Il 29 aprile al Centro Studi Enzo Morganti di Castelnuovo Berardenga (Siena) e il 7 maggio all’Università degli Studi di Scienze gastronomiche di Pollenzo, in collaborazione con Slow Food, si conclude il primo Corso di potatura in Italia, organizzato dagli agronomi friulani Marco Simonit e Pierpaolo Sirch, gli ideatori della potatura “soffice”, un metodo che dopo anni di sperimentazione ha dimostrato di allungare il ciclo di vita della vite.
L’approccio è individuale, fatto di interventi mirati pianta per pianta, con potature sul legno giovane e con il risultato di rendere produttivo un vigneto per almeno 50 anni. Le cause delle devastanti infezioni delle viti, come il mal d’esca e l’eutipiosi, sono da ricercare infatti nelle potature errate, indotte dal fenomeno della meccanizzazione agricola. Dopo una sperimentazione durata 20 anni, dal 2005 i due agronomi friulani hanno cominciato a divulgare il metodo della potatura “soffice” in importanti aziende vitivinicole nazionali. Gaja a Barbaresco, Ferrari in Trentino, Bellavista in Franciacorta, sono alcuni dei grandi nomi del vino italiano ad aver introdotto il loro sistema di gestione dei vigneti.
 
Le lezioni conclusive del corso di Simonit e Sirch avranno come tema il lavoro verde sulla vite in fase primaverile, a completamento delle lezioni di potatura secca invernale iniziate lo scorso febbraio dai due “preparatori d’uva”. Questa parte del corso è finalizzata a divulgare conoscenze specialistiche sulla scelta dei germogli da lasciare in pianta. Un’operazione che a partire dalla potatura secca effettuata in inverno rischierebbe, se non adeguatamente controllata, di vanificare il lavoro fatto durante il corso dell’anno nel vigneto. La potatura in fase di post-germogliamento consiste infatti nella parte conclusiva della potatura mirata, il principio che guida il metodo Simonit/Sirch.

Dalle sperimentazioni dei due agronomi friulani, condotte a partire dal 1988, è emerso che il segreto della longevità della vite dipende in particolare da una potatura corretta, che non provochi ferite sulle porzioni vitali della pianta. Il sistema di coltivazione ad alberello, ad esempio, tipico dell’area mediterranea è particolarmente longevo grazie a potature sul legno giovane, fino ai 2 anni di età.
“Con il taglio sui rami giovani la pianta si cicatrizza bene, resistendo meglio alle malattie e conservando la salute della vite – precisa Marco Simonit -. Al contrario il taglio sul legno vecchio, dai 3 anni di vita in su, lascia una piaga che compromette la vascolarizzazione della pianta favorendo inoltre un più probabile ingresso dei funghi responsabili delle malattie del legno. La maggiore difficoltà delle nostre ricerche è stata quella di trasferire le vecchie tecniche di taglio nella moderna viticoltura, rappresentata in particolare dai più intensivi sistemi di coltivazione a spalliera, come il guyot e il cordone speronato”.
 
Una nuova filosofia di potatura

Simonit e Sirch assieme alla loro equipe - che conta, in totale, 8 persone - hanno definito un metodo di potatura che preserva lo stato di salute della vite, allungandone il ciclo di vita e la produttività, fino ad almeno 50 anni.
Il metodo consiste nel potare sempre sul legno giovane con un approccio lento e mirato. Il primo vantaggio consiste nel prevenire le malattie del legno, che come una pandemia stanno compromettendo i vigneti. Inoltre viene recuperata una filosofia di gestione del vigneto, in parte abbandonata, che dava valore alle viti vecchie accrescendo la qualità delle rese. Vengono anche ridotti i costi di gestione perché, applicando alla vite i criteri della medicina preventiva, le consentono di crescere e invecchiare bene. E viene infine recuperato un antico mestiere che si sta perdendo, quello del potatore.
Oggi infatti la manodopera che lavora nei nostri vigneti è per lo più straniera e spesso improvvisata, fatta di persone volenterose ma generalmente prive di un’esperienza precedente. Le esigenze della moderna vitivinicoltura, inoltre, hanno affermato nel vigneto il ruolo dei processi di meccanizzazione e le esigenze della produzione intensiva.
 
Il loro progetto si amplia con una sperimentazione a lungo termine su vigneti sparsi in cinque importanti aree viticole italiane: Friuli Venezia Giulia, Franciacorta, Piemonte, Toscana e Sicilia. In questo impegno scientifico sono affiancati da due professori di riconosciuto livello internazionale: Attilio Scienza, ordinario di viticoltura e presidente del Corso di laurea di Viticoltura ed enologia all’Università di Milano e Laura Mugnai, ordinaria all’Università di Firenze del Corso di laurea di viticoltura ed enologia, specializzata in patologia delle viti, e dal 2002 presidente e membro fondatore dell’International Council of grape wine trunk diseases, al quale aderiscono ricercatori di 22 paesi del mondo viticolo. Attilio Scienza seguirà l’aspetto fisiologico, mentre Laura Mugnai seguirà quello patologico.
Scrive il professor Scienza: “Salvaguardare l’integrità e la vitalità dei vecchi vigneti è importante non solo per la qualità dei vini che si producono o per l’interesse paesaggistico-culturale, ma perché rappresentano un’importante riserva per la biodiversità”.
 
Il progetto di Simonit e Sirch di restituire longevità alla vite è sfociato quest’anno con la creazione della prima Scuola di potatura della vite d’Italia, ideata anche con l’obiettivo di rivalutare e ridare dignità ad antiche arti e mestieri, nonché di prospettare ai giovani uno sbocco lavorativo nel campo dei lavori eco-verdi.
Tantissime le adesioni e le richieste di informazione arrivate da tutt’Italia, tant’é che dal prossimo autunno si replicheranno i corsi in Toscana e in Piemonte, e si apriranno nuove Scuole in Trentino, Franciacorta, Friuli, Veneto, Campania e Sicilia.
 
Per informazioni: 
Preparatori d’uva - preparatoriuva@preparatoriuva.it, cell. Marco Simonit 348 8555647

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