Il secondo punto fermo è lo “spacchettamento” dei pagamenti diretti in sette componenti, tre obbligatori per tutti e e quattro a discrezione di ogni stato membro. L'Italia ne ha previsti cinque: il pagamento di base, che pesa per il 58%, il pagamento verde (30%), il pagamento per i giovani agricoltori (1%), l'accoppiato (11%) e quello per i piccoli agricoltori.
Per quanto riguarda la regionalizzazione, si tratta dell'assegnazione di titoli uniformi a livello regionale, dai quali derivano pagamenti diretti omogenei in una determinata zona omogenea. Ogni stato membro, in questo caso, definisce le regioni secondo criteri oggettivi e non discriminatori, quali le caratteristiche agronomiche, socio-economiche e il potenziale agricolo regionale. L'Italia, su questo punto, si è mossa con l'obiettivo di individuare una “regione unica” nazionale.
Il quarto punto chiave è il meccanismo di convergenza per ridurre il gap, tra gli agricoltori all'interno della stessa regione, riguardo il valore dei pagamenti diretti per ettaro. L'obiettivo principale perseguito da questo criterio è cercare di evitare una riduzione molto significativa e troppo veloce del sostegno agli imprenditori agricoli che possedevano titoli storici di valore elevato.
In particolare l'Italia ha adottato il modello di convergenza “irlandese”, che prevede un graduale passaggio dei pagamenti diretti attuali a livelli più omogenei ma non ancora uniformi, oltre a fissare regole chiare per il pagamento di base e per il pagamento verde. Infine, la selezione dei beneficiari riguarda essenzialmente l'esclusione dagli aiuti diretti di quei soggetti che non soddisfano i requisiti per essere agricoltori attivi.