In dieci anni di attività comune abbiamo percorso quasi 800mila chilometri per promuovere il vino italiano nel mondo. E' come se fossimo andati due volte sulla luna, ma siamo convinti che ne sia valsa la pena e consapevoli che altrettanti ne percorreremo nei prossimi anni, perché il vino è un prodotto sempre più globale ed è giusto che sia raccontato in prima persona da chi lo produce da secoli”. Lo ha detto oggi a Vinitaly Piero Antinori, presidente dell’Istituto del vino italiano ‘Grandi Marchi’, nel corso di una conferenza stampa sui dieci anni di attività di internazionalizzazione dell’Istituto e nominato ieri quale rappresentante dell’Istituto nel Comitato scientifico del Padiglione vino a Expo 2015.

Complessivamente le 19 cantine icona del vino italiano nel mondo che fanno parte dei ‘Grandi Marchi’ (Alois Lageder, Argiolas, Biondi Santi Tenuta Greppo, Ca’ del Bosco, Carpenè Malvolti, Donnafugata, Gaja, Jermann, Lungarotti, Masi, Marchesi Antinori, Mastroberardino, Michele Chiarlo, Pio Cesare, Rivera, Tasca D’Almerita, Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute, Tenuta San Guido, Umani Ronchi) si stima abbiano investito in dieci anni circa 60mln di euro in attività di promozione, di cui 18mln finanziati attraverso i fondi Ocm (negli ultimi 5 anni). A questi vanno aggiunti 5,15mln di euro investiti congiuntamente nelle azioni comuni dell’Istituto Grandi Marchi. Una missione, quella di promuovere ‘lo sviluppo e la diffusione della cultura del vino italiano a livello internazionale anche attraverso la costruzione dell'immagine del vino italiano sui mercati emergenti’, come descritta nello Statuto, che l’Istituto ha assolto più volte attraverso decine di tour attorno al globo: 248 missioni internazionali, 18 Paesi obiettivo, quasi 50mila incontri mirati con altrettanti operatori (buyer, giornalisti), oltre a centinaia di iniziative (75 walk around tasting, 74 seminari, 39 gala dinner, conferenze stampa, iniziative di promozione e altro).

Tra i Paesi-obiettivo dell’internazionalizzazione targata ‘Grandi Marchi’, la Russia primeggia con 45 eventi e quasi 10mila operatori, seguita da Usa (37), Giappone (31), Canada e Cina (22). Ma anche Corea, India, Brasile, Singapore, Australia, Hong Kong, Taiwan sono divenute negli anni tappe fisse del made in Italy enologico promosso dall’Istituto, che porta in dote un fatturato ‘solo export’ di 300 mln di euro, equivalente al 6% del valore complessivo delle esportazioni di vino italiano nel mondo. Per Antinori: “Tra le azioni più significative che abbiamo perseguito è da citare la partnership con l’Institute of Masters of Wine, l’accademia londinese con 312 membri selezionati in tutto il mondo che da sessant’anni si occupa di formare i più qualificati e influenti esperti internazionali di vino. Non è un caso – ha proseguito Antinori - se proprio quest’anno il loro Simposio quadriennale, dopo oltre 30 anni di tappe in tutto il mondo, debutterà per la prima volta in Italia, a Firenze, dal 15 al 18 maggio. Si tratta di un appuntamento fortemente voluto dai ‘Grandi Marchi’, che porterà l’Italia all’attenzione degli ambienti internazionali più influenti”.