La Gran Bretagna rappresenta il secondo mercato più importante per il vino francese dopo gli Stati Uniti, e i dati dell'ente francese per il commercio di alcolici (Fevs) lo confermano: nel 2017, la Francia ha esportato ben 281 milioni di bottiglie di vino e liquori Oltremanica.
Eppure non sarebbe solo il comparto enologico a soffrire. Come riporta il sito web della BBC, la Francia ha un avanzo annuale di circa 10 miliardi di euro negli scambi con il Regno Unito. Circa 3 miliardi di euro di tali eccedenze derivano dalle esportazioni agricole francesi. I prodotti lattiero caseari e la frutta, in particolare, ne costituiscono una grossa parte, e un'uscita del Regno Unito dall'Unione europea senza accordo porterebbe nuovi controlli e regole doganali su tutti questi prodotti.
La stessa Lambert ha dichiarato all'emittente France Info che "gli inglesi amano molto Camembert e Brie" e "anche il settore delle mele verrebbe gravemente colpito: la Francia è il principale fornitore di mele del Regno Unito, senza contare poi ortaggi e cereali".
Insomma, le ragioni per temere una "no deal Brexit" da parte francese ci sono tutte. A preoccupare maggiormente la numero uno della Fnsea è il ritorno del Regno Unito allo status di paese terzo, con una conseguente limitazione delle sue importazioni. In effetti, qualora l'accordo saltasse, il Regno Unito lascerebbe il mercato unico dell'Ue e l'Unione doganale ponendo fine alle sue attuali condizioni commerciali speciali con gli altri ventisette Stati membri dell'Unione europea. Questo significherebbe nuove pesanti tariffe per gli esportatori di entrambe le parti e barriere commerciali aggiuntive.
Sulla stessa linea Thierry Pouch, economista delle Camere francesi dell'Agricoltura, che ha stimato l'eccedenza annuale delle esportazioni francesi di prodotti caseari nel Regno Unito a 700-800 milioni di euro e in frutta a 200 milioni di euro. "Tra le regioni agricole francesi, la Normandia e la Bretagna, nel Nord, soffrirebbero in maggior misura di una Brexit senza accordo - ha affermato Pouch -. Vi sarebbe inoltre il rischio di una sovrapproduzione, che spingerebbe verso il basso i prezzi di cibo e bevande, colpendo di conseguenza i produttori".
Non solo. Gli allevatori di bovini francesi temono l'impatto della Brexit sull'Irlanda, che nel 2017 ha esportato circa il 60% delle sue carni bovine nel Regno Unito. "Una riduzione di tale attività di esportazione potrebbe significare molta più carne bovina irlandese diretta verso la Francia e altri paesi dell'Ue, mettendo a rischio i profitti degli agricoltori", riferisce la piattaforma di informazione economica e finanziaria Les Echos.
Intanto, la scorsa settimana la Francia ha annunciato un piano di emergenza per uno scenario di non-accordo, che include quasi 600 ispettori doganali extra per il personale portuale e aeroportuale, con uno stanziamento economico complessivo di 50 milioni di euro.
Calais - il principale hub per il commercio con la Gran Bretagna - ha iniziato a potenziare le sue strutture per far fronte a possibili ritardi e code di traffico. Insomma, la Francia pare proprio essere decisa a non restare a guardare. D'altra parte, le recenti dichiarazioni del ministro francese per gli Affari europei, Nathalie Loiseau, non lasciano spazio a fraintendimenti: "Ad oggi, non sappiamo quale sia il piano B di Theresa May. Cosa può accadere ora? Non ci sono molte opzioni. Se la Gran Bretagna desidera separarsi dall'Ue in maniera per così dire ordinata, l'unica soluzione risiede nell'accordo attualmente sul tavolo".