Una di queste è l’eliminazione del limite alla Doc per i vigneti impiantati in terreni freschi e di
fondovalle. Si tratta, hanno spiegato i vertici delle dodici famiglie dell’Associazione (circa 140mln di euro il fatturato annuale complessivo), di una sorta di condono tombale per chi purtroppo già pratica, indisturbato, una produzione mai consentita dal regolamento. “La verità – ha aggiunto il responsabile del Tavolo di concertazione per le Famiglie dell’Amarone, Sandro Boscaini – è che, nonostante le nostre rivendicazioni, la politica di gestione non tiene più conto delle zone vocate e si adegua solo a minimi parametri di legge, a tutto svantaggio della riconoscibilità di uno dei vini simbolo del made in Italy nel mondo. Ciò che ha determinato la mancanza di progettualità condivisa e la conseguente rottura del tavolo è stata principalmente un’abissale diversità di vedute: la nostra ha un approccio qualitativo basato sula vocazione del vigneto per cui l’Amarone si può produrre solo nei terreni vocati, quella del Consorzio pone obiettivi di quantità, sulla base delle richieste del mercato. Negli ultimi 15 anni l’aumento della produzione è stato del 1.140%, ma l’amarone non è una commodity e la sua fortuna nel mondo è dovuta al nostro assunto, non al loro”.
Le Famiglie dell’Amarone, che hanno modificato il regolamento interno consentendo l’ingresso ad altri produttori, rilanciano in nome della tutela della qualità del prodotto senza condizioni. “Riteniamo doveroso chiamare a raccolta tutti i produttori di qualità – ha detto il vice presidente dell’Associazione, Stefano Cesari - per ripristinare i valori fondanti della produzione, a scapito di interessi che coionvolgono tutti noi, con la consapevolezza che la posta in palio è molto più importante. Per questo il 10 maggio, nell’assemblea del Consorzio, proporremo l’aggiunta all’articolo 3 (dichiarante le delimitazioni delle zone produttive tra classica, doc e Valpantena) di una specifica declaratoria che differenzi la collina dalla pianura. Tale differenziazione è già contenuta nella Carta Angelini del 1998 (“Delimitazione dell’area a più alta vocazione viticola”) ed è a questa che noi intendiamo riferirci”.
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Fonte: Le Famiglie dell'Amarone