L’Italia esporta 20 milioni di ettolitri, cioè il 41% in più dei francesi, ma in valore i transalpini ci distanziano, con il 54% in più in valore. I dati del prezzo medio all’export confermano infatti il dominio francese, con 5,84 euro/litro per i cugini d’oltralpe contro i 2,67 euro/litro dei nostri vini, valori che diventano pari a 16,87 euro/litro contro i 3,52 nel caso degli spumanti, dove lo Champagne detiene un grande strapotere. La tendenza è confermata anche per i vini fermi imbottigliati. Tuttavia, secondo Wine Monitor, il valore complessivo che separa l’export di vino francese da quello italiano non è però immutabile.
“Bisogna sottolineare che fino a dieci anni fa questo distacco era molto più alto - spiega Denis Pantini, responsabile di Wine Monitor – nel 2006 la differenza era pari al 96%, praticamente l’export francese valeva il doppio di quello italiano, quando già allora esportavamo il 23% di quantità in più. Poi negli anni lo scarto si è ridotto, tanto che nel caso dei vini fermi questo divario è passato dal 42% al 25%, evidenziando sia un aumento dei volumi ma soprattutto una riqualificazione dei prodotti esportati”.
L’export vinicolo made in Italy è composto per il 14% dagli sparkling, per il 61% dai vini fermi imbottigliati e per il rimanente 25% dagli sfusi. “Dieci anni fa il peso dei vini venduti in cisterna superava il 35% - sottolinea Pantini – mentre gli spumanti incidevano solamente per il 6%. Il cambio di passo nelle strategie produttive e commerciali delle imprese italiane è stato evidente”.
Parlando di cisterne, in questa comparazione vinicola tra i due principali produttori ed esportatori mondiali, non si può dimenticare come la Francia si distingue anche sul versante dell’import, essendo il secondo acquirente di vino sfuso dopo la Germania, con quasi 6 milioni di ettolitri importati contro i 9 dei tedeschi.