Un piano strategico per il settore, articolato sul territorio che trovi concrete adesioni anche da parte delle Regioni maggiormente vocate alla produzione di latte e che permetta alle aziende zootecniche da latte di avere reali certezze per il futuro. E' questa la proposta lanciata oggi a Milano dalla Cia - Confederazione italiana agricoltori nel corso del Forum nazionale sul settore zootecnico del latte bovino.

 

Il settore - è stato rilevato nel corso del Forum, presieduto dal presidente della Cia Giuseppe Politi - deve fare i conti con grandi cambiamenti che mettono a rischio il reddito dei produttori. E' dunque urgente - nota la Cia - definire una visione strategica e realizzare azioni concrete. Da qui l'esigenza di concertare rapidamente un forte impegno condiviso tra le organizzazioni di rappresentanza del settore, il Governo e le Regioni.

 

La filiera produttiva è caratterizzata da una ridotta dimensione economica e fisica, da un'insufficiente presenza delle strutture organizzate di aggregazione del prodotto nella fase agricola-allevatoriale, da notevoli flussi di importazioni di materie prime, semilavorati e derivati del latte, da una complessità dei canali commerciali, soprattutto nelle aree del Sud e per i prodotti freschi.

 

Sul mercato nazionale, secondo la Cia, l'azione della Grande distribuzione organizzata, per mantenere i propri margini commerciali, impone condizioni contrattuali alla filiera deprimenti nel prezzo e nella qualità. Ciò determina una continua compressione al ribasso del valore aggiunto nei soggetti della filiera, dove in particolare ne fanno le spese gli allevatori, compresi quelli organizzati nelle strutture cooperative. 

 

Per questo motivo la Cia intende continuare a incalzare la Gdo per un confronto sulle nuove tipologie contrattuali, finalizzate alla valorizzazione delle produzioni di qualità legate al territorio.

 

Per quanto riguarda le strutture associative, la via da seguire è quella cooperativa, una componente essenziale nell'equilibrio dei mercati. Grazie a un'azione unitaria del mondo agricolo e della cooperazione è possibile attuare un'efficace strategia di difesa e valorizzazione del sistema allevatoriale italiano e della produzione lattiero-casearia nazionale.

 

D'altra parte, dal Forum è emerso che una delle criticità del settore è sicuramente la sporadicità dei rapporti interprofessionali. Il confronto con l'industria di trasformazione del latte è diventato, di anno in anno, ancor meno strutturato e focalizzato, e quando si verifica solo sulla formazione del prezzo. Vi è, infine, da rimarcare l'assoluta assenza di una vera "interprofessione" che andrebbe costruita con la presenza importante della rappresentanza della Gdo, elemento ormai fondamentale nella costruzione della catena del valore.

 

Al Forum spazio anche per la nuova Pac: importante il superamento delle quote produttive, mentre i criteri di regionalizzazione degli aiuti saranno un fattore di selezione delle imprese e condizioni di concorrenza tra zootecnie europee, che già scontano disuguaglianza nelle norme ambientali, sanitarie, della sicurezza, del lavoro e nella crescita sociale. 

 

Per quanto riguarda l'articolo 62 del DL 1/ 2012 sulla regolamentazione della cessione di prodotti agricoli e alimentari, la Cia ha fatto sapere di essere impegnata ad apportare alcune modifiche migliorative, a partire dall'esclusione dei mangimi e dei mezzi tecnici acquistati dagli imprenditori agricoli per l'allevamento del bestiame aziendale.

 

Infine, il problema dei costi di produzione. A fronte di una costante difficoltà del prezzo, in questi anni gli oneri aziendali hanno subito una vera e propria impennata dovuta all'aumento dei mangimi, dei listini energetici e dei condizionamenti ambientali e burocratici. Ed è proprio la semplificazione amministrativa a rappresentare un obiettivo prioritario per un sostegno concreto allo sviluppo e alla competitività delle imprese.