa specifico riferimento all'importanza della gestione delle acque pluviali, stimolando l'adozione di soluzioni tecniche progettuali nelle nostre città atte a ridurre il deflusso idrico superficiale.

Un'opportunità di sfruttamento di piccole aree verdi urbane ai margini di strade, piste ciclabili, parcheggi, sia in fase di progettazione di nuovi comparti urbanistici che in situazioni esistenti, può essere ad esempio quella di trasformarli in spazi pubblici parzialmente inondabili (i cosiddetti rain garden o giardini della pioggia).

In generale per rain garden si intende una depressione che raccoglie l'acqua di ruscellamento, ossia l'acqua che viene raccolta da strade, marciapiedi e altre superfici urbane impermeabili o semipermeabili, permettendo un parziale o totale smaltimento dell'acqua in un sistema di drenaggio sotterraneo.
I progetti più complessi fungono anche come sistemi di bioretention, per ripulire l'acqua di ruscellamento attraverso la filtrazione di sostanze inquinanti portate dal deflusso delle acque da parte della vegetazione presente, prima di entrare negli scarichi fognari.

E' difficile stabilire a priori criteri progettuali univoci e uniformi, ogni soluzione di rain garden va riadattata alle condizioni locali, considerando fattori climatici, normative locali, disponibilità di materiali, vincoli specifici, idrografia della zona.

Sono molte le città italiane che stanno mostrando sensibilità in tal senso avviando percorsi di riconversione di aree verdi, anche promuovendo azioni di de-paving (depavimentazione) e restituendo così spazi permeabili che potranno essere rivegetati, aumentando complessivamente la resilienza della città ai cambiamenti climatici.

I rain garden possono anche essere inseriti in progetti di riqualificazione urbana di una certa qualità estetica, un esempio è rappresentato dal progetto paesaggistico di rigenerazione urbana di Viale Matteotti a Milano Marittima, a cura dello studio Landhapes di Ravenna (vedi: Immagine 1 - Schizzo prospettico).

Il progetto, realizzato nel 2017, fa propri gli "strumenti per la progettazione degli spazi pubblici tra mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici" divulgati con il progetto Rebus della Regione Emilia Romagna e introduce una componente innovativa e migliorativa del microclima urbano, prevedendo la de-pavimentazione di circa un quarto della superficie, ovvero 1.000 mq asfaltati e pavimentati.
 
Immagine 2 - Situazione ante-operam viale Matteotti Milano Marittima
Immagine 2 - Situazione ante-operam
(Fonte foto: Studio Landshapes Ravenna)

Ogni spazio verde qui rappresenta un rain garden: in condizioni ordinarie l'acqua di ruscellamento delle normali piogge giunge nelle aiuole grazie alle pendenze delle pavimentazioni e all'assenza di cordoli di pavimentazione rialzati e viene assorbita dal substrato sabbioso esistente o captata dalle caditoie a bordo strada. Le aiuole presentano anche una caditoia di fondo ed un tubo fessurato che fungono da drenaggio, oltre ad un sistema di troppo pieno collegato con il sistema di smaltimento. In situazioni di emergenza, l'acqua che non riesce a defluire nelle fognature esistenti, non dimensionate per eventi meteorici straordinari, tende ad allagare le zone verdi che fungono da temporanei bacini di laminazione, evitando in questo modo l'allagamento di marciapiedi e sede stradale.
 
Immagine 3 – Dettaglio aiuole con funzione di rain garden - viale Matteotti, Milano Marittima
Immagine 3 - Dettaglio aiuole con funzione di rain garden
(Fonte foto: Studio Landshapes Ravenna)

La vegetazione, composta da piccoli arbusti e erbacee perenni resistenti alla sommersione, riveste interamente le aiuole e enfatizza la continuità longitudinale del viale, tagliato dai percorsi diagonali, ed interrotta da numerose sedute e punti di sosta, caratterizzando il viale urbano con spazi naturali di grande valore ornamentale, vegetati con arbusti ed erbacee perenni disposte in fasce continue mono-specifiche.
Flavia Mazzoni
Associazione Pubblici Giardini
Delegazione Emilia-Romagna

 

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