Il caso della mozzarella “blu” prodotta in Germania, con il relativo sequestro da parte dei Carabinieri dei Nas di Torino di 70mila confezioni contaminate, riapre con forza il dibattito sulla sicurezza alimentare.  “Purtroppo in Italia – dichiara il presidente di Aia Nino Andenaoccorre sempre un evento di cronaca come quello della mozzarella tedesca per guardare in faccia alla realtà, anche se la nostra Associazione aveva sollevato la questione delle mozzarelle prodotte con cagliata congelata già diversi mesi fa. Gli allevatori italiani sono i  primi ad essere danneggiati dall'immissione sul mercato di questi alimenti di scarsa qualità e di basso prezzo. E per contrastare questa vera invasione di prodotti scadenti, spesso spacciati come made in Italy,  grazie alla collaborazione con l'Università di Bari, Aia ha da tempo messo a punto una metodica analitica, già a disposizione della filiera agroalimentare e del consumatore,  in grado di smascherare i produttori  che non utilizzano latte fresco, ma preferiscono invece acquistare per pochi centesimi cagliate congelate provenienti da Germania, Lituania, Estonia, Polonia o Ungheria e trasformarle poi in sedicente  mozzarella italiana”.

Basta una semplice analisi di laboratorio e in poche ore i tecnici dell'Aia sono in grado di identificare le mozzarelle tarocche, che spesso troviamo nei punti vendita a 2.5-3 euro/kg, distinguendole da quelle prodotte con vero latte, che, conti alla mano, difficilmente possono arrivare al consumatore finale  ad un prezzo inferiore ai 6,5-7 euro/kg.

Ma il sistema allevatori – continua Andena - grazie alla sua capillare presenza sul territorio nazionale, non si limita alla semplice analisi di laboratorio e riesce anche ad offrire un controllo di filiera, dalla stalla alla tavola, per garantire al consumatore l'origine italiana del prodotto. Un percorso qualità che viene testimoniato dal marchio “Italialleva”, che oggi viene apposto su centinaia di referenze, dalla carne ai formaggi, dai salumi alle mozzarelle”.