Pantini, il trend nazionale dei consumi di vini è ancora così fiacco o si intravede qualche segnale di ripresa?
"E' chiaro che la tendenza di fondo strutturale del consumo nazionale di vino è negativa, specialmente per motivi fisiologici della popolazione. Se andiamo però a vedere le vendite nel canale Gdo nel periodo gennaio-agosto 2015, registriamo una crescita dell'1,3% in valore e un +1% in quantità. E' un segnale positivo, dettato da una maggiore fiducia dei consumatori, in un contesto che rimane comunque negativo".
Quest'anno il Wine2Wine ha come focus principali sui mercati la Svezia e il Canada. Quali sono le opportunità principali per le nostre aziende in questi due Paesi?
"E' innanzitutto necessario ricordare come in questi due Paesi vige il monopolio per quanto riguarda la distribuzione di bevande, per questo chi vuole entrare in questi due mercati come esportatore deve trovare un accordo per l'accesso. Sono entrambi mercati dove non c'è grande attenzione al prezzo, per questo i vini italiani di medio-alta fascia, specialmente i rossi, possono trovare importanti sbocchi. Guardando Paese per Paese, il Canada è certamente un mercato molto interessante. L'import in valore generale è cresciuto del 12% nell'ultimo anno, mentre quello di vino italiano ha registrato un buon +14%. In Svezia il prodotto italiano gode di forte appeal, in particolare l'Amarone sta registrando tassi di crescita importanti. I consumatori canadesi e svedesi sono poi attenti anche al vino biologico, che in Italia sta crescendo. Per questo ritengo entrambi i mercati molto interessanti per il futuro".
Gli Stati Uniti sono diventati il primo mercato per consumo di vino al mondo. Quali sono i reali margini di crescita nel futuro?
"Il consumatore americano è innanzitutto molto erudito, ha cultura e conosce il vino, anche perché se ne produce molto anche negli Stati Uniti. Inoltre ha disponibilità economiche importanti, circa 6 volte rispetto a quelle del consumatore cinese. Tuttavia, occorre un lavoro importante di promozione strategica del vino anche sul mercato statunitense, in quanto una larga parte della popolazione ha come prima preferenza nel consumo di bevande alcoliche la birra. E' qui che bisogna incidere di più e invertire la tendenza, portando principalmente i giovani a cambiare il proprio consumo".
Guardando i dati, la Cina sta rialzando la testa dopo la battuta d'arresto del 2014. E' questo mercato la grande opportunità per il futuro?
"E' naturale che la Cina debba essere inserita nei mercati strategici del domani, ma forse anche del dopodomani. Il consumo è ad appannaggio principalmente di chi ha buone disponibilità economiche, ed è concentrato principalmente nelle ricche aree economiche più orientali, come Pechino e Shanghai. Inoltre la cultura del vino in Cina, nonostante sia in crescita, è ancora tutta da costruire, soprattutto se pensiamo che la maggior parte del consumo in Cina è relativo al vino di riso. Sono necessari grandi investimenti in promozione strategica, marketing e supporti logistici".
Su quali altri mercati emergenti del vino ci dobbiamo focalizzare?
"Mercati come Thailandia e Vietnam registrano un'importante crescita dei consumi, e in generale i Paesi del Sud Est asiatico sono mercati molto interessanti per il futuro. Il problema più grande qui è costituito dagli alti dazi sui prodotti esteri, che al momento limitano la presenza del nostro vino in questi Paesi. Se fossi un produttore italiano, oggi, punterei sul Nord America con mercati strategici come Usa e Canada, i Paesi scandinavi e la Germania. C'è poi un mercato in sofferenza, la Russia, fortemente danneggiato dai ribassi del prezzo del petrolio e dalla svalutazione del rublo. Sul mercato russo l'Italia ha investito molto, arrivando a detenere la quota leader nel mercato. Al momento, sulla Russia, le incognite sono molto forti".
Al Wine2Wine sarà relatore di un incontro sull'export wine manager del futuro. Quali sono le competenze da mettere in campo in questo profilo?
"Wine Monitor ha condotto un'indagine relativa alle risorse umane e alle competenze di cui le aziende vitivinicole hanno bisogno e avranno bisogno in futuro per avere successo. Se 10-20 anni fa i principali sforzi erano condotti sulla parte di produzione, ora è necessario focalizzare maggiormente l'attenzione sulla commercializzazione e marketing. Questo sforzo è stato già fatto dalle aziende più grandi e importanti, mentre la maggior parte delle cantine non ha ancora investito in questo ambito. E' importante, anzi, oserei dire fondamentale, avere grande attenzione per ciò e come si produce, ma bisogna investire di più su come saper vendere al meglio il nostro vino".