Degrado del territorio: secondo le stime del Global Land Outlook, il 70% delle aree libere da ghiacci è stato alterato dall'uomo, con conseguenze dirette e indirette su circa 3,2 miliardi di persone e si prevede che entro il 2050 questa quota possa raggiungere il 90%. E attualmente circa 500 milioni di persone vivono in aree dove il degrado ha raggiunto il suo massimo livello, ovvero la perdita totale di produttività definita come desertificazione.

 

E in Italia il 28% del territorio è a rischio desertificazione. A ricordarlo oggi, 17 giugno 2022, in occasione della Giornata Mondiale indetta dalle Nazioni Unite per la Lotta a Desertificazione e Siccità è l'Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale.

 

Nell'Unione Europea, i Paesi più coinvolti e che si sono dichiarati affetti da fenomeni di desertificazione e da effetti della siccità sono senza dubbio quelli del bacino Mediterraneo: oltre l'Italia, ci sono Spagna, Portogallo, Grecia, Croazia, Cipro e Malta, ma non sono immuni da analoghi fenomeni l'Ungheria, la Slovenia e la Romania.

 

Desertificazione Italia

L'Italia presenta evidenti segni di degrado, che si manifesta con caratteristiche diverse in circa il 28% del territorio, principalmente nelle regioni meridionali, dove le condizioni meteoclimatiche contribuiscono fortemente all'aumento del degrado e quindi alla vulnerabilità alla desertificazione a causa della perdita di qualità degli habitat, l'erosione del suolo, la frammentazione del territorio, la densità delle coperture artificiali, con significativi peggioramenti anche in aree del Nord, come in Veneto, Piemonte, Emilia Romagna.

 

Il caso Puglia

In Puglia le aree affette dal rischio desertificazione rappresentano il 57% della superficie utilizzabile e il conto pagato dall'agricoltura soggetta ai cambiamenti climatici e alla siccità è salato, pari mediamente ad oltre 70 milioni di euro di danni all'anno. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti Puglia sulla situazione del territorio pugliese, sulla base dei dati Ispra.

 

"Negli invasi artificiali mancano 80 milioni di metri cubi d'acqua rispetto alla capacità, secondo i dati dell'Osservatorio Anbi, quando a preoccupare è la riduzione delle rese di produzione - afferma Coldiretti Puglia - delle coltivazioni in campo come il grano e degli altri cereali, ma anche quella dei foraggi per l'alimentazione degli animali e di ortaggi e frutta che hanno bisogno di acqua per crescere. Alcuni pozzi artesiani sono franati - aggiunge Coldiretti Puglia - mentre altri pozzi a falda superficiale stanno scomparendo, si stanno prosciugando".

 

Il Piano Laghetti di Anbi Coldiretti

Con il cambiamento della distribuzione nella pioggia dal punto di vista geografico e temporale, "che sta rendendo la siccità un fenomeno endemico - sottolinea Anbi, per risparmiare l'acqua, aumentare la capacità di irrigazione e incrementare la disponibilità di cibo per le famiglie è stato elaborato e proposto da Coldiretti e Anbi un progetto immediatamente cantierabile per la realizzazione di una rete di piccoli invasi con basso impatto paesaggistico e diffusi sul territorio, privilegiando il completamento e il recupero di strutture già presenti. "Il progetto - ricorda Coldiretti - è di realizzare laghetti, senza uso di cemento e in equilibrio con i territori, per conservare l'acqua e distribuirla quando serve ai cittadini, all'industria e all'agricoltura, con una ricaduta importante sull'ambiente e sull'occupazione".

 

Obiettivo Land Degradation Neutrality

Ma la lotta a desertificazioni e siccità ha bisogno di interventi globali. Ecco le azioni messe in campo, sia a livello europeo che nazionale, per il raggiungimento degli obiettivi di Land Degradation Neutrality e i principali risultati della Cop 15 tenutasi ad Abidjan (Costa d'Avorio) dal 9 al 20 maggio 2022.

Tutto il Pianeta è soggetto a fenomeni di degrado del territorio e del suolo rapidamente crescenti, che minano la fornitura dei servizi ecosistemici sui cui si fonda la vita umana. Secondo la Cop 15 tutto questo è il risultato di azioni di sovrasfruttamento indotte dall'uomo, che causano il declino della fertilità della terra, della biodiversità che ospita, con evidenti danni complessivi anche alla salute umana, azioni i cui impatti sono fortemente inaspriti dai cambiamenti climatici. I fenomeni sono crescenti nei Paesi europei: di fronte a una minaccia crescente occorre rafforzare le misure, fermare e invertire la tendenza al degrado del suolo.

 

La Strategia Europea per il Suolo

Nel novembre 2021, in collegamento con la Strategia Europea per la Biodiversità, è stata presentata una articolata e ricca Strategia Europea per il Suolo al 2030, che contiene iniziative concrete per proteggere e ripristinare i suoli e garantire che siano utilizzati in modo sostenibile, definendo obiettivi per i terreni sani entro il 2050 ed azioni entro il 2030.

 

La Strategia è il primo passaggio vero la definizione di una nuova normativa europea sulla salute del suolo entro il 2023 per garantire parità di condizioni e un elevato livello di protezione dell'ambiente e della salute, per la predisposizione della quale è stato avviato un intenso processo preparatorio che vede fortemente impegnati tutti i 27 Paesi.

 

Gli obiettivi della Strategia Europea del Suolo sono così definiti:

  • proteggerne la fertilità;
  • ridurne l'erosione e l'impermeabilizzazione;
  • aumentarne la materia organica;
  • individuare i siti contaminati;
  • bonificare i suoli degradati;
  • definire cosa s'intende per "buono stato ecologico" dei suoli.

La Convenzione Onu per la lotta alla desertificazione

La Convenzione della Nazioni Unite per la Lotta alla Desertificazione e agli Effetti della Siccità (Unccd) è il quadro di riferimento globale, avendo assunto come focus delle sue azioni il raggiungimento della Land Degradation Neutrality, in perfetta sintonia con l'Agenda 2030.

 

E l'Italia sta da tempo lavorando per definire e raggiungere i traguardi operativi previsti per raggiungere un tasso di degrado netto pari a zero.

 

La Cop 15, tenuta ad Abidjan (Costa d'Avorio) dal 9 al 20 maggio 2022 e alla quale ha partecipato Ispra nella delegazione italiana, ha ribadito quanto sia urgente e cruciale garantire azioni coordinate e di investire per fermare e recuperare il degrado di territorio e suolo, lanciando un "Appello globale e unitario ai governi ad agire per invertire i processi in corso".