Il Vinitaly si è concluso con nuovi record e i giornali hanno fatto a gara nel commentarne proposte e contenuti.

Cresce l'interesse verso il vino biologico, che fa segnare crescita a due cifre.

I buoni risultati del settore enologico hanno nell'export il loro punto di forza, ma ora si teme per i dazi che gli Usa vorrebbero imporre.

Arrivano i fondi destinati a incentivare la promozione del vino sui mercati stranieri e si guarda con sempre maggiore interesse alle opportunità da cogliere in Cina.

Intanto le fragole italiane devono fronteggiare la temibile concorrenza spagnola, mentre per gli agrumeti la crisi non lascia scampo.

Cadono le prime piogge, ma ancora non sono sufficienti a scongiurare le conseguenze della siccità dei primi mesi del 2019.

I predatori selvatici continuano a far discutere e gli agricoltori chiedono un equo riconoscimento dei danni subiti.

Questi sono solo alcuni degli argomenti incontrati sui quotidiani in edicola in questi ultimi giorni. Vediamoli più in dettaglio di seguito.
 

Vinitaly avanti tutta

"Quotidiani ad alto tenore alcolico", si potrebbe dire con una battuta, quelli usciti in questi giorni di apertura del Vinitaly, tutti concentrati a raccontare chi e cosa si è visto nel salone veronese dei numeri record.

E' record infatti per le aziende vitivinicole, il cui fatturato è aumentato del 7,5%. Questo almeno è il valore emerso dal report di Mediobanca presentato in occasione del Vinitaly e commentato il 5 aprile con una breve nota sulle pagine del “Corriere della Sera”.
Numeri confermati nello stesso giorno dal quotidiano economico finanziario “MF”, che indica nelle Cantine Riunite Civ il gruppo con il più alto giro di affari di questo settore.

Numeri record anche per l'evento fieristico veronese che il 6 aprile, il giorno prima della sua apertura, annunciava dalle pagine de “Il Giornale” la presenza di 4.600 aziende e 18mila etichette di vini in esposizione.

A manifestazione conclusa "MF" dell'11 aprile tira le somme dell'evento fieristico, che ha visto 130 espositori in più dello scorso anno e dà spazio alla soddisfazione del presidente di Veronafiere, Maurizio Danese, per questi risultati.

Controcorrente il “Corriere Fiorentino” del 7 aprile che intervista un vignaiolo toscano, "orgoglioso" dell'assenza dei suoi vini dal palcoscenico veronese, a suo dire troppo affollato e dispersivo.
 

I vini che "vincono"

C'è chi invece si fa vanto di una presenza significativa sulla scena veronese, come accade per i vini dell'Alto Adige che sfidano le alte quote, come scrive il “Corriere della Sera” dell'8 aprile, o come i vini "dimenticati" dei quali parla “Libero” del 7 aprile, elencando fra questi il Riesling e il Valpolicella.

A trainare la crescita del settore sono però altri vini, come il Lugana lombardo, il Ribolla del Friuli o il Primitivo di Puglia, descritti da “Il Tempo” dell'8 aprile, che insieme ad altri hanno segnato un forte aumento delle vendite, cosa che ha contribuito a portare il fatturato dell'intero settore a oltre 11 miliardi di euro.
Alla crescita hanno partecipato anche le produzioni enologiche ottenute seguendo le regole dell'agricoltura biologica.
In questo campo, si legge su “Il Sole 24 Ore” del 9 aprile, si registra un aumento del 22% nei primi sei mesi del 2018.

Una spinta alle vendite, è ancora “Il Sole 24 Ore” a puntualizzarlo, che viene dagli acquisti presso la distribuzione organizzata, dove in crescita sono le etichette a denominazione e le "private label", come vengono definiti i prodotti venduti con il marchio della catena commerciale.

Ma c'è anche un risvolto negativo, messo in evidenza da “Il Giornale” del 9 aprile, che sottolinea l'aumento del 7,4% dei prezzi praticati dalla Gdo (Grande distribuzione organizzata), al quale ha fatto seguito un calo delle vendite.
 

Il vino al traino dell'export

Un ruolo importante nella crescita del settore enologico è rivestito dalle produzioni cooperative, che ha raggiunto in valore la quota di 5,2 miliardi di euro, come si apprende il 10 aprile da “Avvenire”.

Non meno significativo il contributo dell'export, il cui valore ha raggiunto quota 6 miliardi di euro, questa la cifra indicata dal “Corriere della Sera” dell'8 aprile.

Fra le principali destinazioni del nostro export vitivinicolo ci sono gli Usa, afferma “La Stampa” del 7 aprile, anche se si guarda con sempre maggiore attenzione alle opportunità offerte da una crescita verso il mercato cinese.

E' un ideale ponte con la Cina la decisione di Veronafiere di organizzare nel 2020 una manifestazione dedicata al vino italiano a Shenzhen, terza città della Cina per importanza economica, dopo Pechino e Shanghai.
Si chiamerà "Wine to Asia" e i dettagli si possono leggere l'11 aprile su "Il Sole 24 Ore".
 

Promozione delle esportazioni

Per la promozione sui mercati esteri sono in arrivo i finanziamenti previsti in ambito europeo e nazionale. Si tratta, spiega “Il Sole 24 Ore” del 6 aprile, di 100 milioni di euro destinati a questa finalità e ora disponibili con la firma del ministro Gian Marco Centinaio.

Di sostegni alle esportazioni si parla anche su “L'Arena” dell'8 aprile e lo stesso Centinaio conferma che l'Ice (Istituto per il commercio estero) sarà al fianco dei produttori per sostenerli sui mercati internazionali.
Il tutto accompagnato da un piano nazionale per la vitivinicoltura che i produttori chiedono con forza.
 

Il pericolo dazi

Un cambiamento negli equilibri dei mercati di esportazione potrebbe giungere dall'aumento dei dazi americani, eventualità ventilata dal presidente statunitense Donald Trump in questi giorni.

La notizia è rimbalzata fra gli stand del Vinitaly dove ha fatto scattare l'allarme dei produttori di vino, che dalle pagine de “L'Arena” del 10 aprile invocano l'intervento dell'Unione europea.

A rischio, scrive “La Stampa”, ci sono flussi di export per oltre 2 miliardi di euro e non ci sarebbe solo il vino a pagare le conseguenze di un aumento dei dazi.
Fra i prodotti che finirebbero nella rete dei dazi Usa maggiorati figurano Prosecco e Marsala, ma anche il pecorino, come evidenzia “Italia Oggi”, notizia poi confermata l'11 aprile da “Nuova Sardegna”.

Sull'inasprimento dei dazi statunitensi interviene dalle pagine de "Il Sole 24 Ore" dell'11 aprile il presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio, che affronta il problema trasformandolo in un'opportunità per cercare nuovi mercati di sbocco per le produzioni agroalimentari italiane.
 

Settori in crisi

Non sono i dazi statunitensi a spaventare i produttori di fragole, che invece devono fronteggiare la concorrenza della produzione spagnola, che riesce a giungere sui nostri mercati a prezzi molto bassi, come denuncia “Libero” del 7 aprile.

Non va meglio per gli agrumi, e “La Stampa” dell'8 aprile descrive la crisi che strangola i produttori costringendoli a rinunciare alla raccolta.

Note dolenti arrivano poi da “Il Secolo XIX” a proposito dell'oliva taggiasca, dopo il nuovo stop incontrato sul percorso per ottenere il riconoscimento della Dop.
 

La pioggia non basta

In questi giorni sono arrivate le prime piogge dopo un lungo periodo di siccità che ha piegato l'agricoltura del Nord.

Il Mattino di Padova” del 5 aprile ricorda che la quantità di acqua caduta non risolve il problema della siccità, ma le piogge sono almeno state sufficienti a bagnare i campi quanto basta per procedere con i trapianti di pomodoro, notizia riportata il 7 aprile dal quotidiano piacentino “Libertà”.
 

Attenti al lupo

Non si spengono le polemiche per il controllo della fauna predatoria selvatica e per i rimborsi agli agricoltori che ne subiscono i danni.

L'argomento torna sulle pagine di “Venerdì”, il magazine settimanale in edicola insieme a Repubblica il 5 aprile.
Dello stesso problema si occupa il 10 aprile “Il Resto del Carlino” nelle pagine dedicate all'area forlivese, ricordando che la salvaguardia dei lupi non può che andare di pari passo con la tutela degli agricoltori.

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