Da grave a drammatica la situazione in Liguria, flagellata dal maltempo: l’areale fra Albenga e Genova, compreso l’entroterra, è flagellato fa precipitazioni intense che hanno causato l’esondazione di fossi e torrenti, frane e smottamenti che stanno mettendo a rischio l’incolumità delle persone e le attività economiche a partire naturalmente dall’agricoltura.

Particolarmente grave la situazione nell’albenganese, dove le aree già colpite qualche giorno fa sono state nuovamente oggetto di  allagamenti diffusi e gravosi ed il fenomeno è risultato ancor più violento ampliando la zona colpita. Spazzate via le coltivazioni di una parte vastissima della Piana Albenganese, milioni di vasi trascinati via dalla furia delle acque, coltivazioni di aromatiche, piante fiorire sommerse  serre e magazzini invasi dall’acqua e dal fango.

Nel vicino Piemonte la Coldiretti segnala danni per il mais; tra Lombardia ed Emilia sono finiti sott’acqua centinaia di ettari di terreno agricolo. 
Coldiretti calcola un conto dei danni da 10 milioni: oltre a frane e smottamenti, l'organizzazione segnala strade poderali cancellate,  terreni allagati, serre distrutte, coltivazioni perdute, dagli ortaggi ai cereali fino al basilico, ma in pericolo ci sono anche pregiati vigneti. Intanto, Coldiretti segnala che nelle zone e a rischio vengono messi in salvo gli animali negli allevamenti per evitare che vengano travolti.
Serre spazzate via in pochi minuti e strade completamente cancellate, colture orticole, fiori e piante abbattuti, distrutti i raccolti di insalata, zucche, zucchine e finocchi fino ai campi appena seminati a mais ancora da raccogliere.

Nelle zone allagate, il pericolo deriva dal persistere dell’acqua sui terreni che mette a serio rischio la sopravvivenza anche di vigneti e frutteti, che non possono resistere a lungo  in un ambiente asfittico come quello creato dall’inondazione. Le coltivazioni di grano e degli altri cereali invernali sono state spazzate via dalla forza dell’acqua. Problemi anche a Gavi dopo l’arrivo della seconda frana sul Forte che ha interessato il versante dove c'è la strada che conduce alla fortezza: complicazioni legate ad un dissesto idrogeologico che ha avuto un impatto devastante per i pregiati vigneti di Gavi Docg.

"Un terreno zuppo - spiega la Cia - ormai impossibilitato a drenare  le precipitazioni,  è sempre più frequentemente oggetto di frane , anche di dimensioni enormi, che interessano decine di aziende agricole".

"Una condizione che non può essere affrontata con le forze ordinarie, neppure con gli inevitabili sacrifici cui siamo abituati in casi come questi - afferma Aldo Alberto, presidente della Cia Liguria - abbiamo necessità assoluta di un intervento straordinario proporzionato alla gravità ed alla eccezionalità di questo evento".

In particolare, Alberto segnala due necessità. La prima - non appena il maltempo concederà una tregua - di "ripristinare e recuperare quanto possibile delle nostre produzioni, e per questo abbiamo intenzione di lanciare un appello ai cittadini, per un atto di solidarietà venendo ad aiutarci nelle nostre imprese a ripristinare il possibile".
La seconda: "le Istituzioni e la politica si facciano immediatamente promotori di un iniziativa finalizzata a metter in campo, per la nostra Regione, una Legge Straordinaria di intervento che metta a sistema tutte le risorse attivabili".

"Ci attendiamo nelle prossime ore  la convocazione di un tavolo verde straordinario, alla presenza del presidente della Regione - conclude Alberto - che oltre al censimento del  danno contribuisca a consentire e favorire la ripresa dell’attività".

E intanto la paura degli agricoltori corre lungo il corso del Po, dove si temono criticità con l'innalzarsi del livello del grande fiume, anche per arrivo della nuova perturbazione. Il lago Maggiore ha ripreso a salire e si trova sui massimi storici del periodo a Sesto Calende, mentre il transito della piena del Po verso la zona del delta è motivo di preoccupazione per le aree agricole circostanti dopo che al Ponte della Becca il livello è salito di quasi 3 metri nelle ultime 24 ore nel monitoraggio effettuato dalla Coldiretti nel pomeriggio del 16 novembre.

Per i danni speso quasi il triplo della prevenzione
"Negli ultimi 20 anni per riparare i danni di frane ed alluvioni è stato speso quasi il triplo di quanto è stato stanziato per la  prevenzione".

E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati emersi alla Conferenza nazionale sul rischio idrogeologico: circa 8,4 miliardi di euro di finanziamenti statali dati a politiche di prevenzione a fronte di una spesa di 22 miliardi di euro nello stesso periodo per riparare i danni causati da frane ed alluvioni. Senza contare le tragedie incalcolabili di vittime e feriti.

Coldiretti sottolinea dunque l'importanza della prevenzione, in un Paese "con più di 5 milioni di cittadini che ogni giorno vivono o lavorano in aree considerate ad alto rischio idrogeologico e 6.633 i Comuni (82 per cento del totale) che hanno all’interno del territorio aree ad elevato rischio di frana o alluvione".

A questa situazione di fragilità territoriale non è estraneo il fatto che l’Italia ha perso negli ultimi venti anni 2,15 milioni di ettari di terra coltivata per effetto della cementificazione e dell’abbandono che ha tagliato del 15 per cento le campagne colpite da un modello di sviluppo sbagliato che ha costretto a chiudere 1,2 milioni di aziende agricole nello stesso arco di tempo.
"Negli ultimi venti anni – precisa la Coldiretti - 480 metri quadrati al minuto di territorio sono stati coperti ininterrottamente con asfalto e cemento, edifici e capannoni, servizi e strade con la conseguente perdita di aree aperte naturali o agricole capaci di assorbire l’acqua in eccesso" secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Ispra.

"Per proteggere il territorio e i cittadini che vi vivono l’Italia - conclude la Coldiretti - deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile dalla cementificazione nelle città e dall’abbandono nelle aree marginali con un adeguato riconoscimento del ruolo, economico, ambientale e sociale dell’attività agricola".