Rendere noti i provvedimenti volti a rivedere il regime di incentivazione della generazione elettrica tramite biomasse  e fornire chiarimenti sulla possibilità di utilizzare a fini energetici i sottoprodotti quali le potature del verde urbano e i residui della gestione e pulizia degli alvei fluviali, sono le due questioni che il Fiper - la Federazione italiana dei produttori di energia da fonti rinnovabili ha sollecitato in due diverse lettere recapitate al Governo, ai presidenti di Camera e Senato e ai ministri dello sviluppo economico Zanonato e dell'ambiente Orlando.

Concorrenza distorta
Come richiesto dall’Antitrust nella segnalazione inviata il 10 giugno scorso al Parlamento, al presidente del consiglio e al ministero dello sviluppo economico, le possibili distorsioni della concorrenza riconducibili al regime di incentivazione della generazione elettrica da biomasse e biogas, hanno spinto nella prima delle due lettere il presidente Fiper, Walter Righini, a chiedere sollecita indicazione dei provvedimenti che il legislatore intende prendere.
Distorsione segnalata all’Autorità nell'ottobre 2012 dalla stessa Fiper e che l'Autorità garante, aveva recepito riferendo di probabili distorsioni concorrenziali da eliminare, 'eventualmente rimodulando il livello degli incentivi individuali concessi per contenere la spesa complessiva'.

"L’Antitrust ha evidenziato, come noi sosteniamo da tempo, che nell’approvvigionamento della biomassa la concorrenza tra gli impianti è distorta quando solo alcuni di essi accedono ad incentivi mentre altri no - ha sottolineato Walter Righini. I primi, proprio grazie agli incentivi, possono offrire prezzi d'acquisto della biomassa artificialmente più alti imponendo agli impianti non incentivati, una spesa più elevata per il proprio approvvigionamento. Un aggravio che ha quale ulteriore conseguenza, soprattutto nel caso di impianti cogenerativi asserviti ad una rete di teleriscaldamento, di trasformarsi in prezzi del servizio calore più elevati per i consumatori".

Risparmiare con i sottoprodotti
Nella seconda lettera inviata al ministro dell’ambiente Andrea Orlando, la richiesta è  l’emanazione urgente del Decreto sui sottoprodotti - che avrebbe dovuto essere pronto alla fine della scorsa legislatura - per consentire l’impiego a fini energetici dei sottoprodotti, quali le potature del verde urbano e le biomasse recuperate dalla gestione e pulizia degli alvei fluviali.

Il Decreto Ministeriale del 6 luglio 2012, il cui obiettivo è premiare l’impiego delle biomasse residuali e disincentivare le colture dedicate, riconosce un bonus aggiuntivo sulla tariffa incentivante per chi utilizza biomasse residuali.
Per definire indicazioni precise utili ad avviare impianti secondo le linee guida indicate dal decreto, Fiper che in questi mesi si è confrontata con la Segreteria Tecnica del ministero, ha sollecitato anche il ministero dell'agricoltura affinchè pubblichi i dati sulla tracciabilità delle biomasse in filiera corta per le aziende che beneficiano degli incentivi nella produzione di energia rinnovabile.

Il problema, spiega Righini è che "alcune biomasse, tra cui i sottoprodotti della manutenzione del verde pubblico e la biomassa recuperata dalla manutenzione degli alvei fluviali, pur essendo riconosciute come sottoprodotti dalla tabella 1A del DM 6 Luglio 2012, non possono essere impiegate a fini energetici perché attualmente definite dal Testo unico ambientale rifiuti non pericolosi.
Questo significa che attualmente comuni come Milano o Roma che producono rispettivamente 80mila e 25mila tonnellate annue di biomassa, devono smaltire le potature del verde urbano affrontando una spesa di circa 50-60 euro a tonnellata quando potrebbero ricavarne un guadagno dalla vendita ai produttori di energia a biomassa
".


Stimata da Fiper in tre-quattro milioni di tonnellate annue, la quantità di residui di potature prodotta a livello nazionale, potrebbe rappresentare un guadagno pari a 50-60 milioni di euro invece di costituire un costo pari a 150-240 milioni di euro garantendo inoltre, la manutenzione del territorio e degli alvei fluviali, fondamentale per la prevenzione degli incendi e dei dissesti idrogeologici. Ciò porterebbe un ulteriore, notevole risparmio di spesa per la collettività quantificabile, complessivamente, in 210-340 milioni di euro all’anno.