Fra le avversità del pero, coltura già di per sé particolarmente afflitta da patogeni e parassiti, rientra anche l'eriofide rugginoso (Epitrimerus pyri). Questo acaro è particolarmente diffuso nelle aree piricole emiliano-romagnole, risultando particolarmente dannoso su cultivar come William, Decana del Comizio e Guyot, la cui buccia chiara rende più evidenti le alterazioni provocate dall'eriofide sui frutti.


Le fasi biologiche dell'eriofide rugginoso

A svernare sono le femmine deutogine di Epitrimerus pyri, cioè prive dei tubercoli ventrali. Lo svernamento avviene per gruppi nascosti fra le asperità della corteccia, oppure alla base e sotto le perule delle gemme. Alla schiusura di queste ultime, gli eriofidi migrano sulle giovani foglie e sui mazzetti fiorali dove iniziano a nutrirsi e a deporre le uova.


A seguire, giungeranno le generazioni di femmine protogine, con i tubercoli ventrali, nonché i maschi, dando vita alle successive generazioni dell'acaro. Queste causano dapprima una colorazione bruno-rugginosa delle foglie, le quali si piegano longitudinalmente assumendo una consistenza cuoiacea per poi cadere. 


Oltre alla filloptosi, nei giovani frutticini si manifesta una diffusa rugginosità nella zona calicina, rugginosità che nei casi più gravi può interessare l'intero frutto, verificandosi perfino screpolature e spaccature dell'epicarpo.


Le soluzioni della fitoiatria


Al 13 giugno 2023 ammontano a 6 le sostanze attive, distribuite in 19 i formulati commerciali autorizzati contro l'eriofide rugginoso del pero. Di questi, ben 11 sono quelli a base di olio minerale, da impiegarsi contro l'afide fra gemme chiuse e mazzetti divaricati, a dosi generalmente comprese fra i 15 e i 40 litri per ettaro, a seconda dei formulati. Il prodotto agirà infatti per contatto sulle uova e sulle prime forme mobili degli acari.

 

A seguire, le sostanze attive risultanti dalla ricerca su Fitogest.com:

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