Quando si ha a che fare con prodotti a molteplice uso come il rame le valutazioni delle agenzie europee lasciano sempre un po' increduli, tanto è particolare e spinoso l'argomento.

 

La duplice attitudine del metallo a essere un nutriente essenziale per la vita e contemporaneamente un contaminante da tenere monitorato ha sempre mal convissuto con le metodiche attualmente utilizzate per la valutazione del rischio per i consumatori che lo assumono attraverso la dieta.

 

Sono passati già sette anni da quando fu pubblicato il primo documento Efsa sulla valutazione del rischio dei prodotti rameici per il consumatore, nell'ambito della revisione degli Mrl prevista dall'articolo 12 del regolamento 396/2005.

 

Ricordiamo che questo articolo prevede che per ogni sostanza attiva approvata nella Unione europea l'Efsa debba valutare i limiti massimi di residuo per quella sostanza attiva sulle derrate alimentari e verificare se costituiscono un rischio accettabile per il consumatore.

Allora il risultato fu abbastanza sconcertante, vista l'inadeguatezza dei modelli utilizzati per i prodotti fitosanitari quando si applicano a sostanze miste nutrienti/contaminanti come i rameici. In particolare ha fatto molto discutere la proposta di eliminare la vite da vino come misura di mitigazione per diminuire l'esposizione del consumatore, non essendo possibile ridurre il fondo naturale delle altre fonti di rame che costituisce il maggior contributo alla dieta.

Ovviamente non se ne fece nulla ma si continuò a lavorare per risolvere questo dilemma.

 

A febbraio del 2023 l'Efsa ha pubblicato un aggiornamento della valutazione tossicologica dei rameici, da cui l'Adi (Acceptable Daily Intake) è stata ridotta da 0.15 a 0.07 mg/kg bw day. Questo avrebbe significato solo una cosa: ridurre ancora i limiti massimi di residuo. Questo nuovo endpoint tossicologico fu ufficializzato dallo Scopaff a dicembre del 2024, fatto che ha reso necessario proporre dei nuovi limiti di residuo sulle derrate alimentari.

 

La patata bollente è stata, come sempre, affidata all'Efsa che ha prodotto un documento dove ha aggiornato tutte le valutazioni del rischio per il consumatore sia sulla base delle prove residui prodotte dai notificanti della sostanza attiva come prodotto fitosanitario, sia sulla base dei risultati dei campionamenti delle derrate alimentari di tutta Europa. Il risultato è stato che l'agenzia ha proposto due differenti tipi di Mrl, uno compatibile con le prove residui relative all'uso come prodotto fitosanitario e l'altro basato sui risultati delle varie indagini campionarie.

 

La Commissione e gli Stati membri, i risk managers, dovranno poi scegliere quali Mrl applicare in funzione delle varie situazioni e dell'importanza degli usi del celebre metallo in fitoiatria. Non siamo ancora alla completa accettazione del fatto che per via del meccanismo di omeostasi non sarebbero necessari Mrl, cosa vera ma entro alcuni limiti, ma riteniamo sia un passo avanti rispetto alle proposte piuttosto singolari formulate nel 2018.

 

Alcuni esempi

Su agrumi l'attuale MRL è 20 mg/kg, l'Efsa propone 15 basato su prove residui o 2 basato sui risultati delle indagini campionarie.

 

Per la vite (sia da vino che da tavola) l'attuale limite è 50 e l'agenzia propone 100 basato su prove residui o 4 basato sui risultati delle indagini campionarie.

 

Infine un ortaggio: per la lattuga l'attuale limite è 100 e l'agenzia propone 150 basato su prove residui o 2 basato sui risultati delle indagini campionarie.

 

Siamo molto curiosi di vedere come verrà modificato il regolamento 396/2005 e quali LMR verranno alla fine adottati.

 

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