L’iniziativa “Stop ai prezzi” della Regione Lombardia? Un’operazione di facciata, nonché un sicuro danno nei confronti della piccola e media industria alimentare che è a reale rischio di chiusura per cause di respiro internazionale. Si esalta l’immagine dei politici e di chi ha più forza contrattuale nella filiera, a discapito di chi produce e deve garantire la qualità dei prodotti”. E' questa, in sintesi, la posizione di UnionAlimentari-Confapi (Unione Nazionale della Piccola e Media Industria Alimentare) nei confronti del progetto “Stop ai prezzi” promosso dalla Regione Lombardia in accordo con la distribuzione. “Noi, piccoli e medi produttori, non eravamo al corrente dell’iniziativa e da oggi ci troveremo a competere con nuovi primo-prezzo. A meno che il blocco riguardi le nostre marche, a nostra insaputa. Questo significherebbe rasentare lo statuto di “vendita sottocosto”, con tanti saluti all’immagine della salvaguardia delle nostre produzioni di qualità”, dichiara Renato Bonaglia, presidente nazionale di UnionAlimentari. “A livello locale non si è ancora compreso che il problema non è speculativo ma è dovuto ad aumenti di prezzo delle materie prime". "Come sempre il paladino sociale è l’ultimo attore della filiera e la Regione Lombardia sembra assecondarlo senza approfondire questioni di fondo. Noi, piccoli e medi produttori, rimaniamo esclusi in questa “sinergia tra pubblico-privato” che veste i toni di una buona strategia di marketing. Anche politico”. Un’azione analoga al cd. “paniere da 29 euro” sostenuta dal Comune di Roma che, dal 13 ottobre all’8 dicembre, consentirà alle famiglie romane di acquistare 18 prodotti a prezzo bloccato in molti supermercati della città: “Ad essere ridotta sarà la libertà di scelta dei consumatori più che il costo per la spesa, visto che il blocco prezzi riguarderà alcuni prodotti e sarà attuato solo in determinati punti distributivi”.