L’evento si è sviluppato per l’intera giornata e nella sessione mattutina, coordinata da Silviero Sansavini, Dipartimento di Colture arboree Università di Bologna, gli interventi hanno riguardato principalmente gli aspetti commerciali, economici e di ricerca. Mentre nella sessione pomeridiana, coordinata da Guglielmo Costa, Dipartimento di Colture arboree Università di Bologna, gli interventi hanno riguardato principalmente aspetti più tecnici ed agronomici.
“Dopo decenni di calo nella coltivazione della mela – ha detto Davide Nardini, assessore all’Agricoltura della Provincia di Ferrara - in questa zona c’è stato un reinvestimento e una nuova attività di reimpianti di melo. Il prodotto che nasce, pur non presentando la pezzatura e la produzione di quello di montagna, offre però elevate qualità intrinseche (organolettiche e conservazione) ed estrinseche (colore) che non temono confronti. Questo potrà dare uno slancio importante alla coltivazione melicola permettendo agli agricoltori un salto in avanti e una possibilità concreta di reddito".
“La produzione di mele – dice Gianni Miotto Cso, Centro servizi ortofrutticoli – è in forte aumento a livello mondiale. La spinta principale è data dalla Cina, che presenta una forte domanda interna, a differenza degli altri Paesi dove la produzione è verosimilmente stabile. L’Italia ha mantenuto pressoché invariato il proprio primato europeo, con un potenziale di 2,1 milioni di tonnellate (30% del totale Ue) seguita dalla Germania, con 950.000 tonnellate. I Paesi entrati recentemente nell'Ue mostrano una tendenza diversa con una produzione che è passata da 2,8 milioni di tonnellate negli anni ’90 a 3,3 milioni di tonnellate nella prima metà del 2000. In modo particolare questo trend è determinato dalla Polonia. Nel complesso l'Ue a 25 presenta una lieve flessione, da 10,6 a 10,4 milioni di tonnellate. Le varietà principalmente coltivate sono Golden Delicious (30%), Jonagold (10%), Gruppo Gala (10%) e Red Delicious (9%). E’ però interessante notare come le recenti introduzioni varietali di Gala, Fuji e Pink Lady si stanno affermando in tutti i Paesi a melicoltura sviluppata.
"La globalizzazione dei mercati – dice Carlo Pirazzoli del Dipartimento di Economia e ingegneria agrarie Università di Bologna - sta determinando l’insorgere di una sempre più accesa competizione sia a livello produttivo che tra i diversi attori della filiera melicola. La nostra attività ha avuto l'obiettivo di valutare la validità economica del melo di pianura, esaminandone la redditività in due importanti areali come quello ferrarese e quello veronese, con particolare riferimento ad alcune cultivar importanti come Fuji, Pink Lady, Granny Smith e Golden Gala".
“Trent’anni fa le varietà che coprivano la quasi totalità degli impianti coltivati nella pianura Padano-Veneta erano rappresentate da Golden Delicious, Red Delicious e Imperatore – hanno sottolineato Mauro Bergamaschi e Walther Faedi, Unità per la ricerca per la frutticoltura di Forlì – a differenza di oggi, dove è in atto una modifica dell’assortimento varietale grazie all’introduzione di nuove varietà più adatte e consone a questo territorio. Questo cambiamento ha permesso di poter migliorare la qualità del prodotto e renderlo più competitivo rispetto alla mela di montagna".
Nel corso dell’iniziativa è stata allestita una mostra pomologica con diversi campioni di varietà in commercio e con alcune tra le più interessanti selezioni sotto osservazione. La mostra è stata allestita dal Crpv e da Astra-Innovazione e Sviluppo.
A cura di Lorenzo Cricca
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