Ecco come sarà la Pac
È una lunga intervista con l'europarlamentare Paolo De Castro quella che Beppe Boni affida alle colonne de "Il Resto del Carlino" in edicola il 29 novembre.
Il tema è quello della Politica Agricola Comune (Pac), la cui riforma ha ricevuto in questi giorni il via libera dal Parlamento Europeo.
Rispondendo alle domande De Castro affronta subito il tema principale, quello dell'entità delle risorse messe a disposizione da Bruxelles per il comparto agricolo.
Fino al 2027, anno nel quale terminerà l'attuale politica agricola, gli agricoltori europei potranno contare su circa 387 miliardi di euro, di cui oltre 50 destinati all'Italia.
Inoltre a fine ottobre il Parlamento europeo ha approvato il Farm to Fork, che prevede l'estensione a tutti i prodotti agroalimentari di un sistema di etichettatura di origine obbligatoria e la tracciabilità del cibo.
Ribadita in ogni caso la contrarietà italiana all'applicazione delle etichette a semaforo, il Nutriscore francese.
Non poteva mancare nell'intervista il tema della lotta alle pratiche commerciali sleali, contro le quali si è sempre schierato De Castro.
Nel decreto che recepisce in Italia la direttiva comunitaria, si mettono al bando 16 pratiche scorrette che possono mettere in difficoltà agricoltori e aziende di trasformazione nei confronti della distribuzione organizzata e delle centrali di acquisto.
Bene ha fatto il Parlamento italiano, si legge in conclusione, ad aggiungere inoltre il divieto alle aste al doppio ribasso.
L'agricoltura nel Bilancio
Restiamo sulle pagine de "Il Resto del Carlino", che il 30 novembre dedica un ampio inserto ai temi dell'agroeconomia, dove fra i molti argomenti viene affrontato anche quello dei sostegni che la Legge di Bilancio dedica all'agricoltura.
A disposizione del settore ci sono oltre 2 miliardi di euro e i provvedimenti più importanti riguardano l'istituzione del fondo mutualistico nazionale a copertura dei rischi.
A questo si aggiunge la proroga dell'esenzione Irpef dei redditi dominicali e agrari e la decontribuzione per gli agricoltori al di sotto dei quarant'anni.
Come viene precisato nell'articolo, a disposizione del fondo mutualistico sono previsti 690 milioni di euro sino al 2027.
Le agevolazioni fiscali possono contare su 237 milioni sino al 2023, mentre 250 milioni sono destinati a sostenere le assicurazioni agevolate.
Più modeste le cifre destinate alla decontribuzione, che si fermano a 8,3 milioni.
Un capitolo a parte è quello delle filiere agricole, il cui fondo per lo sviluppo può contare su 160 milioni di euro fino al 2023.
Un capitolo importante è riservato alla zootecnia, alla quale sono destinati 74,5 milioni di euro e la conferma delle percentuali di compensazione Iva applicabili alle cessioni di bovini e suini vivi.
Se il Nutriscore non piace
È una forte e lucida critica al Nutriscore, il sistema di etichettatura a semaforo, quella che Paolo del Debbio, giornalista e noto conduttore televisivo, affida alle pagine di "Panorama" in edicola il primo dicembre.
Come noto si tratta di un sistema a punteggio per indicare con una scala di valori che va dal verde (ottimo), al rosso (pessimo) il valore nutrizionale dei cibi, abbinato anche a una sequenza di lettere che vanno dalla A, alla E.
Peccato che questo sistema finisca per escludere cibi sani e naturali, presenti sulle tavole da secoli, per favorire alimenti artificiali.
Senza entrare nel merito degli aspetti nutrizionali e salutistici, l'articolo si sofferma sui temi economici e in particolare sulle conseguenze per le nostre esportazioni e per la violazione delle regole della concorrenza.
L'obiettivo di questo sistema di etichettatura, si legge ancora nell'articolo, non è quello della salute dei cittadini, ma influenzarli ad acquistare i prodotti di chi adotta il nuovo metro di misura.
Un plauso allora all'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato che ha messo in guardia sui rischi che il Nutriscore, in assenza di adeguate avvertenze, venga percepito come valutazione della salubrità di un prodotto a prescindere dalle esigenze complessive di un individuo, dalla quantità e dalla frequenza di assunzione all'interno di un regime alimentare variegato ed equilibrato.
Multe in arrivo?
Da qualche tempo l'annoso tema delle quote latte e del loro corredo di multe ancora da pagare era uscito dalle attenzioni della cronaca.
Merito (o colpa, a seconda di come la si vuol vedere) della pandemia che aveva suggerito di mettere da parte, almeno per il momento, riscossioni e cartelle esattoriali.
Ma ora i nodi stanno per tornare al pettine, tanto che in Lombardia, dove si concentra gran parte della produzione di latte, si torna a chiedere di spostare almeno sino alla fine del 2022 l'invio delle ingiunzioni di pagamento.
Non sono molti i giornali che hanno affrontato questo argomento, a eccezione dell'"Eco di Bergamo" che il 2 dicembre prende in esame la situazione dell'omonima provincia, dove potrebbero scattare pignoramenti su un centinaio di aziende che vantano debiti oltre i 100mila euro.
Soldi che in molti casi dovrebbero uscire dalle tasche di una nuova generazione di allevatori, tanto è il tempo passato dalle barricate di Linate o di Vancimuglio con i Cobas del latte che si ribellavano al pagamento delle multe.
Ora, si legge nell'articolo, la vicenda richiede una nuova valutazione per tutelare un comparto strategico del nostro agroalimentare.
Ma va al contempo rispettato chi ha sempre osservato le regole.
Il giornale non ne fa cenno, ma sull'argomento ricordo l'intervento del ministro per le Politiche Agricole, Stefano Patuanelli, che ha ribadito l'importanza di tutelare le 32mila aziende che si sono messe in regola (la stragrande maggioranza) rispetto alle 35mila coinvolte dalle quote latte.
Al contempo il ministro ha ricordato che se si bloccano le attività, queste stesse aziende chiudono e non si recupera più nulla.
Lo spot del dissenso
Curioso notare quante critiche siano state rivolte a uno spot del Parmigiano Reggiano andato in onda in questi ultimi giorni.
Ne emergeva la naturalità dei processi di produzione, la sicurezza del prodotto, la passione e la dedizione degli allevatori coinvolti nella produzione di latte.
Un bel quadretto bucolico di un'agricoltura romantica forse inesistente, ma che piace agli "agricoltori da salotto".
Invece ai veterinari lo spot non è piaciuto affatto. A loro non è andata giù l'affermazione che le vacche del comprensorio non hanno bisogno del veterinario. Cosa non vera, certo, ma volta a sottolineare la salubrità di una filiera, insomma una "licenza poetica". Che però è stata tolta.
Nello stesso spot c'è un personaggio al quale si chiede quanto lavori nel caseificio.
La risposta, anche in questo caso una sorta di "licenza poetica", è utile per descrivere l'assenza di additivi nel Parmigiano Reggiano, dove c'è solo latte, sale e caglio. "L'unico additivo è Renatino, che qui lavora da quando aveva 18 anni, tutti i giorni, 365 giorni l'anno".
Un passaggio che non è piaciuto per nulla a Christian Raimo, che il 3 dicembre dalle pagine del quotidiano "Domani" trova questa scenetta "terribile", per poi definirla un'apologia dell'autosfruttamento.
Chissà se questo spot sarà alla fine ritirato. Ne usciva un'immagine edulcorata dell'allevamento da apparire subito per quel che è; un tentativo di far capire a chi nulla sa di agricoltura quanta dedizione e passione c'è dietro a un allevamento. Ma a quanto pare sono pochi, io fra quelli, ad averlo apprezzato.
Passione tropicale
Si è chiusa drammaticamente la stagione della frutta estiva e primaverile, scrive Silvia Marzialetti sulle pagine de "Il Sole 24 Ore" in edicola il 4 dicembre.
Colpa della raffica di gelate che ha compromesso le gemme nelle fasi più delicate della stagione, portando a perdite che si aggirano tra il 40 e il 45%, valorizzate in circa 860 milioni.
Emblema di questa difficile stagione è la pera, comparto che da ormai tre anni è alle prese con un insieme di fattori negativi che assommano gli effetti di maltempo, cimice asiatica e maculatura bruna.
In particolare in Emilia Romagna, ove è concentrato il 70% della produzione nazionale, i livelli produttivi sono scesi dalle 20-30 tonnellate prodotte normalmente ad appena 5-6 tonnellate per ettaro.
Non va meglio per la produzione di kiwi a polpa verde, che per il secondo anno consecutivo vede un deficit produttivo, oggi superiore al 40%.
Gli unici numeri positivi arrivano dalla produzione di mele e di agrumi, mentre il timore degli operatori è ora rivolto all'export.
I primi sei mesi dell'anno mostrano valori in crescita, ma si guarda con preoccupazione al maggiore interesse del consumatore verso i frutti esotici di importazione.
In compenso le coltivazioni di frutta tropicale in Italia, si legge a conclusione dell'articolo, sono raddoppiate in meno di tre anni.
Le conseguenze del caro prezzi
Restiamo sulle pagine de "Il Sole 24 Ore" che anche il 5 dicembre dimostra di essere uno fra i quotidiani più attenti ai temi dell'agroalimentare.
In questa occasione Marcello Minenna (direttore generale dell'Agenzia delle Accise) firma un'analisi della situazione esplosiva dei prezzi delle materie prime e delle conseguenze che ne derivano sui mercati.
Le maggiori preoccupazioni sono rivolte all'andamento dei prezzi dei prodotti cerealicoli, in particolare di riso e grano, che in molte parti del mondo rappresentano anche una fondamentale risorsa per l'alimentazione dell'uomo.
Un rialzo che sino a pochi mesi fa si poteva ancora ritenere momentaneo, ma che ora sta diventando strutturale, con un legame sempre più stretto fra crisi energetica e inflazione.
L'aumento dei costi del gas ha finito con il ripercuotersi sulla produzione di fertilizzanti, particolarmente energivora.
Una situazione difficile, tanto da costringere alcune grandi industrie produttrici di concime a dichiarare di non essere in grado di evadere tutte le richieste.
Mai come oggi, conclude l'articolo, le connessioni tra agricoltura, fertilizzanti, e consumo di idrocarburi appaiono evidenti, con risvolti critici per il proseguimento della ripresa globale.
Ogni lunedì uno sguardo agli argomenti affrontati da quotidiani e periodici sui temi dell'agroalimentare e dell'agricoltura, letti e commentati nell'Edicola di AgroNotizie.
Nel rispetto del Diritto d'Autore, a partire dal 23 novembre 2020 non è più presente il link all'articolo recensito.