Il volume, frutto di un lavoro decennale che ha messo assieme le competenze di geologici, enologi e viticoltori, è un viaggio attraverso l'Italia e le sue peculiarità geologiche. La Penisola ha una storia travagliata, costellata di vulcani, frizioni tra placche, innalzamenti di montagne e di fondali marini. In ogni regione si trovano terreni differenti che rendono unico il vino che lì viene prodotto.
“Il testo ha come obiettivo quello di portare ad una platea molto ampia di appassionati e di tecnici la conoscenza sulle caratteristiche geologiche e pedologiche dei suoli viticoli italiani e sulle ricadute che hanno sulle caratteristiche dei vini”, spiega Attilio Scienza, titolare della cattedra di Vitivinicoltura all'Università Statale di Milano e tra i massimi studiosi al mondo della vite e del vino. “La nostra ricchezza di vini non è paragonabile a quella di nessun altro Paese. Il segreto va ricercato nella varietà di suoli a cui si affianca una grande diversità di viti, tradizioni e costumi”.
L'Atlante ruota attorno al concetto di terroir, un termine francese che indica tutte le componenti che danno corpo e qualità ad un vino. Non solo il suolo, ma anche il clima, le tecniche agricole e la cultura. “Il suolo influenza profondamente il terroir di un vino”, spiega Diego Tomasi, del Crea Viticoltura ed Enologia. “I contenuti idrici del terreno, la presenza di minerali, di calcare e di attività microbiologica sono capaci di condizionare gli apparati radicali e quindi anche l'espressione qualitativa del vino”.
L'Atlante, secondo le intenzioni degli autori, vuole essere uno strumento operativo per contrastare la banalizzazione del gusto ed evitare che il vino diventi una bevanda alcolica senza anima, uniforme e artificiale. Per essere competitivi sul mercato globale, i produttori dovranno sempre di più puntare su un legame forte e consapevole con il territorio, al fine di distinguersi dalla omologazione dei vini internazionali.
“Si sta affermando una nuova cultura del vino”, ha affermato Salvatore Parlato, commissario straordinario del Crea. “Una cultura che ci impone di preservare gli elementi fondamentali del terroir all’insegna della sostenibilità, ovvero della salvaguardia delle risorse naturali non riproducibili, tra le quali il suolo è la più fragile. Il nostro obiettivo deve essere quello di favorire la produzione di vini più naturali e in un ambiente più tutelato”.