Proseguono le interviste di AgroNotizie ai protagonisti del mondo dell'ortofrutta.
Questa volta tocca alla mela e a parlare è Luca Granata, direttore generale del Consorzio Melinda.
Il Consorzio, da solo, produce ogni anno circa il 60% dell'intero comparto melicolo trentino, ovvero il 10% della produzione nazionale e il 5% di quella europea.
In Trentino, grazie all'esperienza, all'impegno e alla passione degli oltre 4 mila frutticoltori associati, il Consorzio ogni anno seleziona, confeziona e immette sul mercato le mele Melinda. Durante i mesi di settembre ed ottobre sono infatti raccolte le freschissime Gala, seguite dalle le 3 varietà Dop (le Renetta Canada, ricca di antiossidanti, le Red Delicious e le Golden Delicious), per poi terminare, quando le cime più alte delle montagne sono imbiancate dalla prima neve, con le Fuji

Direttore Granata, a proposito di mercati e trend produttivi, è possibile scattare una fotografia del comparto a livello italiano ed europeo? 
"Il settore melicolo - come quasi tutto quello frutticolo - è piuttosto maturo sotto tutti i punti di vista (produzione, distribuzione, consumo) sia in Italia che negli altri Paesi della Ue a 27. Ovviamente ci sono continue variazioni, sia contingenti che di carattere strutturale, ma di portata relativamente ridotta. Credo quindi che realisticamente per i prossimi 3-5 anni, se non vedremo l'introduzione di significative innovazioni in grado di apportare importanti vantaggi per i consumatori, il mercato non assisterà a variazioni molto significative".

Interessante è l'apertura di nuovi mercati e a potenziali consumatori. Quali sono sono i Paesi maggiormente interessati? 
"La qualità di prodotto ed il livello di servizio offerti dalle migliori organizzazioni di produttori italiani di mele sono sempre più apprezzati dai mercati esteri: non a caso l'Italia è diventata uno tra i primissimi esportatori di mele a livello globale. La richiesta di mele italiane è in crescita sia in Europa (un buon trend di crescita si registra nella Penisola Iberica, nei Paesi scandinavi e nel Regno Unito) sia in tutti i Paesi del NordAfrica e del MiddleEast. Anche l'America Latina e gli Usa (in quest'ultimo caso se verranno superati i problemi attuali legati a barriere fitosanitarie) potrebbero rappresentare buone aree di espansione, visto che attualmente sono ancora parzialmente esplorate".

Quali sono le principali linee guida per la sperimentazione e la ricerca di nuove varietà? 
"Credo che anche le mele di domani non potranno prescindere dall'avere molte delle caratteristiche percepite come positive oggi (aspetto attraente, croccantezza e succosità, serbevolezza di lungo termine, buona shelf-life, metodi di coltivazione ad impatto ambientale sempre più basso). Però, sia pur con tutti i limiti che ovviamente ha qualsiasi previsione di lungo termine, sono convinto che gli aspetti legati alla nutraceutica - cioè alla particolare dotazione dei frutti di elementi nutrivi speciali e rilevanti dal punto di vista della salute dell'uomo - potrebbero rappresentare in futuro un elemento di preferenza sempre più importante per i consumatori. Per questo motivo, per quanto ci è possibile, tentiamo di orientare in tal senso lo sviluppo di nuove varietà di mela".

La richiesta di mele oggi è molto soddisfacente e dinamica. Cosa ci si aspetta per il futuro?
"La stagione melicola 2012-2013 è stata finora caratterizzata dal deficit produttivo che ha interessato sia la l'Ue a 27 che gli Usa, e quindi il rapporto tra offerta (in sensibile riduzione rispetto all'anno precedente) e domanda (solo in lievissima flessione rispetto all'anno scorso) ha finora determinato un migliore livello dei prezzi di cessione.
Quest'ultimo aspetto ha per il momento consentito di pareggiare dal punto di vista economico la flessione produttiva. Attualmente (dati riferiti al 1 marzo) le giacenze di mele nell'emisfero Nord risultano complessivamente inferiori a quelle che erano disponibili 12 mesi fa (sono leggermente più elevate negli Usa ma molto più basse in Europa) e i dati disponibili in merito al raccolto di mele nei Paesi produttori dell'emisfero Sud (limitato in quantità e qualità a causa di avversità atmosferiche) ed alla domanda interna in aumento quei Paesi (soprattutto in America latina) lasciano presagire che i volumi che saranno esportati verso l'Europa saranno ancora più modesti di quelli già molto ridotti esportati l'anno scorso. Di conseguenza il favorevole equilibrio tra offerta e domanda dovrebbe ragionevolmente protrarsi fino alla fine della corrente stagione di commercializzazione". 


Qual è un aspetto che ritiene interessante approfondire per dare una chiave di lettura più completa ai nostri lettori?
"Continuo a credere per i produttori italiani di mele, ma anche per i produttori di altra frutta o di ortaggi, che sarebbe estremamente utile riuscire a raggiungere un livello di aggregazione ben più spinto di quello attuale. Purtroppo mi sembra di non vedere grandi passi in avanti in questa direzione. Temo quindi che dovremmo attendere che sia eventualmente il mercato che con i suoi metodi - in genere piuttosto brutali - ci obblighi ad imboccare la direzione che oggi non abbiamo il coraggio, la capacità e la visione di imboccare proattivamente".