“Le recenti dichiarazioni del direttore della Fao sulla necessità dell’impiego della chimica di sintesi e sulle difficoltà di applicazione dell’agricoltura biologica nei Paesi in via di sviluppo ci lasciano perplessi e meritano un chiarimento” ha dichiarato il presidente di FederBio, commentando le affermazioni di Jacques Diouf secondo il quale, per sfamare il pianeta, non si può fare a meno dell’utilizzo degli input chimici. “Eppure l’agricoltura biologica, proprio nei Paesi in via di sviluppo, è risultata essere molto produttiva, soprattutto nelle aree in cui vi è scarsità di risorse. E’ provato che non solo il biologico richieda costi più bassi, ma che può portare ad avere, specie nel lungo periodo, rese uguali o addirittura superiori all’agricoltura convenzionale contribuendo a ripristinare la sostanza organica nel terreno e, quindi, a difendere i suoli dalla siccità e dalla desertificazione, effetti tipici di un’agricoltura basata sull’impiego di fertilizzanti chimici di sintesi”, Secondo Carnemolla “esistono esempi numerosi, citati anche dal prestigioso Worldwatch Institute dell’Università di Cardiff o dell’Ifad, International found for agricolture development, che indicano come le coltivazioni con il metodo biologico contribuiscano realmente a migliorare la qualità di vita degli agricoltori nel Terzo Mondo, conservando le loro risorse, aumentando la loro produzione, rendendoli autosufficienti e non costretti a pagare per l’acquisto degli input chimici e delle sementi.