Il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali ne ha parlato a Veronafiere, a margine del convegno internazionale dell’Oiv. Sul fronte della suinicoltura, in particolare, l’approccio del neoministro Zaia per fronteggiare una crisi che si trascina ormai da quattro anni è 'a tutto campo, coinvolgendo l’intera filiera, compresa la gdo'.
La convocazione del prossimo tavolo interprofessionale, dunque, potrebbe vedere in prima fila anche la grande distribuzione organizzata. Ma come intervenire per restituire margini di redditività ad allevatori e industrie di macellazione suina?
Zaia indica due soluzioni, oltre appunto ad interessare nei progetti la gdo. 'Provvederemo con un piano di settore strutturato e organico', dichiara il ministro, 'che sta a significare risorse fresche per la suinicoltura, e contemporaneamente bisognerà recuperare due annualità, per una cifra di 700mila euro ciascuna, nel rilancio del Gran Suino Padano (il progetto atto a valorizzare anche la carne fresca del maiale, ndr)'.
Le multe sulle quote latte. 'L’Italia è l’unico Stato, e vorrei che questo fosse assolutamente ricordato, che con la propria produzione di latte copre un fabbisogno solamente del 58%', specifica Zaia, 'Il governo ha comunque chiara la situazione e cioè che secondo le prime stime dell’Unione europea l’Italia dovrà pagare 153 milioni di euro per gli splafonamenti legati alla campagna conclusa lo scorso 31 marzo 2008. Una multa dovuta al surplus produttivo di 628mila tonnellate, addebitabile a circa 5.500 aziende'.
Le multe dovranno essere pagate? Una domanda banale, ma non troppo, visto che l’Italia non è mai riuscita, fino ad ora, ad incassare le cifre che di anno in anno Bruxelles addebitava al nostro Paese. E negli anni, a partire dal 1996, la 'bolletta' per gli esuberi sul tetto produttivo del latte è arrivata a 2,5 miliardi di euro. 'Sulla questione stiamo ragionando', taglia corto il ministro Zaia, 'proprio per vedere come fare. Il punto chiave per avviare una discussione con Bruxelles riguarda proprio il fatto che l’Italia consuma quasi la metà del latte prodotto all’estero e importato. Serve su questo punto un approccio ragionevole'.