Norman E. Borlaug vinse il Premio Nobel per la Pace nel 1970. Le motivazioni furono basate sul suo lavoro in campo agricolo. Borlaug fu personaggio tanto apprezzato da chi vedeva nella Rivoluzione Verde la via per combattere la fame nel Mondo, ma altrettanto fu disprezzato, e lo è tutt'oggi, da molti sostenitori di quell'agricoltura "alternativa" che vede come fumo negli occhi agrofarmaci, fertilizzanti e ogm.
Che i suoi lavori e i suoi pensieri piacciano o meno, Borlaug vagheggiò anche un premio che onorasse coloro che con il proprio lavoro avessero dato un contributo significativo e misurabile nel migliorare l'approvvigionamento alimentare del Mondo.
Il riconoscimento alle singole persone doveva essere secondo Borlaug come uno stimolo a stabilire nuovi modelli di comportamento che ispirassero altri a fare altrettano. A distanza di 16 anni la sua visione è stata realizzata attraverso il World Food Prize, creato infatti nel 1986.

I premiati dell'edizione 2013 sono stati il belga Marc Van Montagu e gli statunitensi Mary-Dell Chilton e Robert T. Fraley, grazie ai loro lavori incentrati sullo sviluppo e sull'applicazione di moderne biotecnologie rivolte all'agricoltura. Le loro ricerche stanno infatti rendendo possibile per gli agricoltori di tutto il Mondo coltivare ibridi con maggiori rese per ettaro e resistenze a insetti e malattie, come pure dotate di maggiori capacità di tollerare variazioni climatiche.
Marc Van Montagu è un biologo molecolare, già professore ordinario e direttore del Laboratorio di Genetica presso la Facoltà di Scienze all'Università di Gent, in Belgio. Ha anche coperto il ruolo di Direttore scientifico del Dipartimento di Genetica dell'Istituto interuniversitario fiammingo per la biotecnologia. Attualmente è Presidente della "lobby" European Federation of Biotechnology.
Mary- Dell Chilton è una delle fondatrici della moderna biotecnologia vegetale. Membro di Syngenta, fu la prima a lavorare nel 1977 sul Dna di Agrobacterium e sulla possibilità di inserirne frammenti all'interno di cellule vegetali. Mary- Dell Chilton ha un Dottorato di ricerca presso l'università dell'Illinois. In altre parole, le sue ricerche hanno aperto la strada alle prime piante transgeniche.
Infine Robert T. Fraley, il quale è laureato in Science presso l'università dell'Illinois ove ha poi conseguito anche un Dottorato di ricerca in microbiologia  e biochimica. Attualmente è Co-Presidente e Direttore del Plant Science Research Group di Monsanto
 

Applausi e polemiche

 
Non appena si è diffusa la notizia, sul web sono esplosi numerosi contributi a commento. Per lo più critici. Erroneamente (o disonestamente)  sdoganato come "premio Nobel per l'agricoltura", il premio è stato stigmatizzato da più parti, soprattutto quelle contrarie alle biotecnologie. Il fatto che due dei premiati siano legati una a Syngenta e l'altro a Monsanto ha fatto perdere letteralmente le staffe a chi verso queste società nutra da sempre un odio atavico.
Il World Food Prize, però, non è un "Nobel", bensì un premio che viene conferito da un gruppo di associati che invece nelle biotecnologie credono e investono. Quindi è del tutto legittimo che premino le persone che più si siano distinte su questo fronte.
Ragionando alla rovescia, sarebbe come se i sostenitori del Biotech si stracciassero le vesti nel caso Legambiente inventasse un premio sul fronte della preservazione delle specie in via di estinzione e poi conferisse riconoscimenti a esponenti di Wwf e Greenpeace che si fossero distinti per le loro attività in materia. Indipendentemente dal fatto che ognuno può disquisire sui criteri di assegnazione dei premi, fatta salva la specifica competenza del tema in oggetto, resta assodato che attaccare a prescindere i premi altrui è solo prova di miopia e di preconcetti, intrisi per lo più di ideologie e di stroncature pregiudiziali. Perché niente c'è di peggio di colui che creda di avere la verità ben custodita nelle proprie tasche e la voglia imporre anche passando attraverso la disinformazione generalizzata.
Sarebbe quindi cosa saggia e giusta che ognuno si guardasse i propri di premi, senza cercare di spacciare come illegittimi o scandalosi i premi altrui.