Non saranno tenuti a pagare il tributo di bonifica i proprietari degli immobili situati nelle aree urbane, la cui rete fognaria è in grado di garantire la piena sicurezza idraulica, vale a dire l'allontanamento delle acque meteoriche, senza significative interconnessioni con la rete di bonifica. E' una delle novità previste dal progetto di legge sulle bonifiche licenziato dalla Giunta regionale.
Come ha spiegato l'assessore regionale all'agricoltura Tiberio Rabboni, il testo, che dovrà ora passare all'esame dell'Assemblea legislativa per l'approvazione definitiva, "rappresenta provvedimento conclusivo con cui la Regione ha riorganizzato il sistema dei consorzi di bonifica e chiarisce ai cittadini il rapporto con la bonifica e aiuta ad avere servizi più efficienti sul territorio. La realtà di bonifica grazie a 20 mila km di canali e a 450 impianti di sollevamento idraulici garantisce la sicurezza idraulica a un territorio di quasi 1 milione di ettari".
I proventi dei tributi di bonifica in montagna dovranno ora essere utilizzati per finanziare gli interventi di manutenzione e presidio del territorio strategici in queste aree del territorio regionale. Per quanto riguarda le aree urbane il progetto di legge chiarisce che dovranno pagare il tributo i proprietari di immobili che traggono un beneficio specifico e diretto dalle opere di bonifica.
Il Piano di classifica degli immobili del comprensorio di bonifica individuerà gli immobili esclusi o tenuti al pagamento e dovrà essere predisposto da ogni consorzio. Tra le novità del testo: l'obbligo a contribuire alle spese del consorzio per chiunque scarichi acqua nei canali consortili; la possibilità per il consorzio di bonifica e il servizio idrico integrato di accordarsi per una riscossione unitaria dei tributi e, in casi particolari, per una gestione concordata delle reti. Stabilisce poi che i canali di bonifica potranno essere utilizzati per usi diversi da quello irriguo e che i tributi di modesto importo saranno riscossi ogni due o tre anni al raggiungimento di una soglia minima.
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Fonte: Regione Emilia Romagna