In questi ultimi anni per i produttori di grano duro vi è stata una sola certezza: il reddito agricolo assicurato dai contratti di filiera, accordi fatti direttamente con i molini o i produttori di pasta, mediante stoccatori o commercianti o da Op. Con il vantaggio di un prezzo minimo fisso sicuro pagato al cerealicoltore legato essenzialmente alla qualità del prodotto, ovvero all’elevato tenore in proteine. I contratti di filiera si sono riproposti anche in questa annata agraria, sostenuti da un contributo del Mipaaf fino a 200 euro ad ettaro e sono attestati su prezzi minimi intorno ai 260/270 euro alla tonnellata per un tenore di proteine del prodotto superiore al 14%.

Ma quest’annata agraria contrassegnata da piogge intense e vere e proprie bombe d’acqua - molto spesso poco prima o durante la trebbiatura – apre una finestra nuova sul mercato del grano duro: compare il grano slavato, con proteine alte, ma umido. E che ha già messo in discussione le ordinarie modalità di quotazione del cereale a Foggia, mentre stando agli insistenti rumors che circolano, potrebbe provocare la disdetta dei contratti di filiera da parte industriale.
Una vera bomba, rispetto alla quale già si registrano le prese di posizione negative delle organizzazioni agricole. Intanto a Foggia scoppia il caso della qualità di grano non riconosciuta ufficialmente e che la Camera di commercio ha tentato ieri di quotare: il "mandorlato", un grano solo parzialmente slavato, ma riconducibile alla categoria del fino.
 

Grano slavato, proteine alte e prezzo basso

Il grano slavato si presenta con un peso litrico (kg per ogni 100 litri di volume) paragonabile o poco inferiore a quello del grano duro fino, ma con tenori di proteine molto elevati, dovuti alla maggiore opportunità avuta dalle spighe di assorbire la concimazione. Un grano del genere ha come difetto l’elevata umidità, a cui si associa il rischio che possa dover essere scartato dai pastificatori per problemi legati a micotossine e muffe.

Dando uno sguardo al listino della Borsa merci di Foggia pubblicato ieri, si nota l’innovazione: il grano duro non è più quotato solo nelle tre tradizionali qualità – fino, buono mercatile e mercantile – legate al tenore di proteine. C’è una nuova categoria, il grano slavato, suddiviso in tre sottocategorie, che variano unicamente in funzione del peso litrico. La prima fascia, da 77/78 kg ogni 100 litri, quindi a cavallo tra il fino e il buono mercantile per peso, è stata quotata ieri a 215,00 euro sui minimi e 220,00 sui massimi, rispetto a quotazioni del fino di 225 - 230. Ed è sul grano slavato, con alto tenore in proteine, ma con prezzo di mercato più basso del fino, non previsto dai contratti di filiera, aleggia il timore che possa essere usato dall’industria di trasformazione come grimaldello per chiedere la disdetta degli accordi.
 

Cia Puglia, i contratti di filiera si rispettano

Secondo una nota di Cia Puglia “Non vi può essere alcuna giustificazione ai tentativi di rimettere in discussione i prezzi stabiliti nei contratti di filiera”.
“Ai contratti ci si deve attenere, tutti. Qui invece sembra si voglia intervenire sia sulle regole della domanda e dell’offerta, che dovrebbero essere normalmente determinate da quantità e qualità, sia sugli accordi messi nero su bianco”, afferma Michele Ferrandino, presidente provinciale di Cia Capitanata.
 

Il caso del grano "mandorlato"

"C'è molta rabbia. Sul prezzo del grano, è in atto una partita senza regole giocata sulla pelle dei produttori" ha commentato Raffaele Carrabba, presidente regionale di Cia Puglia.

“Perché nelle quotazioni a Foggia ieri era stato inserito anche il grano 'mandorlato', una categoria mai considerata prima d’ora – spiega ad AgroNotizie Ferrandino - La parte agroindustriale sostiene che il grano 'mandorlato', ovvero parzialmente slavato, avrebbe comunque perso qualità a causa delle bombe d’acqua che si sono abbattute sul territorio nelle ultime settimane. Siamo riusciti a ottenere che quella categoria venisse cancellata perché non esiste nelle definizioni ufficiali un grano 'mandorlato' e su tanto abbiamo avuto diretta conferma anche da Pasquale De Vita, direttore del Crea di Foggia”.

Per Ferrandino invece, il tentativo di inserire la categoria del grano "mandorlato" è stato solo un "Ulteriore espediente per continuare a tenere basso il prezzo a danno degli agricoltori su un prodotto che non presenta altro che una lieve perdita di lucentezza delle cariossidi, ma che conserva intatta ogni altra caratteristica”.
Non a caso, il prezzo all'origine rilevato fino ad oggi da Ismea permane basso.

Secondo il presidente di Cia Capitanata la Giunta della Camera di commercio di Foggia deve determinare “Una griglia di parametri certi a cui attenersi per la rilevazione del prezzo. Parametri non modificabili con l’inserimento di categorie inesistenti. La verità è che, ancora una volta, sta arrivando troppo grano dall’estero e questo a tutto danno dei produttori italiani”.

Ferrandino infine ricorda: “Continuiamo a sostenere che la Commissione unica nazionale sul prezzo del grano duro debba trovare la sua naturale collocazione in Puglia, a Foggia. Lo sosteniamo da sempre. Prima ancora che questo passo sia compiuto, occorre che le regole sulla determinazione dei prezzi siano rispettate e non si tenti di modificarle con trovate singolari”.