Proprio a tal proposito, Agronotizie ha intervistato Marco Valerio Del Grosso, presidente di A.N.Te.S.I.A. (Associazione Nazionale Tecnici Specialisti In Agricoltura), struttura, senza scopo di lucro, fondata a Battipaglia nel 2005 con l’intento di promuovere e armonizzare l’assistenza tecnica nelle aziende agricole in Italia.
Dottor Del Grosso, pare che i tripidi stiano divenendo un’avversità di sempre più difficile controllo su fragola. Al momento quale orizzonte si prospetta per chi debba consigliare una strategia in una azienda agricola?
“Spinosad per molto tempo si è mostrato risolutivo, ma ora non è più come prima. Solo 5-6 anni fa con un solo trattamento si teneva sotto controllo i tripidi per un mese e per di più funzionava anche sulle nottue. In certe zone italiane spinosad funziona ancora, ma nell’area del Sele non pare bastare più su fragola. Fra gli altri prodotti vi è anche acrinatrina: funziona ma ha sette giorni di carenza e in serra genera vapori sgradevoli. In più la dose è stata ridotta rispetto al passato. Viene quindi applicata un po' come soluzione estrema quando il tripide è, per così dire, ‘scappato’. È cioè un prodotto che risolve le emergenze e per questo la Regione Campania l'ha reinserito in deroga su fragola, proprio perché si sono resi conto che comunque in certi casi serviva”.
Oltre a spinosad e acrinatrina, quali altre soluzioni possono essere utilizzate?
“Restando nel campo della chimica vi sono ancora clorpirifos metile e lufenuron. Del primo va detto che ha però 14 giorni di intervallo di sicurezza: veramente troppi su fragola. Del secondo è bene ricordare che si mostra efficace solo sugli individui giovani”.
E fuori dal campo della chimica tradizionale?
“Funziona molto bene Orius levigatus. Da circa tre anni osserviamo buoni risultati, come pure bene si comporta l'Ambyiseius cucumeris, acaro fitoseide, predatore. Orius in molti casi è capace da solo di controllare le infestazioni, ma ha bisogno di luce e calore. Se si pensa che le fragole al sud cominciano a fiorire a dicembre, in quei momenti l’Orius è, come dire, un po’ intorpidito. Il tripide arrivano cioè quando ancora l'Orius "dormicchia". In tal caso le infestazioni possono partire e poi diviene più difficile controllarle. Per esempio, con le alternanze di caldo-freddo di quest'anno l’Orius in diverse serre non ha funzionato molto bene. Oltre ai predatori si può poi contare su Beauveria bassiana, un fungo che parassitizza gli insetti. La sua efficacia si esalta quando posta in miscela con gelatina oppure con spinosad. In ogni caso, un trattamento non basta e va quindi ripetuto. In miscela, peraltro, funziona anche abamectina, specialmente su individui giovani, ma anche quest’ultima ha sette giorni di carenza”.
Quindi un uso combinato di mezzi chimici e biologici pare la via da seguire per controllare i tripidi su fragola?
“Come detto ogni serra è storia a sé. A volte basta il solo Orius, altre si deve ricorrere a programmi di difesa basati anche su mezzi chimici. Certamente, dopo aver lanciato l’Orius, che ha costi abbastanza elevati, ci si pensa due volte prima di effettuare un trattamento che lo possa falcidiare. Fra i pregi della Beauveria bassiana vi è proprio quello di non disturbare Orius. Pure spiromesifen, acaricida/insetticida utilizzato su fragola, non impatta questo beneficial”.
Ci sono dei fattori predisponenti all’attacco dei tripidi in serra?
“Certamente. Per esempio, lo sfalcio dell’erba al di fuori delle serre fa spostare i tripidi sulle fragole. Pure dalla coltura del pesco vi possono essere contaminazioni”.
In media, quante applicazioni vengono fatte su fragola contro i tripidi?
“Difficile a dirsi. È molto variabile di anno in anno e da zona a zona. Se l'Orius funziona non devi più trattare. Altri anni va invece integrato con le miscele di cui sopra: si può arrivare a 3-4 e forse più trattamenti. Talvolta si deve trattare almeno una volta ogni 7-10 giorni”.
E per Orius quale densità di popolazione appare ottimale?
“Buoni risultati si ottengono quando si hanno almeno 4-6 individui a metro quadrato. Oltre a Orius spesso si lancia anche il fitoseide contemporaneamente contro il ragnetto rosso.
I lanci di entomofagi costano parecchio, ma per fortuna vi è anche un finanziamento della Comunità europea grazie al quale le OP possono sostenere il 50% del costo, a tutto vantaggio degli agricoltori ed inoltre non lasciano residui di agrofarmaci sul prodotto, ovviamente!”.