Prima dell'avvento della rivoluzione verde gli agricoltori avevano ben pochi strumenti a disposizione per proteggere le piante da insetti e microrganismi patogeni. Ci si affidava soprattutto al rame, nelle sue varie forme, alla calce e a composti di origine organica, come ad esempio i macerati di ortica. Soluzioni che tuttavia in quanto ad efficacia e praticità d'uso non erano neppure lontanamente paragonabili agli agrofarmaci di sintesi che hanno iniziato a comparire sul mercato nel Dopoguerra. E infatti nelle culture industriali queste tecniche sono state presto abbandonate.

L'utilizzo di composti bioattivi di origine naturale sta tuttavia tornando alla ribalta. Da un lato l'Unione europea, attraverso la Pac e il Green new deal (nello specifico la strategia From farm to fork) sta spingendo per una maggiore sostenibilità dell'agricoltura e tra gli strumenti che sostiene c'è anche l'impiego di agrofarmaci di origine biologica. Dall'altro i consumatori chiedono con insistenza sempre maggiore alimenti prodotti in maniera sostenibile per l'ambiente e le comunità territoriali.

In questo quadro si inserisce il progetto Susincer, finanziato dalla Fondazione Cariplo, che vede i ricercatori del Crea impegnati nello sviluppo di sostanze attive ad azione fungicida a partire dagli scarti di rucola e patata.

"Si tratta di un tentativo di coniugare difesa ed economia circolare, un paradigma dove gli scarti delle produzioni agroalimentari non diventano rifiuto da smaltire ma nuova risorsa per la produzione di beni ad alto valore aggiunto", spiega Carlotta Balconi, ricercatrice del Crea.
 

Rucola e patata a difesa di frumento e mais

Il progetto, iniziato ufficialmente il primo settembre e della durata di tre anni, proverà ad estrarre composti bioattivi dalle bucce di patata, scartate dall'industria agroalimentare, e dagli scarti di rucola generati nel confezionamento di insalate per la quarta gamma. L'obiettivo è quello di utilizzare questa biomassa per estrarre composti bioattivi ad azione antifungina. Tali composti verranno poi testati su frumento e mais, in vitro e in campo, contro le principali avversità micotiche, confrontandone l'efficacia rispetto agli agrofarmaci oggi sul mercato.
 
Il ciclo del progetto

Nella cerealicoltura e nella maidicoltura infatti i funghi, oltre a rappresentare una minaccia per la produttività del campo, sono anche una incognita a livello di sanità della granella. Essi sono infatti responsabili della produzione di micotossine che rappresentano un rischio per la sicurezza degli animali e dell'uomo. E per l'agricoltore sono motivo di declassamento delle derrate che vengono pagate in maniera anche sensibilmente minore nel caso in cui i livelli di contaminazione superino certe soglie.

"L'obiettivo del progetto Susincer è quello di sviluppare un'alternativa efficace e sostenibile agli agrofarmaci tradizionali. Intendiamo selezionare molecole che possano assicurare una difesa efficace delle colture ad un costo competitivo rispetto ai prodotti oggi sul mercato", spiega Carlotta Balconi. "Le ricadute sarebbero positive sia per l'ambiente, in quanto verrebbero impiegate quantità minori di agrofarmaci di sintesi, sia per gli agricoltori, che avrebbero un ulteriore strumento a difesa a disposizione".