Sembrava una tranquilla seduta del solito comitato dei rappresentanti delle autorità nazionali preposte all'autorizzazione dei prodotti fitosanitari (Standing Committee on the Food Chain and Animal Health – SCFCAH – sezione Plant Protection Products – Legislation) ma l'ufficializzazione di quanto è stato deciso il 26 febbraio scorso (direttiva 2009/77/CE della Commissione, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea L 172 del 1° luglio scorso) ha evidenziato quanto a volte possano essere restrittive le regole comunitarie per l'autorizzazione comunitaria degli agrofarmaci.
 
Clorsulfuron
La prima solfonilurea ad essere autorizzata in Italia, il clorsulfuron è stato iscritto in Annex 1 senza limitazioni, anche se sono previste delle informazioni che il notificante dovrà fornire entro il 1° gennaio 2010 (approfondimenti sulle specifiche della sostanza attiva) e delle aree di criticità di cui gli stati membri dovranno tenere particolarmente conto nella ri-registrazione dei formulati: protezione degli organismi acquatici e delle piante non bersaglio, protezione delle acque sotterranee nelle zone vulnerabili. La particolarità che sinora non avevamo mai notato è subordinare la richiesta di approfondimenti sulle caratteristiche tossicologiche e ambientali di cinque metaboliti all'eventualità di una classificazione della sostanza come cancerogeno. Mai richiesta potrebbe essere considerata maggiormente aleatoria: abbiamo avuto occasione di verificare come i tempi di approvazione e di successiva ufficializzazione della classificazione delle sostanze pericolose, complice anche l'enorme numero di composti in gioco, siano talvolta molto più lunghi di quelli dell'approvazione degli agrofarmaci. Non è raro che per aggiornare una classificazione sulla base di nuovi studi siano necessari diversi anni, per cui non saremmo affatto meravigliati che, nella malaugurata ipotesi che la madre di tutte le solfoniluree fosse giudicata cancerogena, i notificanti sarebbero chiamati a integrare la documentazione sui metaboliti, nel frattempo divenuti rilevanti, dopo il 2015.
 
Ciromazina
Insetticida regolatore di crescita autorizzato in Italia sin dal 1991, durante la valutazione ha evidenziato numerose criticità di natura ecotossicologica che hanno convinto la commissione e gli stati membri a concedere un'autorizzazione limitata alle colture in serra. Il notificante dovrà anche presentare approfondimenti sul comportamento nel suolo del metabolita “NOA 435343” e sul rischio per gli organismi acquatici entro la fine del 2011. Infine gli stati membri dovranno fare particolarmente attenzione alle acque sotterranee, alla protezione degli organismi acquatici e alla protezione degli insetti impollinatori quanto valuteranno i dossier per la conferma delle registrazioni dei formulati. Da segnalare che un metabolita rilevante di questo insetticida è la melamina, sostanza chimica normalmente utilizzata nel settore plastico, che nel 2008 aveva raggiunto la ribalta in quanto utilizzata da alcuni produttori cinesi di latte per innalzare artificiosamente il contenuto proteico di partite annacquate.
 
Dimetaclor
Erbicida per il colza e altre colture industriali, appartiene al gruppo delle cloroacetanilidi (alaclor, acetochlor, metolachlor, etc.) e non è autorizzato in Italia. Le criticità di natura ambientale legate ai numerosi metaboliti che potrebbero potenzialmente inquinare le acque sotterranee hanno convinto le autorità a limitarne l'utilizzo a 1 kg di sostanza attiva per ettaro, con l'obbligo di non trattare lo stesso appezzamento più di una volta ogni tre anni. Condividiamo le perplessità del lettore sul modo con il quale le autorità potranno controllare il rispetto di questa limitazione, degna di Bertoldo, che è stata probabilmente comminata con la consapevolezza che non verrà mai rispettata, con buona pace della direttiva 91/414, dei principi uniformi, e la tanto decantata attenzione della Comunità Europea verso le problematiche ambientali. Ulteriore ciliegina sulla torta l'obbligo, come già visto per il clorsulfuron, di presentare ulteriori informazioni su quattro metaboliti, qualora il prodotto risultasse cancerogeno, con tempistiche, come abbiamo già detto, tutte da immaginare.
 
Etofenprox
Nulla di particolare per l'insetticida valutato dall'Italia e portato all'iscrizione in annex 1 senza limitazioni ma condizionata dalla presentazione entro la fine del 2011 di una serie di informazioni di tutto rispetto: approfondimento del rischio per gli organismi acquatici, compresa l'analisi dell'attitudine della sostanza a interferire con il sistema endocrino. In fase di conferma della registrazione dei formulati gli stati membri dovranno curarsi particolarmente della sicurezza degli operatori e dei lavoratori, ancora della protezione degli organismi acquatici e della protezione di api e altri artropodi non bersaglio.
 
Lufenuron
“Sempre più difficile!” verrebbe da esclamare osservando la differenza tra gli usi proposti per questo regolatore di crescita (trattamenti fogliari su vite e pomodoro contro insetti ad apparato masticatore e succhiatore) e quanto approvato (trattamenti in serra oppure come esca all'interno di trappole). Questa divergenza di opinioni tra notificante e autorità è attribuibile alla notevole persistenza ambientale e alla possibile bioaccumulabilità della sostanza, oltre diverse criticità ecotossicologiche (rischio per uccelli, mammiferi, organismi del suolo, api, artropodi non bersaglio, acque di superficie e organismi acquatici in situazioni vulnerabili) che dovranno essere approfondite dagli stati membri in fase di conferma delle registrazioni dei formulati. Il notificante dovrà anche presentare ulteriori studi sulle specifiche entro la fine del 2009.
 
Penconazolo
La musica non cambia per il celebre triazolo: la presenza di un non meglio identificato metabolita e la mancanza di dati sul suo comportamento nelle acque sotterranee hanno causato, nonostante un dossier molto dettagliato, la limitazione del prodotto ai soli trattamenti in serra. Il notificante dovrà quindi trasmettere approfondimenti su questo metabolita “UFO” entro la fine del 2011.
 
Triallate
Uno degli ultimi erbicidi appartenenti alla classe chimica dei tiocarbammati (molinate, butylate, cicloate, eptc, thiobencarb, per citare solo i più noti), questo principio attivo non commercializzato in Italia è stato approvato senza restrizioni, anche se i notificanti dovranno trasmettere alla Commissione entro il 2011 una lunga serie di informazioni aggiuntive riguardanti il metabolismo nelle piante, il destino e comportamento ambientale di un metabolita, il potenziale di bioamplificazione nelle catene alimentari acquatiche, valutazione del rischio per i mammiferi che si nutrono di pesce e un approfondimento del rischio a lungo termine per i lombrichi.
 
Triflusulfuron
Approvazione con pesanti limitazioni anche per questa solfonilurea per la barbabietola da zucchero: massimo 60 g di principio attivo per ettaro, con l'obbligo di non trattare lo stesso appezzamento più di una volta ogni tre anni, e divieto di utilizzare come mangime le foglie delle colture trattate. Alla base di tutto ciò incertezze su metaboliti, che secondo i modelli di simulazione attualmente utilizzati possono raggiungere livelli di attenzione nelle acque sotterranee, che necessitano di una valutazione del rischio per il consumatore, potenzialmente esposto attraverso l'acqua potabile. Come per il clorsulfuron e il dimetaclor, anche il triflusulfuron potrebbe essere classificato cancerogeno. Se l'evidenza verrà confermata scatteranno tutta una serie di approfondimenti scientifici per i metaboliti IN-M7222, IN-D8526 e IN-E7710. Infine le solite raccomandazioni per la ri-registrazione dei formulati: valutazione del rischio dei metaboliti per il consumatore, protezione degli organismi acquatici e piante non bersaglio, contaminazione delle acque sotterranee.
 
Conclusione
Le pesanti limitazioni che per alcuni di questi principi attivi entreranno in vigore nel luglio del 2010 sono talvolta peggiori di quelle comminate per la prima volta nel 2006 agli oramai “magnifici sette” della prima lista (dinocap, flusilazole, carbendazim, procimidone, fenarimol, vinclozolin e metamidofos). Ci sentiamo tuttavia molto tranquilli nel prevedere per queste sostanze attive una sorte diversa da quella dei “magnifici sette”, attualmente quasi tutti presenti solo nei libri di fitoiatria. Le condizioni attuali sono infatti diverse: molte delle limitazioni sono state attuate a scopo cautelativo, non perchè ci sia un reale pericolo per l'uomo e l'ambiente ma perchè per rispettare le ben note scadenze molti studi già disponibili non sono stati valutati e/o non si è potuto attendere il completamento degli stessi. Con tutta probabilità entro un paio d'anni (la procedura non è mai stata applicata: nessuno è in grado di prevedere le tempistiche esatte) molti dei dubbi alla base delle limitazioni verranno fugati e i principi attivi così riabilitati potranno tornare ad essere mezzi tecnici per l'agricoltura a tutti gli effetti.