Per Giovanni Busi, presidente del consorzio, questi dati indicano che il mercato italiano, che è quello di riferimento, ha un apprezzamento crescente per la qualità dei vini Chianti e che i nuovi consumatori, principalmente asiatici e sudamericani, compensano il calo dei tedeschi e lo stallo degli statunitensi.
Questi numeri, per Busi, mostrano che la strada imboccata ormai da anni è quella giusta. Una strada fatta di innalzamento della qualità del prodotto e di promozione dell'immagine sui mercati strategici, vecchi e nuovi.
E il mercato, come ha commentato Busi, riconosce e apprezza questa politica, causando tra l'altro un effetto secondario di grande rilevanza sociale, cioè la tenuta del prezzo anche per i vini sfusi.
Negli ultimi sette anni si evidenzia un incremento del 23% delle bottiglie a denominazione Chianti Docg vendute, con una crescita in valore del 33%, segno di un recupero dei prezzi a scaffale e perciò di una maggiore valorizzazione della denominazione.
E nello stesso periodo, il segmento in bottiglia da 0,75 litri è cresciuto del 7% in volume e del 22% a valore.
Per il 2020 l'attenzione va alla Cina e all'evoluzione nel medio periodo dell'epidemia di coronavirus che sta influenzando i consumi.
Nel terzo trimestre 2019 le vendite in Cina sono state elevate, perché è il periodo in cui gli importatori cinesi riempiono i magazzini in vista delle feste.
Ora però, con l'annullamento dei festeggiamenti per il Capodanno cinese e la chiusura di gran parte dei ristoranti a causa dell'epidemia, c'è il rischio che quelle scorte non vengano smaltite, con un calo quindi delle vendite nei prossimi mesi.
Secondo le stime del consorzio, se l'allarme rientrerà a breve le perdite a livello di vendite dovrebbero assestarsi tra il 5% e il 10%, perdite che possono essere ammortizzate senza grossi problemi se il mercato cinese continuerà ad essere come è stato fino ad ora un mercato che cresce molto anno dopo anno.
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Fonte: Consorzio Vino Chianti