Si conferma anche in settembre l’andamento positivo della suinicoltura italiana, che prosegue ininterrottamente da luglio.
L’indice di redditività degli allevamenti calcolato dal Crefis, il Centro per le ricerche economiche sulle filiere sostenibili dell’Università Cattolica di Piacenza, diretto da Gabriele Canali, può così salire del 9,7% rispetto al mese di agosto.
Un risultato reso possibile dall’aumento delle quotazioni dei suini da macello pesanti e dal contemporaneo calo dei prezzi del mais, una fra le materie prime più importanti nell’alimentazione dei suini.

A ricordarci che per i primi sei mesi dell’anno la dinamica che ha caratterizzato l’allevamento suinicolo italiano è stata molto negativa, c’è la variazione della redditività su base tendenziale (ovvero di un mese sullo stesso mese dell’anno precedente) che a settembre è pari a -11,7%.
 

Il mercato

Dal lato del mercato, a settembre il prezzo medio mensile dei suini da macello destinati al circuito tutelato è stato pari a 1,531 euro/kg, in crescita del 9,7% su base mensile ma in calo dell’8% rispetto a settembre 2019.
In aumento anche le quotazioni dei suini da macello pesanti destinati al circuito non tutelato, con il prezzo medio mensile pari a 1,418 euro/kg: +9,9% la variazione congiunturale e -9% quella tendenziale.

Salgono a settembre anche i prezzi dei suini da allevamento; in particolare, il prezzo dei capi di 30 kg è salito del 7%, arrivando a 2,364 euro/kg; un valore peraltro inferiore del 9,6% rispetto a quanto registrato nello stesso periodo dell’anno scorso.


I risultati dei macelli

A causa dell’aumento dei costi per l’approvvigionamento dei capi da macello, cala a settembre la redditività della macellazione dei suini: -5,6%, secondo l’indice Crefis, rispetto ad agosto.
Da aggiungere che il livello di remuneratività dei macelli si mantiene però più elevato del 6,2% rispetto a settembre 2019.
Peraltro, sempre a settembre, il mercato dei tagli freschi ha mostrato importanti segni positivi.
Le quotazioni delle cosce fresche pesanti destinate a produzioni tipiche sono salite infatti a 3,743 euro/kg: +8,5% a livello congiunturale, ma -11,6% a livello tendenziale.

E nell’ultimo mese sono aumentati anche i prezzi delle cosce fresche destinate a produzioni non tipiche, con variazioni su base mensile pari a +9%; mentre la variazione su base annuale è negativa (-16,5%).
Bene anche i prezzi dei lombi: il “taglio Padova” è salito dello 0,6% rispetto al mese precedente, raggiungendo il valore di 3,875 euro/kg (+5,8% la variazione tendenziale).
 

Prosciutti, meglio ma non troppo

Dopo mesi di valori stabili, a settembre cresce, seppur lievemente, la quotazione del Prosciutto di Parma Dop.
Per il prodotto pesante il prezzo medio mensile ha raggiunto 7,838 euro/kg; +0,5% su agosto.
Si tratta di quotazioni comunque bassissime, tanto che la variazione tendenziale è pari a -2%. Il modestissimo incremento dei prezzi di vendita dei prosciutti stagionati non ha tuttavia controbilanciato il costo di acquisto delle cosce fresche sostenuto dagli stagionatori un anno fa, e così la redditività del segmento segna -5% per le cosce pesanti; la variazione tendenziale è però positiva e pari a +7,8%.

Nell’ultimo mese sono aumentate anche le quotazioni dei prosciutti non tipici, con valori di 6,125 euro/kg per la tipologia pesante (+0,8% a livello congiunturale e +2,1% a livello tendenziale).
Sale così anche la redditività della stagionatura dei prosciutti generici, ma solo a livello congiunturale (+3%), mentre a livello tendenziale rimane negativa (-12,3%).
Si riduce così a settembre il differenziale di redditività tra le produzioni Dop pesanti e quelle generiche, rimanendo comunque positivo, e dunque a favore delle prime (+11,3%).