Per ora la peste suina africana si è fermata ai cinghiali e nessun caso è segnalato nei suini.
Merito delle misure di biosicurezza attuate negli allevamenti e delle pronte misure di controllo messe in atto dalla autorità sanitarie.
I comuni interessati sono 114, che si trovano in Piemonte (78) e in Liguria (36).
Nelle aree interessate sono scattate le misure previste dal Ministero della Salute di concerto con quello delle Politiche agricole.

Queste prevedono che per sei mesi nei territori coinvolti siano sospese la caccia e altre attività, come la raccolta di funghi e tartufi, la pesca e più in generale le attività sportive, ad esempio il trekking e la mountain bike.
Divieti finalizzati ad evitare che animali selvatici possano essere spaventati dalle attività dell'uomo e siano indotti a spostarsi dalle aree frequentate abitualmente, contribuendo così alla diffusione del virus.
Resta ammessa, come intuibile, la caccia di selezione al cinghiale.


Scattano nuovi obblighi

Importanti le conseguenze dirette per gli allevamenti nella zona infetta.
Al primo posto la verifica dei dati contenuti nella Banca dati nazionale della zootecnia, attuando un aggiornamento del censimento di tutte le aziende ove sono presenti suini.
Pesanti le misure per gli allevamenti bradi e semibradi, con obbligo di abbattimento e divieto di ripopolamento per almeno sei mesi.

Macellazione anche per gli allevamenti familiari, mentre per gli allevamenti di tipo commerciale si procede con macellazioni programmate e divieto di riproduzione e ripopolamento.
Per tutti gli animali venuti a morte scatta l'obbligo di controllo virologico.
Per gli allevamenti che si trovano nella zona infetta è previsto il divieto di movimentazione dei suini, ad eccezione di quelli destinati al macello, ma solo dopo autorizzazione.
Analogo divieto di movimentazione per le carni fresche e per i loro prodotti.


Il sistema Classyfarm

Nelle aree confinanti con la zona infetta, e per un raggio di 10 chilometri da questa, si accentuano le operazioni di ricerca delle carcasse di suini selvatici e si riducono le attività di caccia.
Anche in questo caso è previsto un censimento delle aziende per aggiornare la Banca Dati Nazionale Zootecnica.
Così pure è previsto il controllo virologico di ogni suino morto e misure di biosicurezza rafforzate, in particolare nel caso di allevamenti semibradi.
Il metodo da seguire è quello previsto dalle apposite check list del sistema Classyfarm.
Gli allevamenti semibradi sono obbligati a garantire l'effettiva separazione degli animali, tale da impedire il contatto con i cinghiali.


Parola d'ordine, prevenire

Tante precauzioni sono indispensabili per evitare che il virus della peste suina africana possa diffondersi ulteriormente e soprattutto entrare in un allevamento di suini.
Per questa patologia, come già approfondito da AgroNotizie, non esiste una terapia e alla forte mortalità si accompagnerebbe il blocco delle attività della filiera suinicola.

Sebbene la malattia sia confinata ai cinghiali, alcuni paesi, come Taiwan. Giappone, Cina, Serbia, Cuba e Brasile, hanno deciso di bloccare le importazioni di prodotti della filiera suinicola provenienti dall'Italia.
E' immaginabile che un'estensione ai suini di questa virosi finirebbe con il bloccare del tutto il nostro export, con danni incalcolabili.
Già oggi le valutazioni di Assica, l'Associazione delle Industrie di Trasformazione delle Carni, valuta il danno in circa 20 milioni al mese, che potrebbe presto aumentare se analoghi divieti scatteranno in altri paesi.

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Il poster diffuso dal Ministero della Salute per evitare il diffondersi della peste suina africana


I primi aiuti

A sostegno del settore suinicolo, già alle prese con una lunga crisi di mercato, arrivano ora le misure previste dal decreto legge Sostegni Ter, approvato in questi giorni.
Due i fondi che vi sono presenti: il Fondo di parte capitale per gli interventi strutturali e funzionali in materia di biosicurezza, con una dotazione di 15 milioni di euro e il Fondo di parte corrente per il sostegno della filiera suinicola, con una dotazione di 35 milioni di euro per indennizzare gli operatori danneggiati.
Sarà il Ministero per le Politiche Agricole a stabilire modi e importi di erogazione di queste provvidenze, che saranno soggette ai limiti previsti da Bruxelles per gli aiuti di stato. Per coordinare gli interventi sarà nominato come "Commissario" straordinario interregionale un responsabile dello Zooprofilattico, già attivo nel contrasto alla malattia.