Cifre dal fronte. Un fronte che in qualche modo si può considerare di guerra. Una guerra che dura ininterrottamente da oltre 115 anni. Era infatti il 17 agosto 1896 quando rimase uccisa la prima persona da un'automobile. Da allora circa 25 milioni di persone hanno perso la vita in incidenti stradali. Cioè più o meno 500 volte i morti dovuti agli incidenti aerei. Ma per chi pensasse che i tempi antichi fossero migliori di quelli moderni, è bene ricordare che nel 1930, nella sola Gran Bretagna, vi erano poco più di un milione di auto in circolazione. Eppure quel anno morirono 7.300 persone, cioè più del doppio dei morti registrati nel 1999, quando di macchine in circolazione ve n'erano ormai 27 milioni. Vale a dire 130 morti per milione di macchine, con un calo verso il 1930 di oltre il 98%. Adesso, i Paesi maggiormente colpiti dagli incidenti stradali sono quelli emergenti, dove si verifica il 70% dei decessi. Il 65% delle persone uccise, per giunta, sono pedoni. Se poi il trend statistico attuale dovesse continuare immutato, si stima che ogni anno sono destinate a morire 1,17 milioni di persone, cioè 2,2 persone al minuto. A questi vanno aggiunti i circa 10 milioni di persone che verranno ferite o menomate. Secondo la proiezione di uno studio dell'Harvard University e dell'Oms, nel 2020 gli incidenti stradali saranno diventati la terza maggiore causa di morte e di lesioni permanenti al mondo. A oggi, sono già la seconda causa di morte prematura per uomini di età compresa tra i quindici e i quarantaquattro anni, superati soltanto dall'Hiv/Aids.

 

Bayer: un piede sul freno

 

Non è un caso quindi che Bayer abbia individuato nelle stragi automobilistiche il tema principe del suo quarto impegno cinematografico, dopo aver affrontato temi come quello degli anziani, degli handicap e della fuga dei cervelli dal mondo scientifico italiano. Stragi i cui numeri si presentano da soli: in Italia ogni anno si verificano 210.000 incidenti stradali, i quali causano oltre 5.000 decessi e 310.000 feriti. Il lungometraggio di Ettore Pasculli porta un titolo emblematico: "Asfalto rosso" (www.asfaltorosso.org). L'ambiente è quello delle discoteche, dell'alcol e delle corse illegali in automobili. Un gruppo di ragazzi dissennati vive di adrenalina e di pericolo. Per sé e per gli altri. Vi è però anche una figura positiva: un pilota rimasto paraplegico a seguito di un incidente, non in pista ma in un incidente stradale. Fra l'ex-pilota e una delle ragazze del "branco" nascerà qualcosa che... Ed è bene fermarsi qui.
"Al mio 22° film mi sono cimentato con un'emergenza nazionale che coinvolge principalmente i giovani - chiarisce Ettore Pasculli regista e produttore con il Nuovo Cib del film - La guida spericolata e la mancanza di punti di riferimento. Quale strumento migliore se non il cinema per indagare e rappresentare uno stato di malessere che spesso trascende e degenera in tragedia? Anche questa volta il parallelismo con lo sport e le sue regole può trasformarsi in un messaggio positivo".
Nel film trovano spazio anche personaggi ben noti del mondo dello spettacolo, come Susanna Messaggio ed Edoardo Raspelli. La prima interpreta la moglie di un pilota, rimasta sfregiata in un incidente. Il secondo invece ricalca il ruolo di un viticoltore, che cerca di insegnare il corretto approccio al piacere del vino e degli alcolici, stando alla larga dagli abusi.
"Asfalto rosso" ha avuto come partner la comunità di San Patrignano, la Fondazioni Veronesi, l'associazione Familiari e Vittime della strada e l'autodromo di Monza. Verrà presentato anche in diverse università italiane, per condividerne i contenuti con le migliaia di studenti, giovani, che potrebbero essere infettati dal virus del pericolo automobilistico. Questo perchè su www.asfaltorosso.org è riportato anche il risultato di un'indagine svolta su un centinaio di giovani universitari che hanno condiviso il tema giovani/alcol/guida.