Per vincere la sfida sull'export agroalimentare non abbiamo bisogno di solisti, ma di un grande coro”. E' questa l'immagine lanciata dall'assessore all'Agricoltura dell'Emilia Romagna, Tiberio Rabboni, nel commentare l'analisi del comparto in questa regione nello scorso anno. Per la ventunesima volta, tante sono le edizioni del “Rapporto” sul sistema agroalimentare dell'Emilia Romagna, promosso da Unioncamere oltre che dall'omonima Regione, ci si è radunati attorno ad un tavolo (in questo caso una tavola rotonda, che si è tenuta a Bologna il 3 giugno) per analizzare numeri e tendenze e per trarne indicazioni per lo sviluppo del settore. E si è visto che l'Emilia Romagna in tema di export dei prodotti agroalimentari è al primo posto con i suoi 5,5 miliardi di euro realizzati nei paesi stranieri, il 16% di tutto l'export italiano in questo settore. Ma non basta. Bisogna puntare più in alto e aumentare questi numeri, una sfida che non riguarda solo l'Emilia Romagna, ma coinvolge tutto il Paese. Non sarà facile, come evidenziato nei numerosi interventi alla tavola rotonda, aperta dalle considerazioni di Roberto Fanfani dell'università di Bologna che insieme a Renato Pieri (Università Cattolica di Piacenza) ha firmato l'ultima edizione del “Rapporto”.

Scenari in movimento
I mercati internazionali, si è detto, rappresentano la via di uscita alla flessione dei consumi interni, ma bisogna fare i conti con la volatilità dei prezzi internazionali e con il mutare degli scenari di riferimento. Sullo scacchiere mondiale dell'import/export dei prodotti agricoli tenderà a ridursi l'importanza dei paesi Ocse, (organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) che riunisce la maggior parte dei paesi europei oltre agli Usa. Al contrario guadagneranno spazio nei prossimi dieci anni i paesi in via di sviluppo e guardando a Est Russia, Ucraina e Kazakistan si apprestano a raccogliere il primato della crescita nelle esportazioni di cereali. Nel lungo periodo dobbiamo aspettarci un aumento dei consumi alimentari mondiali, che avverrà insieme ad un aumento della competitività fra prodotti agricoli indifferenziati. Un segmento, quest'ultimo, dove le produzioni italiane stenteranno a confrontarsi. Ma la partita è tutta da giocare sul fronte dei prodotti capaci di differenziarsi. E qui può valere l'origine, gli standard di sicurezza, la formula di presentazione (il packaging), la durata della serbevolezza (shelf life) e poi, più importante fra queste, l'innovazione. Il tutto “condito” da un attento lavoro per migliorare la competitività del nostro sistema agroalimentare.

Gli accordi internazionali
Un ruolo importante lo dovranno svolgere le scelte politiche, che si esprimono in una pluralità di forme, come ad esempio negli accordi sul commercio internazionale (è recente l'incontro a Bali del Wto, l'organizzazione per il commercio mondiale, per snellire lo sdoganamento delle merci). Grande rilievo hanno poi gli accordi bilaterali, come quello recentemente siglato con il Canada e grazie al quale è stato possibile aprire alle esportazioni del nostro prosciutto di Parma. Un capitolo a parte è quello della protezione delle nostre produzioni Dop, ora tutelate negli accordi internazionali che si vanno a siglare. E' stato ricordato che la mancanza di questa protezione ha bloccato il libero scambio di merci con alcuni paesi dell'America Latina.

Lavoro di squadra
Le opportunità offerte dai mercati internazionali, ha però ribadito Rabboni, si possono cogliere solo con un lavoro di squadra che veda la collaborazione di tutti, dalla Regione alla Camera di Commercio, dai Consorzi di tutela alle imprese e quanti hanno un ruolo nello sviluppo del settore. Un lavoro che deve svolgersi nel solco delle strategie tracciate dal Governo che proprio sull'export, anche in vista della prossima Expo, hanno preso una svolta. Ne è un esempio l'aver reso operativo un gruppo interministeriale (che coinvolge Politiche agricole, Salute e Esteri) che dovrà intervenire nello smantellamento delle barriere all'ingresso dei nostri prodotti. Un classico esempio è quello dello stop imposto adducendo motivazioni di carattere sanitario, evenienza tutt'altro che rara sia nel caso dei prodotti di origine animale, sia per gli ortofrutticoli. Non meno pesanti le barriere burocratiche, anche queste da smantellare per quanto possibile. Rabboni ha poi ricordato l'impegno del Governo per una campagna di promozione dell'agroalimentare italiano che riguarderà in particolare i prodotti Dop sui mercati statunitensi e canadesi.

Appuntamenti in vista
Anche la Regione farà la sua parte e già sono in progetto eventi di spessore internazionale che accompagneranno l'avvicinarsi dell'Expo. Facendo perno su grandi manifestazioni come Sana, il salone del biologico di Bologna, il Cibus Tec di Parma e il Macfrut, la grande manifestazione dedicata all'ortofrutta in programma a Cesena, si svolgeranno assise destinate a portare in Italia quanti a livello globale hanno interessi in questo settore ed aspirino a trovare partner italiani ai quali fare riferimento.
 

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