Per quanto riguarda le quantità, i volumi di vino esportati nel 2015 risultano inferiori allo scorso anno, poco sopra i 20 milioni di ettolitri.
Fra i principali fattori c’è sicuramente l’effetto cambio, con l’indebolimento dell’euro e il conseguente rafforzamento del dollaro e delle sterlina inglese, che rende più competitivi i nostri produttori sui due principali mercati di importazione.
“La crescita nell’export di quest’anno risulta trainata soprattutto dagli spumanti – sottolinea Denis Pantini, responsabile di Wine Monitor e dell’area agroalimentare di Nomisma – Le vendite di questi ultimi oltre frontiera aumentano sia sul fronte dei valori che dei volumi per oltre il 10%. Sotto tono invece le esportazioni dei vini fermi imbottigliati, che continuano a rappresentare più del 75% dell’export totale, mentre risulta in netto calo quella dello sfuso”.
Fra le riduzioni principali della riduzione delle vendite all’estero di vini sfusi, c’è sicuramente il continuo pressing competitivo portato avanti dalla Spagna, che nel 2015 ha accresciuto il proprio export di questa tipologia di oltre il 10% in volume, a fronte di prezzi più bassi di un analogo 10%.
“Continua il grande dinamismo del Prosecco – afferma Pantini - che fa segnare nuovi record d’esportazione nel mercato nordamericano (Usa e Canada), inglese, svizzero e scandinavo, mentre al contrario il 2015 non sarà annoverato tra gli anni migliori per l’export dello spumante d’Asti”.
Dando infine uno sguardo agli altri mercati di importazione più importanti, il mercato più in sofferenza è ancora quello russo, nel 2015 la battuta d’arresto dell’export è stato del 30%. La causa principale è ancora il basso prezzo del petrolio e del gas naturale ai minimi storici, che ha indebolito il potere d’acquisto delle famiglie russe, in un’economia basata sulle due materie prime energetiche per eccellenza.
Inversione di tendenza invece per il mercato cinese, che ha recuperato nonostante un rallentamento economico, con una crescita superiore al 50% e importazioni di vino in valore per 1,8 miliardi di euro. La Cina diventa così il quarto mercato mondiale per valore dell’import di vino, dietro solo a Stati Uniti, Regno Unito e Germania.
Il vino made in Italy sembra però non sfruttare al massimo questa opportunità, dal momento che la crescita dell’import cinese del prodotto italiano si attesta sul 15%, contro percentuali molto più elevate tra il 60% e il 120% di paesi produttori diretti competitor come Francia, Cile e Australia.