L’informazione è fondamentale per qualsiasi impresa, piccola o grande, che nel produrre ricchezza, compie migliaia di scelte elementari in una situazione di rischio e di incertezza.
Il rischio, nella definizione della scienza economica, è la variabilità di un elemento, ad esempio il prezzo di un prodotto, intorno a valori attesi, l’incertezza quando la sua variabilità od imprevedibilità non può essere assogettata ad alcun calcolo probabilistico.

L’inatteso, od il “cigno nero” come lo definisce un noto esperto, è un qualche cosa che è impossibile conoscere a priori e del quale non si ha neppure spesso la capacità di immaginarlo o di pronosticarlo.
L’informazione quindi ha il compito di permettere al decisore di valutare il rischio a cui si espone nel prendere una risoluzione ad esempio, cambiare una tecnica colturale od un ordinamento sostituendo una o più colture e forme di allevamento.

E’ ovvio quindi che quante più notizie può raccogliere e prendere in considerazione tanto più aumenta la possibilità di individuare quella soluzione che gli consente di accrescere maggiormente il profitto ed il reddito.
Per questo motivo l’informazione è il radar, la assicurazione, non solo per non commettere errori ma per ottimizzare o rendere massimo il rendimento delle risorse di cui si dispone.

Quali sono le informazioni necessarie? Esse appartengono a tre differenti gruppi, quelle tecniche, quelle economiche e quelle di mercato.
Le prime riguardano l’offerta di innovazioni di prodotto e di processo, i rendimenti delle nuove tecniche, i modi di impiegarle correttamente.
Le seconde concernono i risultati economici dell’azienda, ossia i costi, i margini, il profitto , la situazione della filiera, le forme di integrazione, la situazione e la politica dei concorrenti, l’evoluzione dell’economia nel suo complesso, ed infine i vincoli alla produzione, l’ultimo riguarda l’andamento delle quotazioni dei prodotti e di mezzi tencici ed i loro reciproci rapporti e le preferenze del consumatore.
La disponibilità di informazioni costa per la raccolta, la selezione, la elaborarzione, la interpretazione e la costruzione di quadri di riferimento per decidere fra le numerosissime soluzioni alternative.
Solo le grandi imprese, con proprio personale altamente qualificato e/o l’aiuto di società specializzate, potevano disporre di molte informazioni, oggi la rete Internet ed il PC hanno sensibilmente ridotto questo onere consentendo anche alle imprese con minori mezzi finanziari di avere informazioni in quantità sufficiente.
In particolare è sceso drasticamente l’onere per la raccolta ed in parte per la selezione, assai meno per le altre operazioni.

In agricoltura le aziende sono medio e piccole e con scarsi mezzi finanziari e per questo da oltre 100 anni i servizi di consulenza, creati ovunque, raccolgono le informazioni così come vengono prodotte dalle imprese e dalle varie istituzioni pubbliche e private, le elaborano e le personalizzano e le trasmettono al coltivatore ed all’allevatore.
Questa mancanza di informazioni sul cosa, come e quanto produrre e come vendere mette il nostro agricoltore in un difficile posizione. Le alternative non sono molte, può ripetere ciò che ha sempre fatto, copiare ciò che fa il collega vicino o quello che appare il più abile ed innovativo della zona, oppure affidarsi a coloro che vendono mezzi tecnici e che sono presenti sul territorio.
Questa terza soluzione è quella a cui deve ricorre oggi la grande maggioranza delle piccole e medie imprese agricole e zootecniche , quando non può utilizzare i contratti di coltivazione, oppure fare affidamento sui tecnici delle cooperative di servizio, di trasformazione e di commecializzazione e su quelli delle associazioni dei produttori.

I venditori di mezzi tecnici informano i loro clienti però solo sulle sementi, sui concimi, sugli antiparassitari, sulle macchine e sui mangimi, dando loro indicazioni su come impiegarli.
La loro unica specifica funzione è diffondere le innovazioni brevettabili delle industrie a monte della agricoltura ma non hanno competenze e conoscenze in campo agronomico per trovare la combinazione più corretta nel loro impiego, per consigliare cosa produrre, per come organizzare l’azienda, dove, come ed a chi vendere il prodotto.

In conclusione l’agricoltore italiano dispone solo di un tipo di informazione, utile ma non risolutiva e soprattutto insufficiente per poter essere efficiente.

 

Associazione Economisti d'Impresa

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