I ritardi nei rinnovi dell'approvazione europea dei principi attivi ad attività fitosanitaria sono da tempo nel mirino degli ambientalisti che vedono le conseguenti proroghe nelle scadenze come una illecita concessione fatta a rischio dell'uomo e dell'ambiente. Ma sarà veramente così? Facciamo un po' di chiarezza.


L'azione legale

Pan Europe ha presentato azione legale contro la sesta proroga della scadenza dell'approvazione Ue del fungicida dimoxystrobin, la cui scadenza naturale sarebbe stata nel 2016, affermando che i conseguenti sei anni di ritardo nel prendere la decisione hanno contribuito a mantenere in commercio un prodotto non completamente valutato secondo lo stato dell'arte e che quindi potrebbe costituire un rischio inaccettabile per l'uomo e l'ambiente.

 

Lo status di candidato alla sostituzione (attribuito dal regolamento 2015/408 per le sue caratteristiche di persistenza ambientale e tossicità, sulla base di un'analisi condotta da un consulente per conto della commissione UE) e la classificazione tossicologica "importante" (contemporaneamente cancerogeno e tossico per la riproduzione di categoria 2, come pubblicato sul regolamento 790/2009), non giocano decisamente a favore del mezzo tecnico.


Sei proroghe possono bastare

Indubbiamente sei proroghe e sei anni di ritardo nel rinnovo dell'approvazione Ue della sostanza, fatto tutt'altro che infrequente, testimoniano oltre ogni ragionevole dubbio che il sistema semplicemente non funziona e va completamente riformato.

 

Come dettagliato nella documentazione pubblicata sul sito del Pan Europe, le cause dei ritardi vanno equamente distribuite tra tutti gli attori della filiera, dallo stato relatore Ungheria che ha impiegato quattro anni per redigere la cosiddetta "RAR" (Renewal Assessment Report, il riassunto della valutazione del dossier presentato dai notificanti) contro un tempo massimo di dodici mesi, all'Efsa, che avrebbe dovuto redigere la sua peer review (revisione critica della valutazione e risultato della consultazione tra gli Stati membri) entro pochi mesi e invece non ha ancora terminato.

 

La Commissione che non ha potuto fare altro che prorogare il tutto sapendo di attirarsi le ire degli ambientalisti che puntualmente sono arrivate.


Candidati alla sostituzione sì o no?

Una delle principali argomentazioni sollevate nell'azione legale è lo status di candidato alla sostituzione del dimoxystrobin.

 

Tuttavia, prendendosi la briga di andare a leggere i vari regolamenti, apprendiamo che questo status è stato attribuito con il regolamento 2015/408, in cui – anche in questo caso in tutta fretta perché anche allora si era in ritardo – è stata pubblicata una lista di candidati alla sostituzione redatta da un consulente nominato dalla Commissione Ue che ha analizzato la documentazione disponibile a quell'epoca, da cui emergeva che la strobilurina in questione aveva i requisiti per il poco invidiato status per la sua persistenza ambientale e tossicità.

 

Tuttavia nel riassunto della valutazione del dossier di rinnovo, lo stato relatore Ungheria non propone la sostanza come candidata alla sostituzione, avendo probabilmente esaminato una documentazione più approfondita di quella a disposizione del consulente che ha redatto la lista pubblicata nel 2015.


Pericolo pubblico o no?

Ma veniamo all'accusa più infamante, quella di mantenere in commercio un prodotto che può causare rischi inaccettabili per l'uomo e l'ambiente.

 

L'articolo 21 del regolamento 1107/2009 serve proprio a prevenire queste situazioni: la commissione può riesaminare in qualsiasi momento l'approvazione delle sostanze attive su richiesta di un qualsiasi Stato membro. Poiché la dimoxystrobin è autorizzata in 15 Stati membri (Austria, Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Germania, Estonia, Francia, Croazia, Ungheria, Lettonia, Lussemburgo, Lituania, Polonia, Romania e Slovacchia), le occasioni per fare questa verifica non sarebbero mancate.

 

Ovviamente la classificazione tossicologica della sostanza richiede molta prudenza, ma questo aspetto è noto sin dal 2009 e gli utilizzatori sono sempre stati debitamente avvertiti delle criticità del prodotto.


Ci rimette anche l'agricoltore

A parte la tossicità del prodotto di cui abbiamo appena discusso, le lungaggini nel rinnovo delle sostanze attive danneggiano anche gli agricoltori, in quanto limitano fortemente la concorrenza ritardando notevolmente l'arrivo dei generici, con conseguente mancata riduzione dei costi di produzione, che stanno aumentando vertiginosamente per via della crisi energetica.

 

Di questo dovrebbero preoccuparsi sia il commissario Ue alla concorrenza che le organizzazioni dei produttori, che per le inefficienze del sistema si vedono costretti ad agire in regime di quasi monopolio per molti anni più del tollerabile.


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